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Vv 7.8: Anekavaṇṇa Sutta – La dimora dei molti colori

Moggallana Bhante:
Caro Deva, il tuo corpo è multicolore. Sei in una dimora colorata senza tristezza, circondato da deva. Sperimenti la delizia, come il deva Sunimmita. Nessuno eguaglia la tua fama, i tuoi meriti, la tua forza e il tuo potere psichico. Tutti i deva del mondo celeste Tavatimsa sono riuniti qui per adorarti, proprio come la gente adora la luna. I deva femminili danzano, cantano e si intrattengono con te.
Potente Deva, sei diventato una guida tra i deva. Brilli in tutte le direzioni. Dimmi Deva, che tipo di azione meritoria hai compiuto quando eri nel mondo umano per ottenere questa bellezza che brilla in tutte le direzioni e per guadagnarti tutte queste cose meravigliose?

Il deva, felice di essere interrogato dall’arahant Moggallana, spiegò volentieri cosa aveva fatto per ottenere una così grande felicità.

Deva:
Bhante, a quel tempo c’era un Buddha Supremo chiamato Sumedha Buddha. Io ero un discepolo di quel grande vincitore. Anche se sono stato monaco per sette anni vicino al Buddha, non ho raggiunto alcuno stadio di illuminazione. Vivevo come un monaco ordinario.
Il Buddha Supremo Sumedha, il Grande Maestro, il Grande Vincitore, colui che non ha timore di nulla, ha raggiunto il Nibbana finale al momento del trapasso. Uno stupa, di rete dorata e decorato con gemme, fu costruito per contenere le sacre reliquie del Buddha. Adorai quello stupa con mente felice.
Anche se non avevo nulla con cui praticare la generosità, incoraggiavo gli altri. Dicevo alla gente: “Rendete omaggio alle sacre reliquie dei Buddha, che sono degne di omaggio, e rinascerete nei mondi celesti!” Questa è stata l’unica azione meritoria che ho fatto. Grazie a questa azione, godo di questa felicità divina gioendo tra i deva Tavatimsa. Il risultato di quell’azione meritoria non è ancora terminato.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Ven. Kiribathgoda Gnanananda Thera.
Stories of Heavenly Mansions from the Vimanatthu © 2018 Mahamegha Publications. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoVimanavatthu