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SN 35.87: Channa Sutta – Channa

Un tempo il Buddha soggiornava presso Rājagaha, nel boschetto di bambù,alla riserva degli scoiattoli.
Ora a quel tempo i venerabili Sāriputta, Mahācunda, e Channa soggiornavano sulla montagna del Picco dell’Avvoltoio. Il venerabile Channa era malato, sofferente, gravemente malato.

Poi, nel tardo pomeriggio, il venerabile Sāriputta andò dal venerabile Mahācunda e gli disse: “Vieni, reverendo Cunda, andiamo a trovare il venerabile Channa e chiediamo della sua malattia.”
“Sì, venerabile.” – rispose Mahācunda.

Poi Sāriputta e Mahācunda andarono a visitare Channa e si sedettero sui posti allestiti. Sāriputta disse a Channa: “Spero che tu stia bene, venerabile Channa; spero che tu stia bene. Spero che il tuo dolore stia diminuendo, non crescendo, che il suo affievolirsi sia evidente, non il suo aggravarsi.”

“Venerabile Sāriputta, non sto bene, non sto affatto bene. Il dolore è terribile e aumenta, non si attenua; il suo crescere è evidente, non il suo affievolirsi. I dolori che mi trafiggono la testa sono così forti, come se un uomo forte mi trapanasse la testa con una punta affilata. Il dolore nella mia testa è così forte, come se un uomo forte mi stringesse una cinghia di cuoio duro intorno alla testa. I dolori che mi trafiggono il ventre sono così forti che sembra che un esperto macellaio o il suo apprendista mi stia aprendo il ventre con una mannaia. Il bruciore nel mio corpo è così forte che sembra come se due uomini forti afferrassero un uomo più debole per le braccia per bruciarlo su una fossa di carboni ardenti. Non sto bene, non sto affatto bene. Il dolore è terribile e aumenta, non si attenua; il suo crescere è evidente, non il suo affievolirsi.
Venerabile Sāriputta, voglio uccidermi. Non voglio più vivere.”
“Per favore, non ucciderti! Venerabile Channa, resisti! Vogliamo che tu rimanga in vita.
Se non hai cibo adatto, te lo troviamo noi. Se non hai una medicina adatta, la troveremo per te. Se non hai un assistente capace, lo troveremo per te.
Per favore, non ucciderti! Venerabile Channa, resisti! Vogliamo che tu rimanga in vita.”

“Venerabile Sāriputta, non è che io non abbia il cibo adatto; ho il cibo adatto. Non è che io non non abbia una medicina adatta; ho una medicina adatta. Non è che io non abbia un assistente capace; ho un assistente capace.
Inoltre, da molto tempo ormai servo il Maestro con fede, non senza fede. Perché è giusto che un discepolo serva il Maestro con fede, non senza fede. Dovreste ricordare questo: ‘Il monaco Channa si è ucciso senza alcuna colpa.’”

“Vorrei chiedere al Venerabile Channa su un certo argomento, se ha il tempo di rispondere.”
“Chiedi pure, venerabile Sāriputta. Ti rispondo volentieri.”
“Venerabile Channa, consideri la vista, la coscienza visiva e le realtà conoscibili dalla coscienza visiva in questo modo: ‘Questo è mio, io sono questo, questo è il mio Sè’?
Consideri l’udito… l’olfatto… il gusto… il tatto… la mente, la coscienza mentale e le realtà conoscibili dalla coscienza mentale in questo modo: ‘Questo è mio, io sono questo, questo è il mio Sè’?”

“Venerabile Sāriputta, io considero la vista, la coscienza visiva e le realtà conoscibili dalla coscienza visiva in questo modo: ‘Questo non è mio, io non sono questo, questo non è il mio Sé’.
Considero l’udito… l’olfatto… il gusto… il tatto… la mente, la coscienza mentale e le realtà conoscibili dalla coscienza mentale in questo modo: ‘Questo non è mio, io non sono questo, questo non è il mio Sè’?”

“Venerabile Channa, cosa hai visto, cosa hai conosciuto direttamente in queste realtà che le consideri in questo modo: ‘Questo non è mio, io non sono questo, questo non è il mio Sé’?”

“Venerabile Sāriputta, dopo aver compreso la cessazione, dopo aver conosciuto direttamente la cessazione in queste realtà le considero in questo modo: ‘Questo non è mio, io non sono questo, questo non è il mio Sè’.”
Detto questo, il venerabile Mahācunda disse al venerabile Channa: “Quindi, venerabile Channa, dovresti prestare molta attenzione a questo insegnamento del Buddha ogni volta che puoi:
‘Chi ha attaccamento è pieno d’angoscia. Chi non ha attaccamento è privo d’angoscia. Quando non c’è angoscia c’è quiete. Quando c’è quiete non c’è propensione. Quando non c’è propensione, non c’è trasmigrazione. Quando non c’è trasmigrazione, non c’è trapasso e rinascita. Quando non c’è trapasso e rinascita, non c’è trasmigrazione da questo mondo ad altri. Questa è la fine della sofferenza.’”

E quando i venerabili Sāriputta e Mahācunda ebbero dato al venerabile Channa questo consiglio, si alzarono dal loro posto e se ne andarono. Non molto tempo dopo che quei venerabili se ne furono andati, il venerabile Channa si uccise.

Allora Sāriputta si avvicinò al Buddha, si inchinò, si sedette a lato e disse: “Signore, il venerabile Channa si è ucciso. Dove rinascerà nella sua prossima vita?”
“Sāriputta, il monaco Channa non ti ha dichiarato personalmente la sua rettitudine?”
“Signore, c’è un villaggio Vajjia chiamato Pubbavijjhana dove Channa era molto amico di alcune famiglie che biasimano il suo gesto.”

“Il monaco Channa effettivamente conosceva tali famiglie, le quali biasimano il suo gesto Sāriputta. Ma questo non è sufficiente per me per chiamare qualcuno ‘degno di biasimo’. Quando qualcuno lascia questo corpo e ne prende un altro, io lo chiamo ‘degno di biasimo’. Ma ciò non è il caso del monaco Channa.
Dovresti ricordare questo: ‘Il monaco Channa si è ucciso in piena purezza.’”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Sujato, 2018. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoSamyutta Nikaya