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Pc 70: Samaṇuddesaantarāyika – Ostacoli e novizio

… a Sāvatthī nel boschetto di Jeta nel monastero di Anāthapiṇḍika. A quel tempo, al novizio Kaṇḍaka era sorta una falsa visione, come questa: “Nella misura in cui comprendo il Dhamma insegnato dal Signore, e nel credere in quelle realtà che il Signore chiama ostacoli, non c’è alcun ostacolo.”
Diversi monaci udirono: “Al novizio Kaṇḍaka è sorta una falsa visione…”. (Vedi Pc 68. Al posto del monaco Ariṭṭha, che in passato era un addestratore di avvoltoi, si legga il novizio Kaṇḍaka.) …
“… Non serve, stolto, a soddisfare coloro che non sono (ancora) soddisfatti… e fa esitare alcuni.”
Dopo averlo rimproverato, dopo aver fatto un discorso ragionato, si rivolse ai monaci dicendo: “Per questo motivo, monaci, il Sangha espella il novizio Kaṇḍaka. E così, monaci, una volta espulso: ‘Da oggi in poi, venerabile Kaṇḍaka, tre notti con i monaci. Poi, devi andare via.”
Allora il Sangha espulse il novizio Kaṇḍaka. A quel tempo alcuni monaci avevano consapevolmente incoraggiato, sostenuto, mangiato e dormito con il novizio Kaṇḍaka, che era stato espulso. I monaci… li criticarono, dicendo: “Come possono quei sei monaci incoraggiare, sostenere, mangiare e dormire con il novizio Kaṇḍaka, che è stato espulso?” …
“È vero, come è stato detto, che voi, monaci, consapevolmente incoraggiate e sostenete e mangiate e vi coricate in un luogo di riposo con il novizio Kaṇḍaka, che è stato espulso?”
“È vero, signore.”
L’illuminato, il signore, li rimproverò dicendo: “Come potete, stolti, incoraggiare consapevolmente… che è stato espulso? Non è per soddisfare coloro che non sono (ancora) soddisfatti… E così, monaci, questa regola di pratica dovrebbe essere così enunciata:
“Se anche un novizio dovesse parlare in questo modo: ‘Nella misura in cui comprendo il Ddhamma insegnato dal Signore, e nel credere in quelle realtà che il Signore chiama ostacoli, non c’è alcun ostacolo’, i monaci dovrebbero dire a quel novizio: ‘Non parlare così, novizio, non travisare il Signore, travisare il Signore non è affatto corretto, e il Signore non parlerebbe certamente così’. Venerabile novizio, in molti eventi ci sono realtà che il Signore chiama “ostacoli “, e seguirli è un vero e proprio ostacolo.” E se quel novizio, dopo che i monaci gli hanno parlato in questo modo, persiste come prima, i monaci gli diranno: “Da oggi in poi, venerabile novizio, il Signore non potrà più essere chiamato tuo maestro, né potrà essere tuo ciò di cui altri novizi hanno la possibilità, cioè di dormire per due o tre notti con i monaci. Vai via, allontanati.” Il monaco che incoraggia o sostiene o mangia o dorme con un novizio che è stato espulso in questo modo, commette una colpa da espiare.”

Novizio significa: è chiamato novizio.
Dovrebbe parlare così significa: dice: “Nella misura in cui comprendo il Dhamma insegnato dal Signore… non c’è alcun ostacolo.”
Quel novizio significa: il novizio che parla in questo modo.
Dai monaci significa: dagli altri monaci, che vedono, che ascoltano. Questi gli dovrebbero dire: “Non parlare così, venerabile novizio… non c’è alcun ostacolo.” E una seconda volta gli si deve dire… E una terza volta gli si deve dire… Se rinuncia, va bene. Se non rinuncia, a quel monaco si deve dire in questo modo dai monaci: “Da oggi in poi il venerabile novizio… vai via.”
Sa significa: o lo sa da solo, o glielo dicono altri, o glielo dice (qualcuno).
Espulso significa: che è stato allontanato dal Sangha, espulso.
Incoraggiare significa: se lo incoraggia dicendo: ‘Gli darò una ciotola o una veste o una recitazione o un colloquio’, c’è una colpa da espiare.
O sostenere significa: se accetta di dargli del chunam o dell’argilla o un dentifricio o dell’acqua per il viso, c’è una colpa da espiare.
O deve mangiare significa: ci sono due modi di mangiare: mangiare cibo e mangiare Dhamma… per ogni sillaba c’è una colpa da espiare.
Se un novizio che è stato espulso si sdraia e un monaco si sdraia sotto lo stesso tetto, c’è una colpa da espiare. Se un monaco si sdraia e il novizio che è stato espulso si sdraia, c’è una colpa da espiare. O se entrambi si sdraiano, c’è una colpa da espiare. Se, alzandosi, si sdraiano di nuovo e di nuovo, c’è una colpa da espiare.”

Se pensa di essere stato espulso quando è stato espulso, e lo incoraggia o lo sostiene o mangia con lui o si corica in un posto per dormire con lui, c’è una colpa da espiare. Se è in dubbio se è stato espulso …c’è una colpa da espiare. Se pensa di non essere espulso quando invece è espulso… non c’è colpa. Se pensa di essere espulso quando non lo è, c’è una colpa di cattiva condotta. Se è in dubbio se non è stato espulso, c’è una colpa di cattiva condotta. Se pensa di non essere espulso quando non lo è, non c’è colpa.

Non c’è colpa se sa: “Non è stato espulso”; se sa: “Ha rinunciato a tale visione”; se è pazzo, se è la prima colpa.

La decima
Questa è la sintesi:
Macellazione intenzionale, con esseri viventi (in essa), apertura, nascondere ciò che è molto cattivo, Sotto i venti, e una carovana, un accordo, su Ariṭṭha, espulso, e Kaṇḍaka: solo queste dieci regole di pratica.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di I.B. Horner, The Book of the Discipline.
Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoPācittiya