A Savatthi. “Monaci, cosa pensate, quale monaco è degno di far visita alle famiglie, e quale monaco non è degno di far visita alle famiglie?”
“Venerabile signore, i nostri insegnamenti sono radicati nel Beato, guidati dal Beato, sostenuti dal Beato. Sarebbe opportuno se il Beato chiarisse il significato di queste affermazioni. Avendole da lui ascoltate, i monaci lo ricorderanno.”
Il Beato disse: “Monaci, un monaco potrebbe far visita alle famiglie con tale pensiero: “Che mi diano offerte, senza avarizia! Che mi offrano molto, non poco! Che mi diano cose pregiate, e non consumate! Che mi diano offerte subito, senza alcuna attesa! Che mi diano offerte con considerazione, non con noncuranza!” Quando un monaco frequenta le famiglie con tale pensiero, se non gli danno offerte, lui si offende; perciò prova dolore e dispiacere. Se danno poco piuttosto che molto … Se offrono cose consumate e non pregiate … Se offrono con lentezza e non subito … Se offrono con noncuranza e non con considerazione, egli si offende; per questo motivo prova dolore e dispiacere. In questo caso un monaco non è degno di far visita alle famiglie.
Monaci, un monaco potrebbe far visita alle famiglie con tale pensiero: “Quando faccio visita alle famiglie non devo avere tali pensieri: “Che mi diano offerte, senza avarizia! Che mi offrano molto, non poco! Che mi diano cose pregiate, e non consumate! Che mi diano offerte subito, senza alcuna attesa! Che mi diano offerte con considerazione, non con noncuranza!” Quando un monaco frequenta le famiglie con tale pensiero, se non gli danno offerte, lui non si offende; perciò non prova né dolore né dispiacere. Se danno poco piuttosto che molto … Se offrono cose consumate e non pregiate … Se offrono con lentezza e non subito … Se offrono con noncuranza e non con considerazione, egli non si offende; perciò non prova né dolore né dispiacere. In questo caso un monaco è degno di far visita alle famiglie.
Monaci, Kassapa frequenta le famiglie con tale pensiero …. Anche se non mi offrono nulla … Se offrono con noncuranza e non con considerazione, non si offende; perciò non prova né dolore né dispiacere. Perciò, vi esorto a seguire l’esempio di Kassapa o di uno come lui. Così esortati, dovreste ben esercitarvi.”
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