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Kv 13.8: Asātarāgakathā – Sulla brama di ciò che è sgradevole

Punto controverso: Esiste il desiderio di ciò che è sgradevole.

Commentario: Nel passo del Sutta: “Qualunque sensazione egli provi, piacevole, dolorosa o neutra, se ne compiace e la loda.”, il riferimento è al falso piacere. Ma alcuni, come gli Uttarapathaka, enfatizzando il “se ne compiace”, sostengono che si può godere di una sensazione dolorosa come piacere dell’assenza di passione.

Theravāda: Arrivate a sostenere che tra gli esseri che amano il dolore, alcuni lo desiderano, lo bramano, lo cercano, lo perseguono e persistono nell’attaccarsi ad esso? Non è piuttosto il contrario la vostra vera convinzione? Voi acconsentite. Allora come fate a sostenere la vostra tesi? Si può avere contemporaneamente un pregiudizio latente di brama per le sensazioni dolorose e un pregiudizio latente di avversione per le sensazioni piacevoli? Queste due forme di pregiudizio non saranno in realtà dirette inversamente, la prima desiderando il piacere, la seconda odiando il dolore?

Uttarāpathaka: Ma se siamo in errore, non è stato detto dall’Eccelso che: “Egli, dunque, esperto nel compiacere e nell’avversione, si compiace e loda qualunque sensazione provi, piacevole, dolorosa o neutra, e persiste nell’aderire ad essa”? Quindi esiste sicuramente il desiderio di ciò che è sgradevole?

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu