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Kv 10.7: Sīlaṁacetasikantikathā – Sulla virtù o sulla morale come automatismo

Punto controverso: La condotta virtuosa è automatica (e non una proprietà della coscienza).

Commentario: Alcuni sostengono, come i Mahasanghika, che quando c’è stata una condotta morale, anche se è cessata, c’è un accumulo di virtù, e quindi chi la compie diventa virtuoso. L’argomento è analogo a quello della donazione come non mentale.

Theravāda: Ma la virtù è una qualità materiale, o il Nibbāna, o un organo o un oggetto di senso, dato che questi sono gli opposti delle proprietà della mente? … Non definireste non mentali il contatto mentale, la sensazione, la percezione, la volizione, la fede, l’energia, la consapevolezza, la concentrazione, la conoscenza. Ma se la virtù non può essere identificata con nulla che non sia mentale, deve essere una proprietà della mente… .
Se la virtù non è una proprietà della coscienza, dovete affermare che non ha un risultato cercato consapevolmente. Non è forse vero il contrario? Ma se ha un risultato da desiderare, è anche qualcosa di mentale… Le proprietà mentali appena elencate: hanno sia risultati desiderati coscientemente sia sono mentali. Ammettendo questo, dovete anche ammettere che la virtù ha lo stesso carattere duale. Ma voi sostenete che la virtù, al contrario, è così anomala da avere un risultato coscientemente desiderato, ma da non essere mentale… .
Inoltre, se la virtù non è un fattore della mente, dovete ammettere che non ha un risultato, non ha un effetto nella coscienza futura; eppure non è proprio qualcosa che ha un tale risultato ed effetto? Non direte certo che è non-mentale e non produce effetti, come ammettereste nel caso di un organo o di un oggetto di senso? Inoltre, non riterreste che questi non-mentali abbiano un tale risultato; eppure questo è ciò che dite della virtù: che è sia non-mentale, sia feconda di risultati nella coscienza.
In riferimento ai fattori del Sentiero, chiamereste non mentali i tre fattori relativi alla condotta virtuosa, mentre chiamereste mentali gli altri cinque, il che non è giustificato.

Mahāsaṅghika: Ma se siamo in errore, dovete ammettere che quando le azioni virtuose cessano, chi le compie diventa immorale. Lo negate? Allora abbiamo ragione a dire che la virtù è, cioè, continua senza mente, meccanicamente.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu