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P-Dhp 157–173: Malavagga – Impurità

La mancanza di ripetizione è la rovina dei Veda, la mancanza di manutenzione è la rovina delle case,
l’indolenza è la rovina del proprio aspetto, la negligenza è la rovina di chi è attento.

La cattiva condotta è l’impurità di una donna, l’avarizia è l’impurità di un donatore,
le azioni malvagie sono impure sia in questo mondo che nel prossimo.

Io dico che c’è un’impurità peggiore di queste: l’ignoranza è un’impurità mortale;
dopo aver abbandonato quelle impurità, vivete puri, monaci!

Come la ruggine sorge dal ferro e, sorta da esso, lo corrode,
così per colui che è intemperante: le sue azioni lo conducono a una rinascita infelice.

Tu sei ora una foglia avvizzita, gli uomini di Yama ti aspettano in piedi,
stai sulla soglia della decadenza, senza aver trovato provviste per il viaggio.

Dovresti sforzarti e impegnarti da solo, come un fabbro dovresti rimuovere le impurità,
rimuovendo le impurità, senza impurità, cerchi il secondo nobile regno.

Il saggio gradualmente, poco a poco, momento per momento,
dovrebbe rimuovere da sé le impurità, come un fabbro rimuove le impurità dall’argento.

La vita è lieve per chi è senza vergogna, vive una vita contaminata,
maldicenza e sconsideratezza, con l’audacia coraggiosa di un corvo.

La vita è dura per chi è dotato di vergogna, per colui che cerca costantemente la purezza,
per chi è sincero e non sconsiderato, cercando la purezza della vita.

Facili da vedere sono i difetti altrui, ma i propri sono difficili da vedere,
poiché si vagliano i difetti delle altre persone come fossero pula,
si nascondono i propri difetti, come un giocatore astuto nasconde la sua sconfitta.

Facili da fare sono le cose non salutari, e non benefiche per sé stessi,
ma ciò che è benefico e salutare è supremamente difficile da fare.

Facili da fare sono le cose non salutari, e non benefiche per sé stessi,
ma solo quelle benefiche e salutari sono fatte dai saggi.

Si vergognano di ciò che non è vergognoso, non si vergognano di ciò che è vergognoso,
vedendo la paura in ciò che non è pauroso, non vedendo la paura in ciò che è pauroso,
abbracciando false visioni, gli esseri vanno verso una rinascita infelice.

Trovando una colpa in ciò che è innocente, non percependo una colpa in ciò che è biasimevole,
abbracciando false visioni, gli esseri vanno verso una rinascita infelice.

Trovando l’essenziale nell’inessenziale, e percependo l’inessenziale nell’essenziale,
non comprendono ciò che è essenziale, e ricorrono alla falsa intenzione.

Conoscendo l’essenziale in ciò che è essenziale, e l’inessenziale in ciò che è inessenziale,
comprendono ciò che è essenziale, e ricorrono alla retta intenzione.

Impegnandosi in ciò che non è adatto, non impegnandosi in ciò che è adatto,
abbandonando il bene, afferrando ciò che è amato, invidiano coloro che si sforzano per il bene.

Traduzione in inglese dal pracrito di Bhikkhu Ānandajoti. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoPatna Dharmapada