1. Così ho sentito. In quel tempo, il Beato soggiornava a Uruvela sulle rive del fiume Nerañjara ai piedi dell’albero banyan.
2. Per sette anni, Mara il Maligno aveva seguito il Beato, anelando una possibilità per trovare una breccia nella sua presenza mentale, ma senza alcun successo.
3. Allora Mara, il Maligno si avvicinò al Beato e recitò questa stanza:
“Mediti nella foresta perché sei vinto dalla sofferenza?
O perché hai perduto ogni ricchezza e la desideri?
O perché hai recato danno al villaggio?
Per nasconderti dalla gente?
Per non avere testimoni?”
4. “Io ho sradicato ogni radice della sofferenza,
Io non bramo, e non ho commesso alcun reato.
Io ho distrutto tutti i pensieri avidi basati sull’essere
Non avendo alcuna colpa medito senza alcun desiderio.”
5. “Questo è mio, Io parlo in termini di ‘mio’:
se tu pensi così, o asceta, non mi puoi sfuggire.”
6. “ ‘Questo è mio’, Io non parlo in termini di ‘mio’:
sappi, o Maligno, che io penso così. Tu, quindi, non potrai mai percorrere il mio sentiero.”
7. “Se hai realizzato il sentiero della pace e dell’immortalità,
percorrilo da solo! Perché coinvolgi anche gli altri?”
8. “Gli esseri che vogliono andare al di là, mi chiedono dell’Immortalità
ed io gli indico il sentiero che conduce alla fine di ogni sofferenza.”
9. “Venerabile signore, è come se non lontano dal villaggio o dal paese vi fosse uno stagno e in esso un granchio. Molti ragazzi e ragazze del villaggio o del paese si recassero allo stagno e dopo aver preso il granchio lo ponessero sulla terra asciutta. Ed ogni volta che il granchio cercasse di distendere una chela, quei ragazzi e ragazze gliela rompessero con pietre o bastoni. Il granchio con tutte le chele rotte non potrebbe mai più ritornare allo stagno dove viveva. Allo stesso modo venerabile signore, il Beato ha distrutto ogni angoscia, ossessione ed ansia, ed ora non ho nessuna opportunità per avvicinare il Beato”
10. Allora Mara, il Maligno recitò queste strofe alla presenza del Beato:
“Un uccello dopo aver seguito e volteggiato attorno ad una montagna color oro
alla ricerca di un qualcosa di tenero
va via, senza trovare alcuna soddisfazione.
Perciò noi abbandoniamo Gotama, come un corvo che si allontana dalla roccia
perché non può danneggiarla.”
11. Mara, il Maligno, dopo aver recitato questa stanza alla presenza del Beato, andò via, e non lontano dal Beato si sedette a terra a gambe incrociate. Rimase in silenzio, confuso, col capo chino e lo sguardo fisso a terra, incapace di replicare. Poi iniziò a scavare il terreno con un pezzo di legno.
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhuni Uppalavanna. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Samyutta Nikaya