1
Dagli affetti nasce il dolore,
dagli affetti nasce la paura.
Chi è libero dall’attaccamento
non conosce dolore – come potrebbe aver paura?
2
Dagli affetti nasce il dolore,
dagli affetti nasce la paura.
Quando gli affetti svaniscono,
anche la follia cessa.
3
Tutto il dolore, il lamento,
le infinite sofferenze del mondo
esistono solo perché c’è ciò che è caro.
Se nulla fosse caro,
come potrebbe esserci dolore?
4
Perciò, felici e liberi dal dolore
sono coloro per i quali
nulla è caro in questo mondo.
Cerca lo stato senza dolore:
non legare il tuo cuore a ciò che ami.
5
Non attaccarti a ciò che ami,
né odiare ciò che non ami.
La separazione dai cari è dolore,
e l’incontro con chi detesti è tormento.
6
Dalla perdita dei cari
e dal contatto con chi è odiato,
sorge un dolore bruciante
che consuma gli uomini.
7
Quando muore una persona amata,
circondata dai parenti,
essi si struggono a lungo.
Doloroso è l’attaccamento agli affetti.
8
Perciò non legarti a ciò che ami,
perché l’affetto è fonte di male.
Chi non distingue tra “caro” e “non caro”
non ha nodi che lo leghino.
9
Chi si attacca solo ai piaceri,
trascurando il bene supremo,
invidia chi è dedito alla virtù.
10
Legati alle forme amate,
deva ed esseri umani si perdono,
cadono nella rete della morte,
come pesci nella trappola.
11
Ma chi, giorno e notte,
vigile, abbandona ogni attaccamento,
sradica il male alla radice,
superando l’insidiosa morte.
12
Il male si nasconde dietro il bene,
l’odio dietro l’amore,
il dolore dietro la gioia.
Il negligente ne è schiacciato.
13
Se ami te stesso,
non legarti al male.
La felicità non è facile
per chi agisce con malizia.
14
Se ami te stesso,
custodisciti con cura.
Il saggio veglia almeno una delle tre notti,
come una città ben fortificata.
15
Proteggi te stesso con attenzione,
come una città con alte mura.
Non lasciare che il tempo ti sfugga:
chi lo spreca piangerà negli inferi.
16
Chiunque cerchi in ogni direzione
non troverà nulla di più caro di sé.
Poiché ognuno è caro a sé stesso,
non ferire mai gli altri.
17
Tutti temono la violenza,
tutti amano la vita.
Prendendo sé stessi come esempio,
non uccidere né far uccidere.
18
Come i parenti accolgono con gioia
chi ritorna da un lungo viaggio,
così le buone azioni accolgono
chi lascia questo mondo per l’aldilà.
19
Perciò accumula meriti,
che saranno il tuo sostegno nell’altro mondo.
Le buone azioni sono la vera eredità
per gli esseri viventi.
20
I deva lodano le virtù,
chi le pratica è onorato.
Qui è senza biasimo,
e dopo gioisce nei mondi celesti.
21
Chi è retto, virtuoso,
modesto e veritiero,
è amato dagli altri.
22
Chi agisce per il bene proprio e altrui,
è lodato in questa vita
e nell’aldilà raggiunge la felicità.
23
Correggi, guida, trattieni gli indisciplinati.
I malvagi non sono amati,
i virtuosi sì.
24
I malvagi e i giusti,
lasciando questo mondo,
seguono strade diverse:
i primi rinascono negli inferi,
i secondi nei mondi celesti.
(Fine del capitolo sugli affetti, Priyavargaḥ 5)
Udānavarga, Franz Bernhard (1965). © Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported License. Tradotto dal sanscrito con l’IA.
Testo: Udānavarga