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Milindapañha: Libro VII – Le similitudini, cap. VI

51. Il ragno di strada

1. “Venerabile Nagasena, quella qualità del ragno di cui dite che bisogna avere, qual è?”
“Proprio come, o re, il ragno di strada tesse la sua tela sulla strada, e qualunque cosa in essa catturata, verme, mosca o scarafaggio, la prende e la mangia; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe stendere la tela della rete della padronanza di sé sulle sei porte (dei suoi sensi), e se qualche mosca del male fosse catturata, lì la dovrebbe uccidere. Questa, o re, è quella qualità del ragno di strada che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Anuruddha:
“La sua mente dovrebbe chiudere, alle sei porte,
con padronanza di sé, il primo e migliore dei doni,
e se qualche pensiero maligno dentro fosse catturato
lo dovrebbe uccidere con la spada della visione profonda.”

52. Il lattante

2. “Venerabile Nagasena, quella qualità del lattante di cui dite che bisogna avere, qual è?”
“Proprio come, o re, il lattante si attacca a proprio vantaggio, e se vuole del latte, piange; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe attaccarsi al proprio bene ed in ogni cosa – nell’insegnare, nel porre domande e nel rispondere a domande, nella condotta di vita, nella solitudine, nel frequentare i maestri, nel coltivare le buone amicizie – dovrebbe agire conoscendo il Dhamma. Questa, o re, è quella qualità del lattante che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nel Digha Nikaya, nel Suttanta della Grande Malattia:
“Sii zelante, ti prego, Ananda, per tuo beneficio. Dedicati al tuo bene. Sii serio, sii vivido, intento al proprio bene.”

53. La tartaruga terrestre

3. “Venerabile Nagasena, quella qualità della tartaruga terrestre di cui dite che bisogna avere, qual è?”
“Proprio come, o re, la tartaruga terrestre, avendo paura dell’acqua, frequenta luoghi da essa lontani, e con tale abitudine di evitare l’acqua vive di più; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, vedendo il pericolo nella mancanza di serietà, dovrebbe essere consapevole dei vantaggi della serietà. Perché da quella percezione di pericolo della negligenza, il suo ascetismo non svanisce, anzi si rafforza verso il Nibbana. Questa, o re, è quella qualità della tartaruga terrestre che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nel Dhammapada:
“Il monaco che gode della serietà,
che vede il pericolo dell’indifferenza,
non cadrà dalla sua elevata condizione,
ma dimorerà nella realtà del Nibbana.”

54. La vetta di montagna

4. “Venerabile Nagasena, quelle cinque qualità della vetta di montagna di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, la vetta di montagna è un nascondiglio per il malvagio; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe mantenere segrete le offese e le colpe degli altri, e non rivelarle. Questa, o re, è la prima qualità della vetta di montagna che bisogna avere.

5. Ed inoltre, o re, come la vetta di montagna è priva di molta gente; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe essere privo di avidità, rabbia, orgoglio, della rete delle false dottrine e di tutte le cattive disposizioni. Questa, o re, è la seconda qualità della vetta di montagna che bisogna avere.

6. Ed inoltre, o re, come la vetta di montagna è un luogo solitario, lontana da grandi folle; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe dedicarsi alla solitudine, libero dal male, da indegne qualità, da quelle qualità non nobili. Questa, o re, è la terza qualità della vetta di montagna che bisogna avere.

7. Ed inoltre, o re, come la vetta di montagna è limpida e pura; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe essere buono, felice e senza presunzione. Questa, o re, è la quarta qualità della vetta di montagna che bisogna avere.

8. Ed infine, o re, come la vetta di montagna è la risorsa dei nobili; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe essere ricercato dai nobili. Questa, o re, è la quinta qualità della vetta di montagna che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nell’eccelso Samyutta Nikaya:

“Con gli uomini solitari, quei nobili,
le cui menti, strettamente propense verso la condizione di Arahat,
scalano facilmente le vette della contemplazione,
saldi nello zelo e saggi nella sacra parola –
con costoro si dovrebbe dimorare e comunicare.”

55. L’albero

9. “Venerabile Nagasena, quelle tre qualità dell’albero di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, l’albero porta frutti e fiori; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe portare i fiori della liberazione ed i frutti dell’Ascetismo. Questa, o re, è la prima qualità dell’albero che bisogna avere.

10. Ed inoltre, o re, come l’albero fa ombra agli uomini che si avvicinano o stanno sotto; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe accogliere con gentilezza, sia per bisogno fisico e per necessità religiose, coloro che lo servono e sono vicino a lui. Questa, o re, è la seconda qualità dell’albero che bisogna avere.

11. Ed inoltre, o re, come l’albero non fa discriminazioni a chi fa ombra; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, non dovrebbe fare discriminazioni fra gli uomini, ma distribuire lo stesso amore a coloro, che rubano, o fanno del male, o che gli sono nemici, e a coloro che sono pari a lui. Questa, o re, è la terza qualità dell’albero che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Sariputta, il Comandante della Fede:

“Devadatta, che ha cercato di ucciderlo;
Angulimala, capo dei banditi;
l’elefante liberato per ucciderlo;
e Rahula, il buono, l’unico figlio –
il saggio accoglie tutti allo stesso modo.”

56. La pioggia

12. “Venerabile Nagasena, quelle cinque qualità della pioggia di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, la pioggia riduce qualsiasi polvere; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe ridurre la polvere e lo sporco di ogni cattiva disposizione che può sorgere in lui. Questa, o re, è la prima qualità della pioggia che bisogna avere.

13. Ed inoltre, o re, come la pioggia allevia il calore del terreno; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe lenire l’intero mondo degli uomini e dei deva con il sentimento del suo amore. Questa, o re, è la seconda qualità della pioggia che bisogna avere.

14. Ed inoltre, o re, come la pioggia fa crescere ogni tipo di vegetazione; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe far nascere la fede in tutti gli esseri, e far crescere quel seme della fede nelle tre Realizzazioni, non soltanto le minori realizzazioni di gloriose rinascite in paradisi o in terra, ma anche la realizzazione del sommo bene, la beatitudine della condizione di Arahat. Questa, o re, è la terza qualità della pioggia che bisogna avere.

15. Ed inoltre, o re, come la nuvola di pioggia, nascendo nell’alta stagione, offre protezione all’erba, agli alberi, alle piante rampicanti, ai cespugli, alle erbe medicinali e ai signori dei boschi che crescono sulla superficie della terra; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, coltivando l’abitudine della meditazione, dovrebbe proteggere con la meditazione la sua condizione di Asceta, perché tutte le buone qualità si trovano nella meditazione. Questa, o re, è la quarta qualità della pioggia che bisogna avere.

16. Ed infine, o re, come la pioggia quando cade riempie i fiumi, le cisterne, i laghi artificiali, le grotte, gli abissi, gli stagni, le buche, i pozzi con acqua; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe far cadere la pioggia del Dhamma – secondo i testi tramandati della tradizione, e così riempire di benessere la mente di coloro che desiderano gli insegnamenti. Questa, o re, è la quinta qualità della pioggia che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Sariputta, il Comandante della Fede:

“Quando il Grande Saggio vede da lontano un uomo,
anche a cento o a mille leghe,
maturo per l’illuminazione, immediatamente va
e gentilmente lo guida verso il sentiero del Dhamma.”

57. Il diamante

17. “Venerabile Nagasena, quelle tre qualità del diamante di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, il diamante è completamente puro; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe essere perfettamente puro nei suoi modi di vivere. Questa, o re, è la prima qualità del diamante che bisogna avere.

18. Ed inoltre, o re, come il diamante non può essere mescolato con altra sostanza; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, non dovrebbe mai mescolarsi con cattivi uomini come amici. Questa, o re, è la seconda qualità del diamante che bisogna avere.

19. Ed inoltre, o re, come il diamante è incastonato con le gemme più costose; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe associarsi con i sommi, con uomini che sono entrati nel primo o nel secondo o nel terzo stadio del Nobile Sentiero, con i gioielli degli Arahat, degli asceti, della triplice Saggezza, o nella sestupla Profonda Visione. Questa, o re, è la terza qualità del diamante che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nel Sutta Nipata:

“Lasciate che il puro si associ con il puro,
sempre saldo nel ricordo;
dimorando saggiamente ed in armonia
così porrete fine alla sofferenza.”

58. Il cacciatore

20. “Venerabile Nagasena, quelle quattro qualità del cacciatore di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, il cacciatore è instancabile, così anche, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe essere instancabile. Questa, o re, è la prima qualità del cacciatore che bisogna avere.

