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Kv 17.4: Indriyabaddhakathā – Sulla sofferenza (dukkha) e sugli organismi senzienti

Punto controverso: La sofferenza è interamente legata alla senzienza.

Commentario: La sofferenza [dukkha] deve essere intesa in due modi: come legata alla vita e come non legata alla vita. Secondo il primo, la sofferenza si riferisce alla sede della sofferenza; secondo il secondo, la sofferenza copre la responsabilità di problemi attraverso la legge dell’impermanenza con il suo “venire ad essere e cessare”. Ma gli Hetuvada, per esempio, non fanno questa distinzione. Essi ritengono che la sola sensibilità dolorosa costituisca quel dukkha, per comprendere il quale la vita santa, secondo gli insegnamenti dell’Eccelso, è condotta.

Theravāda: Ma voi vi impegnate a dire questo: che solo ciò che è legato alla senzienza è impermanente e condizionato, è sorto per una causa, è soggetto a perire, di trapassare, di perdere il desiderio, di cessare, di cambiare. Ma tutti questi termini non sono adatti alle cose insenzienti? Voi acconsentite, ma così facendo confutate la vostra tesi.
Non intendete forse dire che ciò che non è legato alla sensibilità è impermanente, ecc. e tuttavia non è sofferenza? Ma se chiamate “ciò che è legato alla sensibilità” ugualmente impermanente, ecc. non dovete forse dire anche che “ciò non è sofferenza”? Se negate, e per la vostra tesi dovete negare, non dovete forse includere al contrario “ciò che non è legato alla vita senziente” nella nozione di “sofferenza”?
L’Eccelso non ha forse chiamato sofferenza ciò che è impermanente? E non è forse impermanente anche l’insenziente?

Hetuvāda: Negate l’esattezza della nostra tesi.
Ma in questo modo vi impegnate a dire che, così come la vita santa è vissuta sotto l’Eccelso per comprendere la sofferenza legata alla vita senziente, essa è anche vissuta per comprendere la sofferenza che non è legata alla vita senziente.

Theravāda: No, questo non si può dire veramente.

Hetuvāda: E siete ulteriormente impegnati in questo: che così come la sofferenza legata alla vita senziente, una volta compresa a fondo, non si ripresenta, non si ripresenta nemmeno quando non è legata alla vita senziente e viene compresa a fondo.
Voi negate… ma noi riteniamo che la nostra tesi sia valida.

The Points of Controversy, traduzione in inglese dalla versione pâli del Kathāvatthu dell’Abhidhamma di Shwe Zan Aung e C.A.F. Rhys Davids. Pubblicato per la prima volta dalla Pali Text Society, 1915. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoKathavatthu