Il Venerabile Sāriputta si rivolse ai monaci:
“Venerabili, considerate un monaco realizzato nella morale, nella concentrazione e nella saggezza. Può entrare ed emergere dalla cessazione della percezione e della sensazione. Ciò è possibile. Se non raggiunge l’illuminazione in questa stessa vita, allora, trascendendo il mondo dei deva che consumano cibo solido, rinascerà fra i deva fatti di mente. In quel mondo può entrare ed emergere dalla cessazione della percezione e della sensazione. Ciò è possibile.”
A tali parole, il Venerabile Udāyī gli disse: “Ciò non è possibile, venerabile Sāriputta, non può accadere!”
Ma per una seconda … e una terza volta Sāriputta ripeté la sua affermazione.
E per una terza volta Udāyī gli disse: “Ciò non è possibile, venerabile Sāriputta, non può accadere!”
Allora il venerabile Sāriputta pensò: “Il venerabile Udāyī è in disaccordo con me per ben tre volte, e nessun monaco è d’accordo con me. Devo incontrare il Buddha.”
Quindi Sāriputta si recò dal Buddha, si inchinò, si sedette a lato e disse ai monaci:
“Venerabili, considerate un monaco realizzato nella morale, nella concentrazione e nella saggezza. Può entrare ed emergere dalla cessazione della percezione e della sensazione. Ciò è possibile. Se non raggiunge l’illuminazione in questa stessa vita, rinasce fra i deva fatti di mente, che sono superiori ai deva che consumano cibo solido. In quel mondo può entrare ed emergere dalla cessazione della percezione e della sensazione. Ciò è possibile.”
A tali parole, il Venerabile Udāyī gli disse: “Ciò non è possibile, venerabile Sāriputta, non può accadere!”
Ma per una seconda … e una terza volta Sāriputta ripeté la sua affermazione.
E per una terza volta Udāyī gli disse: “Ciò non è possibile, venerabile Sāriputta, non può accadere!”
Allora il venerabile Sāriputta pensò: “Anche di fronte al Buddha il venerabile Udāyī è in disaccordo con me per ben tre volte, e nessun monaco è d’accordo con me. È meglio rimanere in silenzio.” Quindi Sāriputta tacque.
Allora il Buddha disse al venerabile Udāyī: “Ma Udāyī, tu credi in un corpo fatto di mente?”
“Per quei deva, signore, che sono senza forma, fatti di percezione.”
“Udāyī, cos’ha da dire uno stolto incompetente come te? Come puoi immaginare di conoscere qualcosa che valga la pena dire!”
Poi il Buddha disse al venerabile Ānanda: “Ānanda! C’è un monaco anziano che viene vessato, e tu stai a guardare mentre succede. Non hai alcuna compassione per un monaco anziano che viene vessato?”
Poi il Buddha si rivolse ai monaci:
“Monaci, considerate un monaco realizzato nella morale, nella concentrazione e nella saggezza. Può entrare ed emergere dalla cessazione della percezione e della sensazione. Ciò è possibile. Se non raggiunge l’illuminazione in questa stessa vita, rinasce fra i deva fatti di mente, che sono superiori ai deva che consumano cibo solido. In quel mondo può entrare ed emergere dalla cessazione della percezione e della sensazione. Ciò è possibile.”
Così parlò il Buddha. Poi, il Beato si alzò dal suo posto ed si ritirò nella sua dimora.
Poco dopo, il venerabile Ānanda andò dal venerabile Upavāṇa e gli disse: “Reverendo Upavāṇa, hanno vessato dei monaci anziani, ma non ho indagato. Non sarei sorpreso se il Buddha facesse una dichiarazione su ciò quando uscirà dal ritiro più tardi nel pomeriggio. Potrebbe anche chiamare il Venerabile Upavāṇa in persona. E in questo momento io sono molto timoroso.”
Poi, nel tardo pomeriggio, il Buddha uscì dal ritiro e si recò nella sala delle assemblee, sedette al proprio posto e disse a Upavāṇa: “Upavāṇa, quante qualità dovrebbe avere un monaco anziano per essere amato, ammirato e rispettato dai propri compagni spirituali?”
“Signore, un monaco anziano con cinque qualità è amato dai suoi compagni spirituali, rispettato e ammirato. Quali cinque?
È quando un monaco è compiuto nella moralità, disciplinato nel codice di condotta, con un buon comportamento e seguaci. Vedendo il pericolo nella minima colpa, rispetta le regole che ha intrapreso.
È molto istruito, ricorda e memorizza ciò che ha imparato. Questo Dhamma buono all’inizio, buono nel mezzo e buono alla fine, profondo e ben formulato, che descrive una pratica spirituale totalmente piena e pura. E’ molto istruito in questo Dhamma, lo ricorda, lo recita, lo analizza mentalmente e lo comprende in modo teorico.
È un buon oratore, con una voce limpida, chiara e distinta per esporre il significato.
Raggiunge i quattro jhana – meditazioni beate nella vita presente che appartengono alla mente superiore – quando vuole, senza problemi o difficoltà.
Realizza la pura liberazione del cuore e la liberazione mediante la saggezza in questa stessa vita. E vive avendole realizzate con la propria visione profonda grazie alla fine degli influssi impuri.
Un monaco anziano con queste cinque qualità è amato dai suoi compagni spirituali, rispettato e ammirato.”
“Bene, bene, Upavāṇa! Un monaco anziano con queste cinque qualità è amato dai suoi compagni spirituali, rispettato e ammirato. Se queste cinque qualità non si trovano in un monaco anziano, perché i loro compagni spirituali dovrebbero onorarlo, rispettarlo, riverirlo o venerarlo? Per i suoi denti marci, per i capelli grigi e per la pelle rugosa? Invece, per queste cinque qualità che si trovano in un monaco anziano, i suoi compagni spirituali lo onorano, lo rispettano, lo riveriscono o lo venerano.”
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Sujato, 2018. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Anguttara Nikaya