21. Ed inoltre, o re, come il cacciatore mantiene la sua attenzione fissa sul cervo; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe mantenere la sua attenzione fissa sull’oggetto particolare che è il soggetto del suo pensiero. Questa, o re, è la seconda qualità del cacciatore che bisogna avere.

22. Ed inoltre, o re, come il cacciatore conosce il tempo giusto per il suo lavoro; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe conoscere il tempo giusto per la meditazione, dicendo a se stesso: “Ora è tempo di meditare. Ora è tempo di uscire dalla meditazione.” Questa, o re, è la terza qualità del cacciatore che bisogna avere.

23. Ed infine, o re, come il cacciatore nel vedere un cervo gioisce al pensiero: “Lo prenderò!”; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe godere nel vedere un oggetto per la contemplazione, e gioire al pensiero: “Comprenderò l’idea specifica che sto cercando.” Questa, o re, è la quarta qualità del cacciatore che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Mogharaga:

“L’asceta che, con la mente rivolta al Nibbana,
ha acquisito un oggetto per guidare i suoi pensieri,
dovrebbe essere colmo di gioia all’idea:
“Con questo raggiungerò la meta finale.”

59. Il pescatore

24. “Venerabile Nagasena, quelle due qualità del pescatore di cui dite che bisogna avere,quali sono?”

“Proprio come, o re, il pescatore tira su il pesce con il suo amo; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe tirare su con la sua conoscenza i frutti ultimi dell’Ascetismo. Questa, o re, è la prima qualità del pescatore che bisogna avere.

25. Ed inoltre, o re, come il pescatore con un piccolo sacrificio ottiene un grande guadagno; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe rinunciare agli adescamenti del mondo; allora con quella rinuncia otterrà i frutti migliori dell’Ascetismo. Questa, o re, è la seconda qualità del pescatore che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Rahula:

“Rinunciando agli adescamenti del mondo si otterrà
lo stato privo di avidità, rabbia e colpa –
quelle condizioni della vita senziente – e si sarà liberi,
liberi dalla brama che provano i mortali, e si otterranno
i frutti dell’Eccelso Sentiero
e i sei modi della Profonda Visione.”

60. Il falegname

26. “Venerabile Nagasena, quelle due qualità del falegname di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, il falegname sega il legno lungo la linea dello spago annerito (messo da lui come guida); allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, seguendo la rettitudine come guida e avendo nella mano della fede la sega della conoscenza, dovrebbe tagliare le sue cattive disposizioni secondo la dottrina tramandata dai Conquistatori. Questa, o re, è la prima qualità del falegname che bisogna avere.

27. Ed inoltre, o re, proprio come il falegname, scartando le parti molli del legno, prende le parti dure; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, abbandonando il sentiero della discussione su tesi inutili, cioè: la teoria della vita eterna – la teoria del “lasciateci mangiare e bere perchè domani possiamo morire – la teoria che anima e corpo sono tutt’uno, che l’anima è una cosa ed il corpo un altro – che tutti gli insegnamenti sono eccellenti – che ciò che non è fatto no serve a nulla – che le azioni degli uomini non hanno importanza – che la vita santa non è utile – che alla distruzione degli esseri appaiono nove nuovi tipi di esseri – che gli elementi costituenti degli esseri sono eterni – che chi commette un atto ne sperimenta il risultato – che uno agisce ed un altro sperimenta il risultato di tale azione – altre teorie del Kamma o di false teorie sui risultati delle azioni – abbandonando, io dico, tutte queste tesi, i sentieri che conducono all’eresia, egli dovrebbe imparare la reale natura di quegli elementi costituenti di cui ogni individualità, per il breve termine della sua individualità, è composta e così raggiungere quello stato privo di avidità, avversione ed ignoranza, in cui le eccitazioni dell’individualità non si conoscono più, e che quindi viene designato il Vuoto Supremo. Questa, o re, è la seconda qualità del falegname che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nel Sutta Nipata:

“Liberatevi del sudiciume! Mettete da parte l’immondizia!
Vagliate la pula, gli uomini che mantengono
coloro che così non sono, come veri Asceti!
Liberatevi di coloro che dimorano con cattivi pensieri,
di chi segue cattivi modi di vivere!
Siate puri e riflessivi, dimorate con costoro,
siate amici di chi è puro anch’esso!”

[Qui finisce il Sesto Capitolo.]

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di T. W. Rhys Davids. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoMilindapañha