“Monaci, vi insegnerò un’esposizione del Dhamma sul fuoco. Ascoltate ….
E qual è, monaci, l’esposizione del Dhamma sul fuoco? Sarebbe meglio, monaci, che la facoltà visiva fosse lacerata da uno spillo di ferro rovente che brucia, arde e divampa, piuttosto che avere attaccamento ad una forma riconoscibile dall’occhio. Perché se la coscienza è legata alla gratificazione nel segno o nei lineamenti, e se si muore in quell’occasione, è possibile che si rinasca in una delle due destinazioni: gli inferi o il regno animale. Avendo visto questo pericolo, io dico questo.
Sarebbe meglio, monaci, che la facoltà uditiva fosse lacerata da uno spillo di ferro rovente che brucia, arde e divampa, che avere attaccamento ad un suono riconoscibile dall’orecchio. Perché se la coscienza è legata alla gratificazione nel segno o nei lineamenti, e se si muore in quell’occasione, è possibile che si rinasca in una delle due destinazioni: gli inferi o il regno animale. Avendo visto questo pericolo, io dico questo.
Sarebbe meglio, monaci, che la facoltà olfattiva fosse lacerata da uno spillo di ferro rovente che brucia, arde e divampa, che avere attaccamento al segno di un odore riconoscibile dal naso. Perché se la coscienza è legata … io dico questo.
Sarebbe meglio, monaci, che la facoltà gustativa fosse lacerata da uno spillo di ferro rovente che brucia, arde e divampa, che avere attaccamento ad un sapore riconoscibile dalla lingua. Perché se la coscienza è legata … io dico questo.
Sarebbe meglio, monaci, che la facoltà corporea fosse lacerata da uno spillo di ferro rovente che brucia, arde e divampa, che avere attaccamento ad un oggetto tangibile riconoscibile dal corpo. Perché se la coscienza è legata … io dico questo.
Sarebbe meglio, monaci, dormire – perché il sonno, dico, è sterile per i vivi, infruttuoso per i vivi, insensibile per i vivi – che avere pensieri tali da indurre uno che è passato sotto il loro controllo a provocare uno scisma nel Saṅgha. Avendo visto questo pericolo, io dico questo.
A questo proposito, monaci, il nobile istruito discepolo così riflette : ‘Che vi sia la lacerazione della facoltà visiva con uno spillo di ferro rovente che brucia, arde e divampa. Io così mediterò: l’occhio è impermanente, le forme sono impermanenti, la coscienza visiva è impermanente, il contatto visivo è impermanente, qualunque sensazione sorga con il contatto visivo come condizione – sia essa piacevole, dolorosa o neutra – anch’essa è impermanente.’
Che vi sia la lacerazione della facoltà uditiva con uno spillo di ferro rovente che brucia, arde e divampa. Io così mediterò: l’orecchio è impermanente, i suoni sono impermanenti, la coscienza uditiva è impermanente, il contatto uditivo è impermanente, qualunque sensazione sorga con il contatto uditivo come condizione – sia essa piacevole, dolorosa o neutra – anch’essa è impermanente.’
Che vi sia la lacerazione della facoltà olfattiva con uno spillo di ferro rovente che brucia, arde e divampa. Io così mediterò: il naso è impermanente, gli odori sono impermanenti, la coscienza olfattiva è impermanente, il contatto olfattivo è impermanente, qualunque sensazione sorga con il contatto olfattivo come condizione – sia essa piacevole, dolorosa o neutra – anch’essa è impermanente.’
Che vi sia la lacerazione della facoltà gustativa con uno spillo di ferro rovente che brucia, arde e divampa. Io così mediterò: la lingua è impermanente, i sapori sono impermanenti, la coscienza gustativa è impermanente, il contatto gustativo è impermanente, qualunque sensazione sorga con il contatto gustativo come condizione – sia essa piacevole, dolorosa o neutra – anch’essa è impermanente.’
Che vi sia la lacerazione della facoltà corporea con uno spillo di ferro rovente che brucia, arde e divampa. Io così mediterò: il corpo è impermanente, gli oggetti tangibili sono impermanenti, la coscienza fisica è impermanente, il contatto fisico è impermanente, qualunque sensazione sorga con il contatto fisico come condizione – sia essa piacevole, dolorosa o neutra – anch’essa è impermanente.’
Che vi sia il sonno. Io così mediterò: la mente è impermanente, i fenomeni mentali sono impermanenti, la coscienza mentale è impermanente, il contatto mentale è impermanente, qualunque sensazione sorga con il contatto mentale come condizione – sia essa piacevole, dolorosa o neutra – anch’essa è impermanente.’
Vedendo così, monaci, il nobile istruito discepolo sperimenta la repulsione verso l’occhio, le forme, la coscienza visiva, il contatto visivo, e qualsiasi sensazione sorga con il contatto visivo come condizione, sia essa piacevole, dolorosa o neutra… verso la mente, i fenomeni mentali, la coscienza mentale, il contatto mentale, e qualsiasi sensazione sorga con il contatto mentale come condizione…. Sperimentando la repulsione, egli diventa distaccato. Attraverso il distacco la sua mente è liberata. Quando è liberata arriva la conoscenza: ‘È liberata’. Egli comprende: ‘Distrutta è la nascita, la vita santa è stata vissuta, ciò che doveva essere fatto è stato fatto, non ci saranno future esistenze.’
Questa, monaci, è l’esposizione del Dhamma sul fuoco.”
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di © Bhikkhu Bodhi, The Connected Discourses of the Buddha (Wisdom Publications, 2000). Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Samyutta Nikaya