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AN 11.19: Dutiyasamādhi Sutta – Concentrazione (2)

Lì il Beato si rivolse ai monaci: “Monaci!” “Venerabile signore!” – risposero quei monaci. Il Beato così disse: “Monaci, potrebbe un monaco ottenere un tale stato di concentrazione che (1) non sarebbe percipiente della terra in relazione alla terra. . . (11) di qualsiasi cosa vista, udita, percepita, conosciuta, raggiunta, cercata ed esaminata dalla mente, ma sarebbe comunque percipiente?”
“Bhante, i nostri insegnamenti sono radicati nel Beato, guidati dal Beato, dipendono dal Beato. Sarebbe bene che il Beato chiarisse il significato di questa dichiarazione. Avendola sentita da lui, i monaci la ricorderanno.”
“Allora ascoltate, monaci, e seguite attentamente. Vado a parlare.”
“Sì, Bhante.” – risposero quei monaci. Il Beato disse questo:
“Monaci, un monaco potrebbe ottenere un tale stato di concentrazione da non essere percipiente della terra in relazione alla terra … non sarebbe percipiente di qualsiasi cosa vista, udita, percepita, conosciuta, raggiunta, cercata ed esaminata dalla mente, ma sarebbe comunque percipiente.”
“Ma in che modo, Bhante, può ottenere un tale stato di concentrazione?”
“Ecco, monaci, un monaco è percipiente in questo modo: ‘Ciò è pacifico, ciò è sublime, cioè la quiete di tutte le azioni, la cessazione di tutte le acquisizioni, la distruzione della brama, il distacco, la cessazione, il nibbana’. In questo modo, monaci, un monaco potrebbe ottenere uno stato di concentrazione tale da non essere percipiente della terra in relazione alla terra … di qualsiasi realtà vista, udita, percepita, conosciuta, raggiunta, cercata ed esaminata dalla mente, ed essere comunque percipiente.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di © Bhikkhu Bodhi, The Numerical Discourses of the Buddha (Wisdom Publications, 2012). Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoAnguttara Nikaya