Così ho sentito. In una certa occasione il Beato soggiornava presso Savatthi, nel boschetto di Jeta, al monastero di Anathapindika. Ora a quel tempo c’erano molti bramani, asceti, e asceti erranti di varie sette che vivevano intorno a Savatthi con diverse opinioni, diverse teorie, diversi credi, con una fede salda alle loro diverse dottrine. Alcuni bramani ed asceti sostenevano questa teoria, questa dottrina: “Il cosmo è eterno. Solo questo è vero; qualsiasi altra cosa è senza valore.”
Altri bramani ed asceti sostenevano questa teoria, questa dottrina : “Il cosmo non è eterno”… “Il cosmo è finito”… “Il cosmo è infinito”… “L’anima e il corpo sono la stessa cosa”… “L’anima è una cosa e il corpo un’altra”… “Dopo la morte un Tathagata esiste”… “Dopo la morte un Tathagata non esiste”… “Dopo la morte un Tathagata sia esiste sia non esiste”… “Dopo la morte un Tathagata né esiste né non esiste. Solo questo è vero; qualsiasi altra cosa è senza valore.”
Vivevano discutendo, litigando, e disputando, offendendosi l’un l’altro con armi verbali, dicendo: “Il Dhamma è così, non è così. Il Dhamma non è così, è così.”
Quindi di mattina presto, un gran numero di monaci, si vestirono e dopo aver preso mantello e scodella, andarono a Savatthi in cerca d’elemosina. Dopo aver cercato l’elemosina a Savatthi, dopo il pasto, ritornando dal loro giro d’elemosina, andarono dal Beato e, dopo averlo salutato, si sedettero ad un lato. Appena seduti, dissero al Beato: “Signore, ci sono molti bramani, asceti, ed asceti erranti di varie sette che vivono intorno a Savatthi con diverse opinioni, diverse teorie, diversi credi, con una fede salda alle loro diverse dottrine… e vivono discutendo, litigando, e disputando, offendendosi l’un l’altro con armi verbali, dicendo: “Il Dhamma è così, non è così. Il Dhamma non è così, è così.”
“Monaci, gli asceti erranti di altre sette sono ciechi e senza occhi. Essi non sanno ciò che è salutare e ciò che è dannoso. Essi non sanno cos’è il Dhamma e cosa non è il Dhamma. Non conoscendo ciò che è salutare e ciò che è dannoso, non conoscendo che cos’è il Dhamma e cosa non è il Dhamma, essi vivono discutendo, litigando, e disputando, offendendosi l’un l’altro con armi verbali, dicendo: ‘Il Dhamma è così, non è così. Il Dhamma non è così, è così.’
Una volta, qui a Savatthi, c’era un re che disse ad un uomo: ‘Riunisci tutte le persone a Savatthi che sono cieche dalla nascita.’
‘Va bene, vostra maestà,’ l’uomo replicò e, dopo aver radunato tutte le persone a Savatthi cieche dalla nascita, andò dal re e gli disse: ‘ Vostra maestà, le persone a Savatthi cieche dalla nascita sono qui radunate.’
‘Molto bene, mostra a questi ciechi un elefante.’
‘Va bene, vostra maestà,’ l’uomo replicò e mostrò ai ciechi un elefante. Ad alcuni ciechi mostrò la testa dell’elefante, dicendo: ‘Questo è un elefante.’ Ad altri mostrò un orecchio dell’elefante, dicendo: ‘ Questo è un elefante.’ Ad altri ancora mostrò una zanna… la proboscide… il corpo… le zampe… le natiche… la coda… il ciuffo di peli alla fine della coda, dicendo: ‘Questo è un elefante.’
Quindi, dopo aver mostrato a queste persone cieche l’elefante, l’uomo andò dal re e disse: ‘Vostra maestà, le persone cieche hanno visto l’elefante. Possa la vostra maestà fare ciò che ritiene opportuno fare.’
Allora il re andò dalle persone cieche e chiese loro: ‘Avete visto l’elefante?’
‘ Sì, vostra maestà. Abbiamo visto l’elefante.’
‘ Ora ditemi, a cosa somiglia un elefante.’
I ciechi che avevano toccato la testa dell’elefante risposero: ‘L’elefante, maestà, è come una brocca d’acqua.’
Coloro che avevano toccato l’orecchio dell’elefante risposero: ‘L’elefante, maestà, è come un setaccio.’
Coloro che avevano toccato la zanna dell’elefante risposero: ‘L’elefante, maestà, è come una pertica.’
Coloro che avevano toccato la proboscide dell’elefante risposero: ‘L’elefante, maestà, è come l’asse di un aratro.’
Coloro che avevano toccato il corpo dell’elefante risposero: ‘L’elefante, maestà, è come un granaio.’
Coloro che avevano toccato le zampe dell’elefante risposero: ‘L’elefante, maestà, è come un pilastro.’ “Coloro che avevano toccato le natiche dell’elefante risposero: ‘L’elefante, maestà, è come un mortaio.’
Coloro che avevano toccato la coda dell’elefante risposero: ‘L’elefante, maestà, è come un pestello.’
Coloro che avevano toccato il ciuffo di peli alla fine della coda dell’elefante risposero: ‘L’elefante, maestà, è come una scopa.’
Dicendo, ‘L’elefante è così, non è così. L’elefante non è così, è così.’ Si colpivano l’un l’altro con pugni. Ciò rendeva felice il re.
Allo stesso modo, monaci, gli asceti erranti di altre sette sono ciechi e senza occhi. Essi non sanno ciò che è salutare e ciò che è dannoso. Essi non sanno cos’è il Dhamma e cosa non è il Dhamma. Non conoscendo ciò che è salutare e ciò che è dannoso, non conoscendo che cos’è il Dhamma e cosa non è il Dhamma, essi vivono discutendo, litigando, e disputando, offendendosi l’un l’altro con armi verbali, dicendo: “Il Dhamma è così, non è così. Il Dhamma non è così, è così.”‘
Allora il Beato, in quella occasione, declamò questi solenni versi ispirati:
Alcuni così chiamati
bramani ed asceti
sono attaccati (alle loro teorie).
Litigano e lottano —
vedendo solo una parte.
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Thanissaro Bhikkhu. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Udana