Una volta il Benedetto soggiornava presso Savatthi al Boschetto di Jeta, al convento di Anathapindika. Là lui si rivolse i monaci, “Monaci! “
“Sì, signore”, i monaci risposero.
Il Benedetto disse: “Una volta i deva e gli asura erano pronti per una battaglia. Poi Vepacitti il re degli asura disse a Sakka il re dei deva: ‘Ci sia vittoria attraverso una bella frase.’
“‘Sì, Vepacitti, ci sia vittoria attraverso ciò che è parlato bene.’
“Quindi i deva e gli asura nominarono dei giudici, [pensando,] ‘Costoro decideranno per noi ciò le varie frasi.’
“Poi Vepacitti il re degli asura disse a Sakka il re dei deva, ‘Declama dei versi, re dei deva! ‘
“Allora, Sakka, il re dei deva, disse a Vepacitti, il re degli asura: ‘Voi siete la divinità più anziana, Vepacitti. Declamate voi dei versi.’
“Allora, Vepacitti recitò a memoria questi versi:
‘Gli stolti sarebbero sempre insolenti
se non venissero frenati.
Perciò un illuminato
dovrebbe frenare lo sciocco
con un bastone pesante.’
“Quando Vepacitti ebbe recitato questi versi, gli asura applaudirono, ma i deva rimasero silenziosi. Quindi Vepacitti disse a Sakka, ‘Declamate dei versi, re dei deva! ‘
“Allora, Sakka recitò a memoria questi versi:
‘Questo, io penso,
solo così si può frenare uno stolto:
Quando, essendo provocati,
si rimane calmi.’
“Quando Sakka ebbe recitato questi versi, i deva applaudirono, ma gli asura rimasero silenziosi. Quindi Sakka disse a Vepacitti, ‘Declamate dei versi, Vepacitti! ‘
“Allora, Vepacitti recitò a memoria questi versi:
‘Vasava, io vedo una colpa
in questa troppa indulgenza:
quando lo stolto pensa,
“Lui si astiene
per paura di me”,
lo stolto diviene più spavaldo –
come una vacca imbizzarita.’
“Quando Vepacitti ebbe recitato questi versi, gli asura applaudirono, ma i deva rimasero silenziosi. Quindi Vepacitti disse a Sakka, ‘Declamate dei versi, re dei deva! ‘
“Allora, Sakka recitò a memoria questi versi:
‘Non importa
se pensa,
“Lui si astiene
per paura di me.”
Colui che si controlla
è migliore.
Nulla meglio
della pazienza
non si trova.
Chiunque, quando è forte,
si astiene
con uno che è debole:
costui è il sommo paziente.
Sempre si devono difendere i deboli.
Ciò che chiamano forza
non è forza affatto:
chiunque abbia forza
è la forza di uno stolto.
Non c’è rimprovero
per colui che è forte,
che protegge ed è protetto dal Dhamma.
Si fa peggio
quando ci si infervora
con qualcuno che è adirato.
Chi non si infervora
con qualcuno che è adirato
vince una battaglia
difficile da vincere.
Vivi per il bene di tutti
– il tuo e quello dell’altro –
quando, conoscendo le provocazioni dell’altro,
rimani calmo.
Quando ti prendi cura di tutti
– di te stesso e degli altri –
se pensano che sei uno stolto
non conoscono il Dhamma.’
“Quando Sakka ebbe recitato questi versi, i deva applaudirono, ma gli asura rimasero silenziosi. Poi i deva e gli asura udirono le parole dei giudici: ‘I versi detti da Vepacitti, il re degli asura, si trovano nella sfera delle armi e delle spade- per questo motivo vi sono dispute e conflitti. Mentre i versi detti da Sakka, il re dei deva, non si trovano nella sfera delle armi e delle spade – per questo motivo non vi sono dispute e conflitti. La vittoria spetta a Sakka, il re dei deva. ‘
“Monaci, ecco come la vittoria attraverso una bella frase andò a Sakka il re dei deva. “
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Thanissaro Bhikkhu. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Samyutta Nikaya