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AN 6.15: Anutappiya Sutta – Rimorso

Lì Sāriputta si rivolse ai monaci:
“Come un monaco si fa il letto, così deve giacervi e morire tormentato dai rimorsi. E in che modo muore tormentato dai rimorsi?
Per esempio un monaco che ama il lavoro, le chiacchiere, il sonno, la compagnia, l’intimità e la proliferazione. Ama queste cose e gli piace assaporarle. Un monaco che fa il letto in questo modo deve giacervi e morire tormentato dai rimorsi. Costui è chiamato un monaco che gode dell’identità, che non ha rinunciato all’identità per porre fine alla sofferenza.

Come un monaco si fa il letto, così deve giacervi e morire libero dai rimorsi. E in che modo muore libero dai rimorsi?
Per esempio un monaco non ama il lavoro, le chiacchiere, il sonno, la compagnia, l’intimità e la proliferazione. Non ama queste cose e non gli piace assaporarle. Un monaco che fa il letto in questo modo deve giacervi e morire libero dai rimorsi. Costui è chiamato un monaco che gioisce nell’estinzione, che ha rinunciato all’identità per porre fine alla sofferenza.

Una bestia che ama proliferare,
che gode della proliferazione,
non riesce a vincere l’estinzione,
il santuario supremo.

Ma chi rinuncia alla proliferazione,
godendo dello stato di non proliferazione,
vince l’estinzione,
il santuario supremo.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Sujato, 2018. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoAnguttara Nikaya