“Monaci, ci sono quattro circostanze in cui, per il proprio beneficio (attarūpena), si deve praticare l’attenzione e la vigilanza attraverso la presenza mentale e la consapevolezza. Quali quattro?
[Pensando] ‘Non lasciare che la mia mente si appassioni a realtà che eccitano la passione,’ l’attenzione e la vigilanza attraverso la presenza mentale e la consapevolezza devono essere praticate.
[Pensando] ‘Non lasciare che la mia mente diventi ostile nei confronti di realtà che eccitano l’avversione,’ si deve praticare l’attenzione e la vigilanza attraverso la presenza mentale e la consapevolezza.
[Pensando] ‘Non lasciare che la mia mente diventi illusoria rispetto a realtà che eccitano l’illusione’, si deve praticare l’attenzione e la vigilanza attraverso la presenza mentale e la consapevolezza.
[Pensando] ‘Non lasciare che la mia mente si avveleni con realtà che eccitano l’ebbrezza’, si deve praticare l’attenzione e la vigilanza attraverso la presenza mentale e la consapevolezza.
Quando, in un monaco, in assenza di passione, la mente non è animata da passione nei confronti di realtà che eccitano la passione; quando, in assenza di avversione, la mente non è ostile nei confronti di realtà che eccitano l’avversione; quando, in assenza di illusione, la mente non è ingannata nei confronti di realtà che eccitano l’illusione; quando, in assenza di ebbrezza, la mente non è avvelenata da realtà che eccitano l’ebbrezza, allora non ha paura, non trema, non si agita, non prova timore, né è influenzato dalle parole di [altri] asceti.”
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di © Bhikkhu Bodhi, The Numerical Discourses of the Buddha (Wisdom Publications, 2012. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Anguttara Nikaya