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Vv 3.7: Sesavati – La dimora di Sesavati

[Vangisa:]

Ammiro questa deliziosa e splendida dimora, piena di luce, radiosa con il tetto di cristallo, d’oro e d’argento. Una dimora ben divisa, con grandi porte, e cosparsa di sabbia dorata.

Come i mille raggi del sole risplendono nel cielo d’autunno nelle dieci direzioni, disperdendo l’oscurità, così la vostra dimora splende, come un ardente fuoco nel buio della notte.

Abbaglia gli occhi come un fulmine, bello, sospeso nello spazio. Echeggia la musica di un liuto, di un tamburo, e di piatti, questa dimora nella città gloriosa di Indra.

Vi sono loti bianchi, rossi e blu, gelsomini, e altri fiori; gli alberi di sal e d’asoka sono in fiore, e l’aria si riempie con una varietà di profumi.

Alberi con dolci profumi, frutti dell’albero del pane, rami carichi di frutti, palme e piante rampicanti in piena fioritura, splendidi come una collana di pietre preziose; vi è anche un delizioso stagno di loto.

Ogni tipo di pianta, sia acquatiche sia terrestri, sia conosciute dagli uomini sia conosciute dagli dèi, vi sono nella vostra dimora.

Da quale serenità e rinuncia hai ottenuto questo risultato? Con il frutto di quali azioni ? Come sei diventata proprietaria di questa dimora? Dimmi tutto, o signora dalle folti ciglia.

[Sesavati:]

Ti dirò come sono diventata proprietaria di questa dimora popolata da stormi di aironi, pavoni e pernici; da uccelli acquatici e pavoni; dove echeggiano i canti di uccelli, di anatre e di cuculi; con parecchie varietà di piante rampicanti, fiori e alberi, gelsomini, roseti e alberi di asoka . Ascolta, venerabile signore.

Nella regione orientale del Magadha vi è un villaggio chiamato Nalaka, venerabile signore. Lì ho vissuto come nuora e mi chiamavano Sesavati.

Con omaggi di fiori ho gioiosamente onorato colui che è venerato da dèi ed uomini, il grande Upatissa (nome di Sariputta) che ha raggiunto l’incommensurabile meta.

Dopo aver onorato nell’ultima rinascita l’eminente veggente, ho lasciato la mia umana forma e sono rinata (nel paradiso) dei Trentatré (dèi) e vivo in questo luogo.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di John D. Ireland. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoVimanavatthu