A Savatthi. Lì il Beato così disse: “Monaci, una volta, in tempi passati, Sakka, re dei deva, si rivolse al suo auriga Matali in questo modo: ‘Amico Matali, lega mille purosangue al carro e andiamo a vedere un bel paesaggio nel parco.’ – ‘Va bene, mio signore.’ – rispose Matali l’auriga. Quindi legò mille purosangue al carro e annunciò a Sakka, re dei deva: ‘Il carro è pronto, signore. Possiamo andare quando desidera.’
Allora, monaci, Sakka, re dei deva, appena sceso dal Palazzo Vejayanta, venerò a mani giunte con grande rispetto le quattro direzioni. Poi Matali l’auriga si rivolse a Sakka con questi versi:
“Tutti gli umili ti venerano
e tutti gli esperti dei Tre Veda,
tutti i khattiya sulla terra regnanti,
e i Quattro Grandi e i Trenta Gloriosi –
quindi, o Sakka, chi è lo spirito
a cui ti inchini?”
[Sakka:]
“Tutti gli umili mi venerano
e tutti gli esperti dei Tre Veda,
tutti i khattiya sulla terra regnanti,
e i Quattro Grandi e i Trenta Gloriosi –
ma io venero coloro dotati di virtù,
coloro che si esercitano nella meditazione,
coloro che hanno intrapreso la via dell’ascetismo
e la vita santa è il loro fine.
Io, o Matali, venero anche
quei capifamiglia meritevoli,
i seguaci laici colmi di virtù
che rettamente sostengono una moglie.”
[Matali:]
“Coloro che veneri, mio signore Sakka,
sono i migliori al mondo.
Anch’io li venero –
coloro che tu veneri, Vasava.”
[Il Beato:]
“Dopo aver dato tale insegnamento,
aver venerato le quattro direzioni,
il re dei deva, Maghava, marito di Suja,
la suprema guida, salì sul carro.”