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AN 11.18: Paṭhamasamādhi Sutta – Concentrazione (1)

Alcuni monaci si avvicinarono al Beato, gli resero omaggio, si sedettero a lato e gli dissero: “Bhante, potrebbe un monaco ottenere un tale stato di concentrazione che (1) non sarebbe percipiente della terra in relazione alla terra; (2) dell’acqua in relazione all’acqua; (3) del fuoco in relazione al fuoco; (4) dell’aria in relazione all’aria; (5) della sfera dello spazio infinito in relazione alla sfera dello spazio infinito; (6) della sfera della coscienza infinita in relazione alla sfera della coscienza infinita; (7) della sfera della vacuità in relazione alla sfera della vacuità. (8) della sfera della né-percezione-né-non-percezione in relazione alla sfera della né-percezione-né-non-percezione; (9) di questo mondo in relazione a questo mondo; (10) dell’altro mondo in relazione all’altro mondo; (11) di qualsiasi realtà vista, udita, percepita, conosciuta, raggiunta, cercata ed esaminata dalla mente, ed essere ancora percipiente?”
“Potrebbe, monaci.”
“E in che modo, Bhante, potrebbe ottenere un tale stato di concentrazione?”
“In questo caso, monaci, un monaco è percipiente in questo modo: ‘Ciò è pacifico, ciò è sublime, cioè la quiete di tutte le azioni, la cessazione di tutte le acquisizioni, la distruzione della brama, il distacco, la cessazione, il nibbana’. In questo modo, monaci, un monaco potrebbe ottenere uno stato di concentrazione tale da non essere percipiente della terra in relazione alla terra; dell’acqua in relazione all’acqua; del fuoco in relazione al fuoco; dell’aria in relazione all’aria; della sfera dello spazio infinito in relazione alla sfera dello spazio infinito; della sfera della coscienza infinita in relazione alla sfera della coscienza infinita; della sfera della vacuità in relazione alla sfera della vacuità; della sfera della né-percezione-né-non-percezione in relazione alla sfera della né-percezione-né-non-percezione; di questo mondo in relazione a questo mondo; dell’altro mondo in relazione all’altro mondo; di qualsiasi realtà vista, udita, percepita, conosciuta, raggiunta, cercata ed esaminata dalla mente, ed essere comunque percipiente.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di © Bhikkhu Bodhi, The Numerical Discourses of the Buddha (Wisdom Publications, 2012). Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoAnguttara Nikaya