A Sāvatthī.
“Monaci, ci sono questi tre ambiti del linguaggio, della terminologia e delle descrizioni. Sono puri, sin dall’inizio. Non sono impuri adesso, né lo saranno. Asceti e bramani non li considerano. Quali tre? Quando la forma è passata, cessata e dissolta, la sua designazione, la sua classificazione e descrizione è ‘era’. Essa non è ‘è’ o ‘sarà’.
Quando la sensazione … la percezione … le formazioni mentali … la coscienza è passata, cessata e dissolta, la sua designazione, la sua classificazione e descrizione è ‘era’. Esa non è ‘è’ o ‘sarà’.
Quando la forma non è ancora sorta né manifesta la sua designazione, la sua classificazione e descrizione è ‘sarà’. Essa non è ‘è’ o ‘era’.
Quando la sensazione … la percezione … le formazioni mentali … la coscienza è passata, cessata e dissolta, la sua designazione, la sua classificazione e descrizione è ‘sarà’. Essa non è ‘è’ o ‘era’.
Quando la forma è sorta ed è manifesta, la sua designazione, la sua classificazione e descrizione è ‘è’. Essa non è ‘era’ o ‘sarà’.
Quando la sensazione … la percezione … le formazioni mentali … la coscienza è passata, cessata e dissolta, la sua designazione, la sua classificazione e descrizione è ‘è’. Essa non è ‘era’ o ‘sarà’.
Questi sono i tre ambiti del linguaggio, della terminologia e delle descrizioni. Sono puri, sin dall’inizio. Non sono impuri adesso, né lo saranno. Asceti e bramani non li considerano.
Persino quegli asceti erranti del passato, Vassa e Bhañña dell’Ukkala, che insegnavano la dottrina della non-causa, dell’inazione e del nichilismo, non immaginavano che questi tre ambiti del linguaggio dovessero essere criticati o respinti. Perché? Per paura di essere accusati, criticati e biasimati. ”