Storia
Un tempo, quando il Buddha soggiornava a Sāvatthī nel monastero di Anāthapiṇḍika, alcuni monaci dissero ai monaci a cui era stata rubata la veste: “Il Buddha ha permesso a un monaco a cui è stata rubata o persa la veste di chiedere una veste a un capofamiglia estraneo. Dovreste chiedere una veste.”
“Non è necessario. Abbiamo già ricevuto le vesti.”
“Chiederemo per voi.”
“Fate come volete.”
Quei monaci andarono poi dai capifamiglia e dissero: “Sono arrivati dei monaci a cui è stata rubata la veste. Per favore, date loro le vesti.” E chiesero molte vesti.
Poco dopo, nella sala delle riunioni pubbliche, un uomo disse a un altro: “Signore, sono arrivati dei monaci a cui hanno rubato le vesti. Ho dato loro delle vesti.”
L’altro rispose: “Anch’io.” E un altro disse lo stesso.
Si lamentarono e criticarono quei monaci: “Come possono i monaci sakya chiedere molte vesti senza moderazione? Vogliono forse commerciare in stoffe o aprire un negozio?”
I monaci ascoltarono le lamentele di quelle persone, si lamentarono e criticarono quei monaci: “Come possono quei monaci chiedere molte vesti senza moderazione?”
Dopo aver rimproverato quei monaci in molti modi, ne parlarono al Buddha. Poco dopo egli riunì il Sangha e interrogò i monaci: “È vero, monaci, che avete fatto questo?”
“È vero, signore.”
Il Buddha li rimproverò… “Uomini stolti, come avete potuto fare questo? Questo influenzerà la fede della gente…” … “E, monaci, questa regola di pratica dovrebbe essere così recitata:
Giudizio finale
“Se un capofamiglia maschio o femmina non imparentato invita il monaco a prendere molte vesti, egli dovrebbe accettare al massimo un sarong e una veste superiore. Se ne accetta di più, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione.”
Definizioni
Quel monaco:
il monaco a cui è stata rubata la veste.
Non imparentato:
chiunque non sia un discendente dei propri antenati maschi da otto generazioni, né da parte di madre né da parte di padre.
Capofamiglia maschio:
qualsiasi uomo che vive in casa.
Capofamiglia donna:
qualsiasi donna che vive in casa.
Molte vesti:
molte vesti.
Invita a prendere:
dicendo: “Prendetene quante ne volete.”
Deve accettare al massimo un sarong e una veste superiore:
se si perdono tre vesti, deve accettarne due; se si perdono due vesti, deve accettarne una; se si perde una veste, non deve accettarne nessuna.
Se ne accetta di più:
se chiede di più, allora per lo sforzo c’è un atto di cattiva condotta. Quando ottiene la veste, questa diventa soggetta a rinuncia. La veste deve essere ceduta a un sangha, a un gruppo o a un individuo. “E, monaci, dovrebbe essere ceduta in questo modo: “Venerabili, questa veste, che ho ricevuto dopo averne chiesta troppa a un capofamiglia estraneo, deve essere ceduta. La cedo al Sangha. … il Sangha dovrebbe dare… voi dovreste dare… Vi restituisco questa veste.”
Permutazioni
Se la persona non ha legami di parentela e il monaco la percepisce come tale, e le chiede troppe vesti, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione. Se la persona non ha legami di parentela, ma il monaco non ne è sicuro, e le chiede troppe vesti, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione. Se la persona non ha legami di parentela, ma il monaco la percepisce come affine, e le chiede troppe vesti, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione.
Se la persona è imparentata, ma il monaco la percepisce come non imparentata, commette un’offesa di condotta errata. Se la persona è imparentata, ma il monaco non ne è sicuro, commette un reato di condotta errata. Se la persona è imparentata e il monaco la percepisce come tale, non c’è reato.
Nessuna colpa
Non c’è colpa: se prende troppo, ma con l’intenzione di restituire il resto; se donano dicendo: “Il resto è per te.”; se dona, ma non perché gli hanno rubato le vesti; se dona, ma non perché le sue vesti sono andate perdute; se è da parte di parenti; se è da parte di chi ha fatto un invito; se è per mezzo dei suoi stessi beni; se è pazzo; se è la prima colpa.
La regola di pratica su più vesti, la settima, è terminata.
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Brahmali. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Nissaggiya Pācittiya