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Uv 8: Vācavarga – Parola

Chi dice il falso rinasce negli inferi,
e anche chi compie azioni malvagie in questa vita.
Entrambi, dopo la morte, sono ugualmente giudicati,
uomini di bassa virtù nell’aldilà.

Come un’ascia nasce dalla stessa pianta,
così dalla bocca che pronuncia parole ingiuriose
si genera ciò che ferisce se stessi.

Chi loda ciò che è biasimevole
e biasima chi è degno di lode,
raccoglie con la bocca la corruzione,
e a causa di essa non trova felicità.

Piccola è la corruzione
quando si perde denaro al gioco dei dadi,
ma ben più grave è la corruzione
di chi contamina la mente verso i virtuosi.

Centinaia, migliaia, milioni,
trentasei e cinque volte dieci milioni:
tanti sono gli inferi in cui rinasce
chi pronuncia parole malvagie con mente corrotta.

Gli uomini malvagi parlano falsità,
seminando sempre male e distruzione.
Ma il saggio, forte e paziente,
respinge ogni impurità della mente.

Lo stolto che rifiuta l’insegnamento
degli Ariya, i nobili che vivono nel Dharma,
attaccandosi a false visioni,
produce frutti velenosi come spine,
distruggendo se stesso.

Si diffonda il bene, non il male.
Chi diffonde il bene trova beatitudine,
chi diffonde il male brucia nel rimorso.

Non si abbandoni al male chi è libero,
perché chi lo fa soffre.
Così non fanno i nobili:
sono i folli a diffondere il male.

Il monaco controlli la parola,
sia misurato nel parlare, senza arroganza.
Esponga il significato e il Dharma con chiarezza,
e le sue parole saranno dolci.

I nobili dicono che la parola ben detta è suprema:
primo, parlare secondo il Dharma, non l’opposto;
secondo, dire ciò che è piacevole, non spiacevole;
terzo, dire la verità, non la falsità.

Si usino parole che non tormentino se stessi
né danneggino gli altri:
questa è la parola ben detta.

Si parli con dolcezza,
con parole che portano gioia,
senza mai pronunciare discorsi
che generano peccato.

La parola sia veritiera, immortale,
poiché la verità è insuperabile.
Nella verità del significato e del Dharma
si fonda la parola salda.

Le parole che il Buddha ha pronunciato,
quelle che conducono alla pace, al Nirvana,
che pongono fine alla sofferenza:
queste sono le parole ben dette.

(Fine del capitolo sulla parola, capitolo 8)

UdānavargaFranz Bernhard (1965). © Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported License. Tradotto dal sanscrito con l’IA.

TestoUdānavarga