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Kv 13.9: Dhammataṇhāabyākatātikathā – Sull’immoralità del desiderio naturale per gli oggetti della mente

Punto controverso: Desiderare gli oggetti della mente è immorale.

Commentario: Alcuni, come i Pubbaseliya, ritengono che il sesto tipo di oggetti dell’esperienza sensoriale, che viene dopo una qualsiasi delle cinque forme di sensazioni, non sia né morale né immorale.

Theravāda: Se è così, questa brama deve appartenere a uno degli indeterminati morali – cioè gli indeterminati risultanti o inoperanti – la materia, il Nibbāna, o gli organi e gli oggetti dei cinque sensi. Ma dovete negarlo perché non è dottrinale.
O quale ragione avete per dissociare questa sesta forma di desiderio o brama naturale dalle altre? Se ammettete che il desiderio di oggetti visivi, uditivi e così via è immorale, dovete ammettere lo stesso per quanto riguarda la loro coordinazione.
L’Eccelso non ha forse definito immorale il desiderio? Questo non condanna la vostra tesi? Non ha forse definito immorale la cupidigia (o brama)? E la brama per gli oggetti della mente non è forse un tipo di brama?
La vostra tesi è che il desiderio per gli oggetti della mente è una cupidigia immorale, ma non siete giustificati nell’usare lobha con questa qualifica, quando negli altri cinque modi di senso è definita immorale.
Inoltre, l’Eccelso non ha forse detto che: “Questo desiderio naturale ha a che fare con la rinascita, è accompagnato da piacere e brama, si diletta qua e là – vale a dire, desideri di senso, desiderio di rinascita, desiderio di non vivere di nuovo”? … .

Pubbaseliya: Ma se siamo in errore, questa triplice brama non è forse una brama per certe idee o oggetti mentali? Quindi sicuramente tale desiderio è in quanto tale immorale.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu