A Kapilavatthu. Sarakāni il sakya appena dopo la morte il Beato lo aveva dichiarato un sotapanna (colui-che-è-entrato-nella-corrente), mai più destinato ai mondi inferiori, ma destinato al risveglio. Alcuni sakya, riunitisi, si indignano, si irritano e si lamentano: “Non è incredibile, signori! Non è meraviglioso? Ognuno di noi potrà essere un sotapanna, visto che Sarakāni il Sakya, dopo la sua morte, è stato dichiarato dal Beato un sotapanna, mai più destinato ai mondi inferiori, ma destinato al risveglio? Sarakāni il Sakya era completamente incompiuto nella pratica!” (Secondo SN 55.24, Sarakāni infranse il quinto precetto, che vietava di assumere sostanze inebrianti.)
Mahānāma il Sakya si recò dal Beato e, una volta arrivato, dopo essersi inchinato, si sedette a lato. Lì seduto, disse al Beato: “Poco fa, signore, quando Sarakāni il Sakya è morto, è stato dichiarato dal Beato un sotapanna, mai più destinato ai mondi inferiori, ma destinato al risveglio. Alcuni sakya, riuniti, si indignano, si irritano e si lamentano: ‘Non è incredibile, signori! Non è meraviglioso? Ognuno di noi potrà essere un sotapanna, visto che Sarakāni il Sakya, dopo la sua morte, è stato dichiarato dal Beato un sotapanna, mai più destinato ai mondi inferiori, ma destinato al risveglio? Sarakāni il Sakya era completamente incompiuto nella pratica!’”
“Mahānāma, qualsiasi seguace laico che per lungo tempo ha preso rifugio nel Buddha, ha preso rifugio nel Dhamma, ha preso rifugio nel Saṅgha, non potrebbe mai rinascere in mondi inferiori. Infatti, se uno, parlando rettamente, dicesse di qualcuno: ‘Era un seguace laico che, per lungo tempo, ha preso rifugio nel Buddha, ha preso rifugio nel Dhamma, ha preso rifugio nel Saṅgha’, sarebbe Sarakāni il Sakya perché, parlando rettamente, Sarakāni il Sakya era un seguace laico che per lungo tempo ha preso rifugio nel Buddha, ha preso rifugio nel Dhamma, ha preso rifugio nel Saṅgha. Come poteva rinascere nei mondi inferiori?
C’è il caso, Mahānāma, in cui un individuo è assolutamente devoto e colmo di fede nel Buddha: ‘Quel Beato è un Tathagata, un Perfettamente e Completamente Risvegliato, con perfetta conoscenza e condotta, il Glorioso, conoscitore del cosmo, maestro insuperabile di coloro che vogliono essere istruiti, maestro di esseri umani e divini, il Risvegliato, il Beato.’
E’ assolutamente devoto e colmo di fede nel Dhamma: ‘Il Dhamma è ben spiegato dal Buddha: è evidente nella vita presente, è immediatamente efficace, invita all’analisi, è ammirevole, in modo che le persone sagge possano conoscerlo personalmente.’
E’ assolutamente devoto e colmo di fede nel Saṅgha: ‘Il Saṅgha dei discepoli del Buddha pratica il sentiero che è valido, positivo, pratico, metodico e retto.’ È composto dalle quattro coppie, dagli otto individui. Questo è il Saṅgha dei discepoli del Buddha che è degno di offerte dedicate ai deva, degno di ospitalità, degno di una donazione religiosa, degno di venerazione ed è il supremo campo di merito per il mondo’.
È un uomo con una pronta e gioiosa conoscenza ed è liberato. Con la fine degli influssi impuri, dimora nella consapevolezza della liberazione e della conoscenza privo di influssi impuri, avendole conosciute e realizzate direttamente nel qui-e-ora. Questo individuo, Mahānāma, non potrà mai rinascere negli inferi, non potrà mai rinascere in un utero animale, non potrà mai rinascere in un mondo degli spiriti famelici, non potrà mai rinascere in un mondo di sofferenza, non potrà mai rinascere in mondi inferiori.
C’è il caso, Mahānāma, in cui un individuo è assolutamente devoto e colmo di fede nel Buddha… nel Dhamma… nel Saṅgha… È un uomo con una pronta e gioiosa conoscenza, ma non è liberato. Con la fine delle cinque catene inferiori, egli si estingue durante o alla fine della propria esistenza (in una Pura Dimora), o senza sforzo, o con sforzo, o rinascendo nel mondo celeste Akaniṭṭha, la più alta delle Pure Dimore. Anche questo individuo, Mahānāma, non potrà mai rinascere negli inferi, non potrà mai rinascere in un utero animale, non potrà mai rinascere in un mondo degli spiriti famelici, non potrà mai rinascere in un mondo di sofferenza, non potrà mai rinascere in mondi inferiori.
C’è il caso, Mahānāma, in cui un individuo è assolutamente devoto e colmo di fede nel Buddha… nel Dhamma… nel Saṅgha… Egli non possiede una pronta e gioiosa conoscenza, né è liberato. Con la fine delle (prime) tre catene e con l’attenuazione della brama, dell’odio e dell’ignoranza, è un individuo che ‘ritorna-una-sola- volta’ e che, rinascendo solo un’altra volta in questo mondo, pone fine alla sofferenza. Anche questo individuo, Mahānāma, non potrà mai rinascere negli inferi, non potrà mai rinascere in un utero animale, non potrà mai rinascere in un mondo degli spiriti famelici, non potrà mai rinascere in un mondo di sofferenza, non potrà mai rinascere in mondi inferiori.
C’è il caso, Mahānāma, in cui un individuo è assolutamente devoto e colmo di fede nel Buddha… nel Dhamma… nel Saṅgha… Egli non possiede una pronta e gioiosa conoscenza, né è liberato. Con la fine delle (prime) tre catene, è un sotapanna, mai più destinato ai mondi inferiori, ma destinato al risveglio. Anche questo individuo, Mahānāma, non potrà mai rinascere negli inferi, non potrà mai rinascere in un utero animale, non potrà mai rinascere in un mondo degli spiriti famelici, non potrà mai rinascere in un mondo di sofferenza, non potrà mai rinascere in mondi inferiori.
C’è il caso, Mahānāma, in cui un individuo è assolutamente devoto e colmo di fede nel Buddha… nel Dhamma… nel Saṅgha… Egli non possiede una pronta e gioiosa conoscenza, né è liberato. Ma ha queste qualità: la facoltà della fede, la facoltà dell’energia, la facoltà della presenza mentale, la facoltà della concentrazione, la facoltà della conoscenza. Ha accettato i dhamma proclamati dal Tathāgata dopo averli esaminati con discernimento. Questo individuo, Mahānāma, non potrà mai rinascere negli inferi, non potrà mai rinascere in un utero animale, non potrà mai rinascere in un mondo degli spiriti famelici, non potrà mai rinascere in un mondo di sofferenza, non potrà mai rinascere in mondi inferiori.
C’è il caso, Mahānāma, in cui un individuo è assolutamente devoto e colmo di fede nel Buddha… nel Dhamma… nel Saṅgha… Egli non possiede una pronta e gioiosa conoscenza, né è liberato. Ma ha queste qualità: la facoltà della fede, la facoltà dell’energia, la facoltà della presenza mentale, la facoltà della concentrazione, la facoltà della conoscenza. Ha una buona dose di fede e di amore per il Tathāgata. Questo individuo, Mahānāma, non potrà mai rinascere negli inferi, non potrà mai rinascere in un utero animale, non potrà mai rinascere in un mondo degli spiriti famelici, non potrà mai rinascere in un mondo di sofferenza, non potrà mai rinascere in mondi inferiori.
Supponiamo, Mahānama, che ci sia un campo povero, con terreno povero e con ceppi non rimossi, con semi rotti, marci, danneggiati dal vento e dal sole, sterili, non ben piantati; e che il cielo non mandi la pioggia al momento giusto. Quei semi mostrerebbero crescita, abbondanza e proliferazione?”
“No, Signore.”
“Allo stesso modo, Mahānāma, c’è il caso in cui un Dhamma è mal proclamato, mal esposto, non conduce alla conoscenza, non favorisce la quiete, esposto da qualcuno che non è pienamente risvegliato. Questo, vi dico, è come un campo povero. E lì dimora un discepolo che pratica il Dhamma in linea con [quel] Dhamma, che pratica con padronanza, che vive in linea con [quel] Dhamma. Questo, vi dico, è come il seme povero.
Ora, supponiamo, Mahānama, che ci sia un buon campo con un buon terreno e con ceppi ben rimossi, con semi non rotti, non marci, non danneggiati dal vento e dal sole, fertili, ben piantati; e che il cielo mandi la pioggia al momento giusto. Quei semi mostrerebbero crescita, abbondanza e proliferazione?”
“Sì, Signore.”
“Allo stesso modo, Mahānāma, c’è il caso in cui un Dhamma è ben proclamato, ben esposto, che favorisce la quiete, esposto da qualcuno che è rettamente risvegliato. Questo, vi dico, è come un buon campo. E lì dimora un discepolo che pratica il Dhamma in linea con il Dhamma, praticando con padronanza, vivendo in linea con il Dhamma. Questo, vi dico, è come il buon seme. E a maggior ragione, allora, Sarakāni il Sakya? Sarakāni il Sakya, al momento della morte, era uno che aveva completato la pratica.”
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