Un tempo il Venerabile Sariputta soggiornava presso Savatthi nel boschetto di Jeta, al monastero di Anathapindika. Quindi il Venerabile Sariputta, di mattina presto, si vestì e, dopo aver preso mantello e scodella, si recò a Savatthi per la questua. Dopo il pasto, di ritorno dalla questua, si recò nella buia foresta, si sedette ai piedi di un albero e si immerse nella meditazione quotidiana.
Poi verso sera, Sariputta, rientrato dalla meditazione, ritornò al boschetto di Jeta, al monastero di Anathapindika. Il Venerabile Ananda, vedendolo da lontano, gli chiese:
“Venerabile Sāriputta, le tue facoltà sono molto chiare e la tua carnagione è pura e luminosa. Che meditazione hai praticato oggi?”
“Venerabile, distaccato dai piaceri sensuali, distaccato dalle qualità negative, sono entrato e dimorato nel primo jhana, costituito da estasi e piacere, sorti dal distacco e accompagnati dal pensiero sostenuto e dalla valutazione. Ma non mi è sorto alcun pensiero come: ‘Sto dimorando nel primo jhana’ o ‘Sono entrato nel primo jhana’ o ‘Sto emergendo dal primo jhana’.”
“Ciò è dovuto al fatto che il Venerabile Sariputta ha da tempo completamente sradicato l’ego, la possessività e la tendenza all’orgoglio. Ecco perché non è sorto alcun pensiero: ‘Sto entrando nel primo jhana’ o ‘Sono entrato nel primo jhana’ o ‘Sto emergendo dal primo jhana’.”