“Ci sono queste impurità grossolane nell’oro: sabbia sporca, ghiaia e pietrisco. L’orafo o il suo apprendista, dopo aver messo [l’oro] in una bacinella, lo lava e lo purifica.
Tolte le impurità grossolane, rimangono quelle semplici: sabbia grossolana e sabbia fine. Di nuovo lava l’oro e lo purifica. Tolte le impurità semplici, rimangono quelle fini: sabbia fine e polvere nera. L’orafo o il suo apprendista lava l’oro ancora e lo purifica.
Tolte le impurità, rimane solo la polvere d’oro. L’orafo o il suo apprendista, dopo averlo messo in un crogiolo, soffia via le scorie. L’oro, se non sono state tolte tutte le impurità, se non è raffinato e privo di scorie, non è flessibile, malleabile o brillante. È fragile e non è pronto per essere lavorato. Quindi l’orafo o il suo apprendista, dopo aver tolto definitamente ogni impurità, [l’oro] è raffinato, privo di scorie, flessibile, malleabile e brillante. Non è fragile ed è pronto per essere lavorato. Quindi l’oro sarà utile per qualsiasi ornamento – come orecchini, collane o bracciali.
Allo stesso modo, ci sono queste impurità grossolane in un monaco intento a una pratica mentale: cattiva condotta fisica, verbale e mentale. Il monaco – consapevole ed abile – abbandona, dissolve e cancella dall’esistenza tali impurità. Quando se ne libera, rimangono in lui le impurità semplici: pensieri sensuali, cattiva volontà e avversione. Anche queste impurità le abbandona, le dissolve e le cancella dall’esistenza. Quando se ne libera, rimangono in lui le impurità fini: pensieri di appartenenza alla sua stirpe, al suo quartiere natale, al non voler essere disprezzato. Anche queste le abbandona, le dissolve e le cancella dall’esistenza. Quando se ne le libera, rimangono solo pensieri sul Dhamma. La sua concentrazione non è né calma né raffinata, non ha ancora raggiunto la serenità o l’unità, ed è sostenuta da un forte controllo. Ma arriva un momento in cui la sua mente si stabilizza interiormente, si calma, si unifica e si concentra. La sua concentrazione è calma e raffinata, ha raggiunto la serenità e l’unità e non è più sostenuta da un forte controllo. Poi qualsiasi delle sue conoscenze mentali superiori atte a conoscere e a realizzare, le può testimoniare ad ogni apertura.
Se vuole, esercita molteplici poteri psichici. Essendo stato uno diventa molti; essendo stato molti diventa uno. Appare. Svanisce. Attraversa muri, pendii e montagne come se fossero spazio vuoto. Si immerge e fuoriesce dalla terra come se fosse acqua. Cammina sull’acqua senza affondare come se fosse terraferma. Con le gambe incrociate si libra in aria come un uccello. Con la sua mano tocca ed accarezza persino il sole e la luna così grandiosi e potenti. Egli esercita la propria influenza sino ai mondi lontani di Brahma. E ne è testimone ad ogni apertura.
Se vuole, sente – per mezzo dell’udito divino, purificato e sovrumano – i due tipi di suoni: divini ed umani, sia da vicino sia da lontano. E ne è testimone ad ogni apertura.
Se vuole, conosce i pensieri d’altri esseri, di altre persone. Egli discerne una mente con cupidigia come una mente con cupidigia, ed una mente senza cupidigia come una mente senza cupidigia. Discerne una mente con avversione come una mente con avversione, ed una mente senza avversione come una mente senza avversione. Discerne una mente con illusione come una mente con illusione, ed una mente senza illusione come una mente senza illusione. Discerne una mente limitata come una mente limitata, ed una mente confusa come una mente confusa. Discerne una mente imponente come una mente imponente, ed una mente inerte come una mente inerte. Discerne una mente superiore [non ad un livello sublime] come una mente superiore, ed una mente inferiore come una mente inferiore. Discerne una mente concentrata come una mente concentrata, ed una mente non concentrata come una mente non concentrata. Discerne una mente liberata come una mente liberata, ed una mente non liberata come una mente non liberata. E ne è testimone ad ogni apertura.
Se vuole, egli è memore delle sue molteplici esistenze anteriori, una nascita, due nascite, tre nascite, quattro, cinque, dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, cento, mille, centomila, innumerevoli evi cosmici [ricorda]: “Là avevo tale nome, appartenevo a quella famiglia, avevo tale sembianza. Tale era il mio cibo, i miei piaceri e le mie sofferenze, così fu la fine della mia vita. Trapassando da quello stato, rinacqui in un’altra esistenza. In quella esistenza avevo tale nome, appartenevo a quella famiglia, avevo tale sembianza. Tale era il mio cibo, i miei piaceri e le mie sofferenze, così fu la fine della mia vita Trapassando da quella esistenza, rinacqui in questo mondo, e così via.’ Così egli è memore delle sue molteplici esistenze anteriori, ognuna in ogni particolare e dettaglio. E ne è testimone ad ogni apertura.
Se vuole, vede – con l’occhio divino, purificato e sovrumano – gli esseri sparire e riapparire, discerne se sono volgari e nobili, belli e brutti, felici e infelici in base al loro kamma: ‘Questi esseri – non retti in condotta fisica, verbale e mentale, che ingiuriavano i Nobili, avevano false visioni ed agivano sotto la loro influenza – alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, sono riapparsi in una cattiva destinazione, nei mondi inferiori, nei reami infernali. Ma questi esseri – retti in condotta fisica, verbale e mentale, che non ingiuriavano i Nobili ed avevano rette visioni ed agivano sotto la loro influenza – alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, sono riapparsi in buone destinazioni, nei reami celesti.’ Così – con l’occhio divino, purificato e sovrumano – vede gli esseri sparire e riapparire e discerne se sono volgari e nobili, belli e brutti, felici e infelici in base al loro kamma. E ne è testimone ad ogni apertura.
Se vuole, allora, attraverso la fine degli influssi impuri mentali, egli dimora nella liberazione della consapevolezza e della conoscenza senza influssi impuri, dopo averli conosciuti e resi manifesti per se stesso nel Qui e Ora. E ne è testimone ad ogni apertura.
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Thanissaro Bhikkhu, © 1998. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Anguttara Nikaya