“Reciterò il Sentiero verso l’altra sponda
– disse il venerabile Piṅgiya –
come vista ed esposta da lui: il Puro, il Saggio,
Colui libero dal desiderio dei sensi, l’Estinto, il Possente
perché dovrebbe parlare falsamente?
Di colui che ha abbandonato le impurità e l’illusione, che ha abbandonato l’orgoglio e la malevolenza,
venite, proclamerò questi versi colmi di bellezza:
Il Buddha, il dissipatore delle tenebre, l’Onniveggente,
che ha compreso la fine del mondo, che ha trasceso tutta l’esistenza,
abbandonato tutte le sofferenze, privo di influssi impuri,
il cui nome è verità: o bramano, tu da me sei venerato.
Come un uccello che ha abbandonato l’arido bosco,
per vivere in una foresta con molti frutti,
così ho abbandonato i falsi saggi,
come un cigno giunto nell’immenso oceano.
Coloro che mi hanno spiegato le realtà in passato, prima dell’insegnamento di Gotama,
dicendo “così era, e così sarà”, tutto ciò era solo per sentito dire,
tutto ciò ha solo aumentato i miei dubbi.
Da solo dimora il Dissipatore di Tenebre, il Luminoso, il Creatore di Luce, Gotama dalla Grande Conoscenza, Gotama dalla Grande Saggezza.
Colui che mi ha insegnato il Dhamma, visibile e immortale,
la fine della brama e della sofferenza, impareggiabile.”
Bāvari: “Allora perché dimori lontano da lui, anche per un secondo, Piṅgiya,
da Gotama dalla Grande Conoscenza, Gotama dalla Grande Saggezza,
Colui che ti ha insegnato il Dhamma, visibile e immortale,
la fine della brama e della sofferenza, impareggiabile?”
“Non vorrei dimorare lontano da lui nemmeno per un secondo, bramano,
da Gotama dalla Grande Conoscenza, Gotama dalla Grande Saggezza,
Colui che mi ha insegnato il Dhamma, visibile e immortale,
la fine della brama e della sofferenza, impareggiabile.”
Io lo vedo con la mente e con l’occhio,
mentre dimoro vigile notte e giorno, bramano.
Venerandolo trascorro la notte,
per cui penso che non ci sia una lontana dimora.
La mia fede, felicità, mente e consapevolezza,
non si allontanano mai dal Dhamma di Gotama.
Ovunque vada Colui dalla Grande Saggezza
è lì che volgo la mia mente.
Sono vecchio, senza forze e debole,
per questo il mio corpo non lo segue,
ma con uno sforzo mentale lo raggiungo,
perché la mia mente, bramano, è a lui unita.
Giacevo infermo in una palude,
alla deriva di isola in isola,
poi ho visto il Sambuddha, colui che attraversato la corrente, libero da influssi impuri.”
Il Buddha disse:
“Come Vakkali fu liberato dalla fede –
e Bhadrāvudha e Āḷavi-Gotama —
così devi avere fede per essere liberato,
e andrai, Piṅgiya, oltre il regno della Morte.”
“Sono sempre più certo, dopo aver ascoltato la parola del saggio,
che ha rimosso il velo, il Sambuddha, che non ha ostacoli, che ha rette parole,
che conosce i grandi deva, che tutto ha compreso in ogni sua parte,
il Maestro che pone fine alle domande ed elimina ogni dubbio.
L’Eterno, l’Imperturbabile, che non ha eguali,
certamente io andrò, non ho dubbi,
ricordami come uno la cui mente è incline al Nibbana.”
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Ānandajoti Bhikkhu.Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Suttanipata