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Kv 9.5: Ñāṇaṁanārammaṇantikathā – Sulla visione profonda come assenza di oggetto mentale

Punto controverso: La visione profonda è priva di oggetto mentale.

Commentario: Poiché non si può dire che un arahant sia privo di visione profonda, quest’ultima deve essere, almeno a volte, praticamente priva di oggetto, vale a dire quando la sua coscienza visiva è attiva, perché allora è occupata dall’oggetto visibile che impegna il suo senso della vista. Così pensano alcuni, per esempio gli Andhaka. 

Theravāda: Quindi la visione profonda deve essere o una qualità materiale, o il Nibbāna, o uno dei cinque organi di senso, o i loro cinque oggetti esterni (poiché queste sono le cose che non hanno un oggetto mentale). Ma questo lo negate… .
Negate anche che la conoscenza, come potere o forza di controllo, come retta visione, come ricerca della verità attraverso la visione profonda, sia senza oggetto mentale, affermando il contrario. Allora perché escludere la visione profonda?
Anche in questo caso ritenete che sia coinvolto l’aggregato dei coefficienti mentali. Ma come nel discorso precedente, così in questo caso: non si può dire che un aggregato mentale sia senza oggetto, o parzialmente tale. E non si può affermare che la conoscenza, che è coinvolta in quell’aggregato, sia con oggetto mentale, mentre la visione profonda, anch’essa coinvolta, ne sia priva.

Andhaka: Negate che la visione profonda sia priva di oggetti. È giusto dire che l’arahant è “pieno di visione profonda”, mentre è visivamente cognitivo?

Theravāda: Sì.

Andhaka: La sua visione profonda in quel momento ha un oggetto?

Theravāda: No, questo non si può dire veramente… Ma se sostituite “pieno di conoscenza” con “pieno di visione profonda”, voi stessi ammettete che egli è pieno di conoscenza mentre è visivamente cognitivo, e allo stesso tempo negate che la sua conoscenza, durante quel processo, abbia un oggetto.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu