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AN 3.126: Katuviya Sutta – Putrido

Così ho sentito. Una volta il Beato soggiornava a Varanasi nel Rifugio di Isipatana. Quindi di mattina presto il Beato, dopo aver preso mantello e scodella, andò a Varanasi per la questua. Mentre era in giro per elemosine vicino ad un albero di fico, vide un certo monaco la cui gioia era in cose vuote, la cui gioia era in cose esteriori, la sua consapevolezza confusa, privo di presenza mentale, senza concentrazione, con la sua mente vagava, le sue facoltà erano incontrollate. Nel vederlo, il Beato gli disse: “Monaco, monaco, non lasciarti putrefare! Uno putrefatto puzza come una carogna, e le mosche sciameranno e l’attaccheranno!”

Allora il monaco – ammonito dal Beato – ritornò in sé.

Quindi il Beato, tornato dal giro di elemosine, dopo il pasto si rivolse ai monaci [e disse loro ciò che era accaduto].

Detto questo, un monaco disse al Beato, cos’è la putrefazione, signore? Cos’è il puzzo di carogna? Chi sono le mosche?”

“L’avidità, monaco, è la putrefazione. La cattiva volontà è il puzzo di carogna. I pensieri negativi e nocivi sono le mosche.

Uno i cui occhi e orecchi
sono indifesi,
i cui sensi
non sono repressi,
le mosche sciamano:
dipendente dalla avidità.
Il monaco che è putrido,
che puzza di carogna,
è lontano dal completo risveglio.
La sua azione è l’irritazione.
Se dimora
in un villaggio o in una foresta,
non avendo guadagnato
tranquillità,
è circondato dalle mosche.
Ma coloro che sono completi
in virtù,
pieni di conoscenza
e calma,
pacificati, dormono nell’agio.
Nessuna mosca su loro si sofferma.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pali di Thanissaro Bhikkhu. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoAnguttara Nikaya