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AN 3.87: Dutiyasikkhā Sutta – Pratica (2)

“Monaci, questa recitazione di oltre 150 regole di pratica ha luogo ogni due settimane, in riferimento alle quali i figli di buone famiglie che desiderano la realizzazione della meta si esercitano. Ci sono queste tre pratiche in cui si raccoglie tutto ciò. Quali tre? La pratica alla somma virtù, la pratica alla mente superiore, la pratica alla suprema conoscenza.

C’è il caso in cui un monaco sia pienamente realizzato nella virtù, moderatamente realizzato nella concentrazione e moderatamente realizzato nella conoscenza. Con riferimento alle regole di pratica minori e secondarie, egli incorre in trasgressioni e si riabilita.
Perché? Perché non ho stabilito una mancanza di rispetto in queste circostanze. Ma per quanto riguarda le regole di pratica che sono fondamentali per la vita santa e proprie della vita santa, egli è uno di virtù stabile, uno di virtù salda. Avendole intraprese, si esercita in riferimento alle regole di pratica. Con il venir meno delle [prime] tre catene, egli è colui che rinasce al massimo altre sette volte. Dopo aver trasmigrato tra i deva e gli esseri umani, porrà fine alla sofferenza.

Oppure è uno che rinasce in una buona famiglia, e da una buona famiglia all’altra, nel mondo umano o in uno qualsiasi dei mondi dei deva. Dopo aver trasmigrato tra due o tre buone famiglie, egli porrà fine alla sofferenza.
Oppure è uno con un solo seme. Dopo essere rinato una sola volta nel regno umano, egli porrà fine alla sofferenza.
Oppure, con il venir meno delle tre catene e con l’attenuazione della brama, dell’odio e dell’ignoranza, egli è un ‘colui-che-ritorna-una-volta’, dopo esser rinato una sola volta in questo mondo, porrà fine alla sofferenza.

C’è il caso in cui un monaco sia pienamente realizzato nella virtù, pienamente realizzato nella concentrazione e moderatamente realizzato nella conoscenza. Con riferimento alle regole di pratica minori e secondarie, egli incorre in trasgressioni e si riabilita. Perché questo? Perché non ho stabilito una mancanza di rispetto in queste circostanze. Ma per quanto riguarda le regole di pratica che sono fondamentali per la vita santa e proprie della vita santa, egli è uno di virtù stabile, uno di virtù salda. Avendole intraprese, si esercita in riferimento alle regole di pratica.
Con il venir meno delle cinque catene inferiori, egli è ‘colui-che-è-entrato-nella-corrente’ verso l’Impareggiabile [il mondo celeste Akaniṭṭha, la più alta delle Pure Dimore].
[Oppure], con il venir meno delle cinque catene inferiori, egli è uno che si libera dalla fatica [dello sforzo].
[Oppure], con la distruzione delle cinque catene inferiori, egli è uno liberato da vincoli senza alcuna fatica [dello sforzo].
Con l’eliminazione delle cinque catene inferiori, egli è uno liberato alla rinascita [in una Pura Dimora].
Con l’eliminazione delle cinque catene inferiori, egli è uno mediamente liberato.

C’è il caso in cui un monaco sia pienamente realizzato nella virtù, pienamente realizzato nella concentrazione, pienamente realizzato nella concentrazione. Con riferimento alle regole di pratica minori e secondarie, egli incorre in trasgressioni e si riabilita. Perché? Perché non ho dichiarato una mancanza di rispetto in queste circostanze. Ma per quanto riguarda le regole di pratica che sono fondamentali per la vita santa e proprie della vita santa, egli è uno di virtù stabile, uno di virtù salda. Avendole intraprese, si esercita in riferimento alle regole di pratica. Con la fine degli influssi impuri, egli dimora nella piena liberazione senza elementi di esistenza e nella liberazione della conoscenza, avendole direttamente conosciute e realizzate per se stesso nel qui-e-ora.

Coloro che sono in parte realizzati ottengono una parte; coloro che sono pienamente realizzati, il tutto. Le regole di pratica, vi dico, non sono inutili.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Thanissaro Bhikkhu ©1998 Thanissaro Bhikkhu. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoAnguttara Nikaya