Affrettati a compiere azioni salutari, allontana la mente dalla malvagità,
poiché la mente di chi è lento nel merito si diletta nella malvagità.
Se una persona fa ciò che è malvagio, non dovrebbe farlo ancora e ancora,
non ponga la sua intenzione in esso, poiché si accumula sofferenza per il malvagio.
Se una persona dovesse fare merito, dovrebbe farlo sempre,
ponga la sua intenzione lì, c’è un aumento di gioia per chi accumula del merito.
Per il puro c’è sempre il digiuno, per il puro c’è sempre il giorno del digiuno,
per il puro, con azioni pure, il suo scopo sempre si avvera.
Meglio non compiere un’azione cattiva, un’azione cattiva poi si rimpiange,
ci si addolora, pensando: “Ho compito un’azione cattiva”, rinati in una cattiva destinazione, ci si addolora molto di più.
Meglio fare ciò che è ben fatto, che, una volta fatto, non si rimpiange
si è felici, pensando: “Ho fatto una buona azione”, rinati in una buona destinazione, si felici molto di più.
Anche il malvagio sperimenta buona fortuna mentre la malvagità non matura,
ma quando la malvagità matura allora il malvagio sperimenta cose malvagie.
Anche il fortunato sperimenta malvagità finché la fortuna non matura,
ma quando la fortuna matura allora il fortunato sperimenta buona fortuna.
Anche il malvagio fa del bene mentre la malvagità non matura,
ma quando la malvagità matura il malvagio sperimenta cose malvagie.
Anche il fortunato sperimenta la malvagità finché la buona fortuna non matura,
ma quando la fortuna matura allora il fortunato sperimenta la buona fortuna.
Se non c’è ferita nella sua mano non può portare veleno con la sua mano,
il veleno non entra senza una ferita, non c’è malvagità per colui che non fa del male.
Un’azione cattiva una volta compiuta, come il latte, non si trasforma in una volta,
covando, segue lo stolto, come un fuoco coperto di cenere.
Un’azione cattiva una volta compiuta, come un coltello, non taglia tutto in una volta,
ma quando arriva la morte egli conosce la rinascita di coloro che fanno il male.
Bisogna preparare in anticipo ciò che deve essere compiuto, non tremare per ciò che deve essere compiuto al momento per esso,
poiché chi ha preparato ciò che deve essere fatto, non trema per ciò che deve essere fatto al momento per esso.
Si dovrebbe fare ciò che è utile al proprio benessere,
il saggio, il sapiente dovrebbe compiere uno sforzo, non con il pensiero dell’auriga.
Come l’auriga che ha abbandonato la strada comoda,
e ha preso una strada scomoda, allora egli rimugina, come con un asse rotto,
così colui che si allontana dal Dhamma e segue ciò che non è Dhamma,
quando giunge alle fauci della Morte egli rimugina, come con un asse rotto.
Molti che indossano la veste monastica sono malvagi, senza moderazione.
Malvagi! Attraverso le vostre azioni malvagie, voi rinascerete nei mondi inferiori.
Colui che dice ciò che non è vero rinasce nei mondi inferiori, colui che dice: ‘Io non faccio’ ciò che ha appena fatto,
entrambi avranno la stessa rinascita, sono esseri umani che hanno compiuto azioni basse.
Chi offende l’inoffensivo, una persona purificata e senza passione:
quell’azione malvagia gli ritorna, come la polvere sottile gettata contro vento.
Come un mercante su una strada pericolosa, con pochi amici e grandi ricchezze,
come chi ama la vita evita il veleno, così bisogna evitare le azioni malvagie.
Chi desidera la felicità per se stesso causando sofferenza agli altri,
essendo associato con l’odio, non è completamente liberato dalla sofferenza.
L’odore di un cadavere alla fine si disperde, anche di uno gonfio quando le notti sono trascorse,
ma colui che non vive per il Dhamma giorno per giorno il suo odore mai si disperde.
Proprio come i capifamiglia che hanno grandi tesori, quando la città è in fiamme e brucia,
per le loro perle, gioielli, cristallo e argento, compiono uno sforzo, pensando: “Riusciremo a salvare qualcosa”,
così gli asceti con grande saggezza, i nobili che praticano a lungo il nobile sentiero,
oppressi con la paura della nascita, della vecchiaia e della morte, afflitti dalla sofferenza, compiono uno sforzo, pensando: “Raggiungeremo la pace”.
Traduzione in inglese dal pracrito di Bhikkhu Ānandajoti. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Patna Dharmapada