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SN 12.71: Jarāmaraṇa Sutta – Vecchiaia e morte

Così ho sentito. Un tempo il Beato soggiornava presso Savatthi nel Boschetto di Jeta, al monastero di Anathapindika. Lì il Beato così disse:

“Monaci, quegli asceti e bramani che non comprendono vecchiaia e morte, la loro origine, la loro cessazione e il sentiero che conduce alla loro cessazione, non possono essere considerati come asceti fra gli asceti o bramani fra i bramani, questi venerabili, non avendoli realizzati da soli con conoscenza diretta in questa stessa vita, non entrano e dimorano nella meta dell’ascetismo o nella meta dei bramanesimo.

Invece, monaci, quegli asceti e bramani che comprendono vecchiaia e morte, la loro origine, la loro cessazione e il sentiero che conduce alla loro cessazione, possono essere considerati come asceti fra gli asceti o bramani fra i bramani, questi venerabili, avendoli realizzati da soli con conoscenza diretta in questa stessa vita, entrano e dimorano nella meta dell’ascetismo o nella meta dei bramanesimo.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di © Bhikkhu Bodhi, The Connected Discourses of the Buddha (Wisdom Publications, 2000). Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

Testo: Samyutta Nikaya