In quel tempo l’asceta nudo Kassapa, che nella vita laica era un vecchio amico di Citta, era arrivato a Macchikāsaṇḍa.
Il capofamiglia Citta, una volta saputo che era arrivato, si recò da lui e, dopo averlo salutato con rispetto, si sedette a lato e gli chiese: “Venerabile Kassapa, da quanto tempo hai intrapreso la vita ascetica?”
“Sono passati trent’anni, capofamiglia.”
“Ma, venerabile, in questi trent’anni hai raggiunto qualche sovrumana conoscenza e visione degna dei nobili, una purezza nella meditazione?”
“Non ho raggiunto alcun risultato del genere, capofamiglia, solo nudità, calvizie e pustole nelle natiche.”
Citta gli disse: “È incredibile, è stupefacente, quanto sia ben spiegato l’insegnamento. Perché in trent’anni non hai raggiunto nessuna sovrumana conoscenza e visione degna dei nobili, nessuna purezza nella meditazione, solo nudità, calvizie e pustole nelle natiche.”
“Ma, capofamiglia, da quanto tempo sei un seguace laico?”
“Da trent’anni, venerabile.”
“Ma, capofamiglia, in questi trent’anni hai raggiunto qualche sovrumana conoscenza e visione degna dei nobili, una purezza nella meditazione?”
“Certo, venerabile. Perché ogni volta che voglio, distaccato dalla sensualità, distaccato dalle nocive qualità mentali – entro e dimoro nel primo jhana, estasi e gioia nate dal distacco, accompagnate dall’idea razionale e dal pensiero discorsivo, mentre colloco la mente e la tengo unificata. E ogni volta che voglio, mentre la collocazione della mente e il tenerla unificata sono quieti… entro e dimoro nel secondo jhana. E ogni volta che voglio, con lo svanire dell’estasi … entro e dimoro nel terzo jhana. E ogni volta che voglio, rinunciando al piacere e al dolore … entro e dimoro nel quarto jhana.
Se muoio prima del Buddha, non sarebbe sorprendente se il Buddha dichiarasse di me: ‘Il capofamiglia Citta non è legato da alcun vincolo che possa farlo tornare in questo mondo.'”
A tali parole, Kassapa disse a Citta: “È incredibile, è stupefacente, quanto sia ben spiegato l’insegnamento. Perché un seguace laico può raggiungere una tale sovrumana conoscenza e visione degna dei nobili, una tale purezza nella meditazione. Signore, posso ricevere l’ordinazione alla presenza del Buddha?”
Allora il capofamiglia Citta condusse l’asceta nudo Kassapa a incontrare i monaci anziani e disse loro:
“Venerabili, costui è l’asceta nudo Kassapa, che nella vita laica era un mio vecchio amico. Che i monaci anziani diano a costui l’ordinazione. Farò in modo che gli siano forniti abiti, cibo elemosinato, alloggio e medicine.”
Così l’asceta nudo Kassapa ricevette l’ordinazione in questo Dhamma e Disciplina. Non molto tempo dopo la sua ordinazione, il venerabile Kassapa, vivendo in solitudine, diligente, ardente e risoluto, realizzò presto il fine supremo del sentiero spirituale in questa stessa vita. Visse avendo raggiunto con la propria visione profonda la meta per la quale i nobili abbandonano la vita laica per intraprendere l’ascetismo.
Egli comprese: “La nascita è distrutta, la vita santa vissuta, lo scopo raggiunto. Non rimane altro da compiere in questo mondo.” E il venerabile Kassapa divenne uno degli arahant.
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Sujato, 2018. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Samyutta Nikaya