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Np 27: Mahāpesakāra – Corruzione dei tessitori

Storia
Un tempo, quando il Buddha soggiornava a Sāvatthī nel monastero di Anāthapiṇḍika, un uomo che stava per partire disse a sua moglie: “Per favore, compra del filo, portalo ai tessitori, fagli tessere una veste e metti la veste da parte. Quando tornerò, la darò al venerabile Upananda.”
Un monaco durante il giro per l’elemosine sentì quell’uomo pronunciare quelle parole. Allora andò da Upananda il Sakya e gli disse: “Upananda, tu hai molti meriti. In un certo luogo ho sentito un uomo che, prima di partire, diceva a sua moglie di far tessere una veste in modo da poterla donare a te al suo ritorno.”
“È un mio seguace.” E anche il tessitore era un seguace di Upananda.
Upananda allora andò da quel tessitore e gli disse: “Questa veste che stai tessendo per me, falla lunga e larga. E che sia ben tessuta, ben cucita, ben tesa e ben lavorata.”
“Venerabile, hanno già comprato del filo e me lo hanno dato, dicendomi di tessere la veste con quello. Non sarò in grado di farla lunga, larga o a trama fitta. Ma sono in grado di farla ben tessuta, ben tesa, ben cucita e ben lavorata.”
“Basta che sia lunga, larga e ben tessuta. Ci sarà abbastanza filo.”
Poi, quando tutto il filo fu esaurito, il tessitore andò da quella donna e disse: “Signora, ho bisogno di altro filo.”
“Ma non ti avevo detto di tessere la veste con quel filo?”
“L’hai fatto. Ma il venerabile Upananda mi ha detto di farla lunga, larga e ben tessuta. E ha detto che ci sarebbe stato abbastanza filo.” La donna allora gli diede di nuovo tanto filo come la prima volta.
Quando Upananda seppe che il marito era tornato dai suoi viaggi, andò a casa sua e si sedette sul posto preparato. Quell’uomo gli si avvicinò, si inchinò e si sedette. Poi disse alla moglie: “La veste è stata tessuta?”
“Sì, è stata tessuta.”
“Per favore, portala. La donerò al venerabile Upananda.”
La donna prese la veste, la diede al marito e gli raccontò l’accaduto. Dopo aver dato la veste a Upananda, questi si lamentò e lo criticò: “Questi monaci sakya hanno grandi desideri, non si accontentano. Non è facile donare loro la veste. Come poteva il venerabile Upananda andare dai tessitori e dire che tipo di veste voleva senza prima essere invitato da me?”
I monaci ascoltarono le lamentele di quell’uomo e si lamentarono e criticarono Upananda: “Come può il venerabile Upananda andare dai tessitori di un capofamiglia e dire che tipo di veste vuole senza essere stato prima invitato?”
Dopo averlo rimproverato in molti modi, lo raccontarono al Buddha. Poco dopo egli riunì il Sangha e interrogò Upananda: “È vero, Upananda, che hai fatto questo?”
“È vero, signore.”
“È un tuo parente?”
“No, signore.”
“Stolto, le persone che non hanno rapporti di parentela non sanno cosa è appropriato e cosa è inappropriato, cosa è buono e cosa è cattivo, nel trattare con gli altri. E nonostante ciò hai fatto questo. Questo influenzerà la fede delle persone…” … “E, monaci, questa regola di pratica dovrebbe essere così recitata:

Giudizio finale
“Se un capofamiglia maschio o femmina fa tessere dai tessitori una veste per un monaco estraneo e, senza essere stato prima invitato, quel monaco va da quei tessitori e specifica il tipo di veste che vuole, dicendo: “Questa veste che state tessendo per me, fatela lunga e larga; fatela ben tessuta, ben cucita, ben tesa e ben lavorata, e forse vi farò anche un piccolo regalo”, allora, dicendo questo e poi facendo loro un piccolo regalo, anche un po’ di cibo elemosinato, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione.”

Definizioni
Per un monaco:
a beneficio di un monaco; facendo di un monaco l’oggetto della considerazione, si vuole donare a lui.
Non imparentato:
chiunque non sia un discendente dei propri antenati maschi da otto generazioni, né da parte di madre né da parte di padre.
Capofamiglia maschio:
qualsiasi uomo che vive in casa.
Capofamiglia donna:
qualsiasi donna che vive in casa.
Dai tessitori:
da coloro che tessono.
Veste:
uno dei sei tipi di veste, ma non più piccola di quella che può essere assegnata a un altro.
Si fa tessere:
sta facendo tessere.
Se quel monaco:
il monaco che si sta facendo tessere la veste.
Senza essere prima invitato:
senza che prima gli sia stato detto: “Venerabile, che tipo di veste ti serve? Che tipo di veste devo far tessere per te?”
Va da quei tessitori:
andando a casa loro, salendo da loro ovunque.
Specifica il tipo di veste che desidera:
“Questa veste che state tessendo per me, fatela lunga e larga; fatela ben tessuta, ben tesa, ben cucita e ben lavorata; e forse vi darò anche un piccolo dono.”
Poi, nel dire questo e dopo aver dato loro un piccolo dono, anche un po’ di cibo elemosinato, un pasto, cibo fresco, del sapone, un dentifricio, un pezzo di spago, e anche se dà un insegnamento. Se il tessitore la fa lunga o larga o ben tessuta a causa della dichiarazione del monaco, allora per lo sforzo compiuto c’è un atto di cattiva condotta. Quando ottiene la veste, questa diventa soggetta a rinuncia. La veste deve essere ceduta a un Sangha, a un gruppo o a un individuo. “E, monaci, dovrebbe essere ceduta in questo modo: “Venerabili, questa veste, per la quale sono andato dai tessitori di un capofamiglia non imparentato e ho detto che tipo di veste volevo senza prima essere invitato, deve essere ceduta. La cedo al Sangha. … il Sangha dovrebbe dare… voi dovreste dare… Vi restituisco questa veste.”

Permutazioni
Se il capofamiglia non ha legami di parentela e il monaco lo percepisce come tale e, senza essere stato prima invitato, si reca dai loro tessitori e specifica il tipo di veste che desidera, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione. Se il capofamiglia non ha legami di parentela, ma il monaco non ne è sicuro e, senza essere stato prima invitato, si reca dai loro tessitori e specifica il tipo di veste che desidera, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione. Se il capofamiglia non ha legami di parentela, ma il monaco lo percepisce come tale e, senza essere stato prima invitato, si reca dai loro tessitori e specifica il tipo di veste che desidera, commette una colpa che comporta la rinuncia e la confessione.
Se il capofamiglia ha un legame di parentela, ma il monaco lo percepisce come estraneo, commette una colpa di cattiva condotta. Se il capofamiglia ha un legame di parentela, ma il monaco non ne è sicuro, commette una colpa di cattiva condotta. Se il capofamiglia ha un legame di parentela e il monaco lo percepisce come tale, non c’è alcun colpa.

Nessuna colpa
Non c’è colpa: se è da parte di parenti; se è da parte di chi ha fatto un invito; se è a beneficio di qualcun altro; se è per mezzo di beni propri; se qualcuno vuole far tessere una veste costosa, ma lui fa tessere una veste economica; se è pazzo; se è la prima colpa.
La lunga regola di pratica sui tessitori, la settima, è terminata.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Brahmali. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

Testo: Nissaggiya Pācittiya