Skip to content

Milindapañha: Libro VII – Le similitudini, cap. I

1. “Venerabile Nagasena, di quante qualità deve essere dotato un membro dell’Ordine (un monaco) per realizzare lo stato di Arahat?”

“Il monaco, o re, che desidera raggiungere lo stato di Arahat deve avere:

1. Una qualità dell’asino

2. e cinque del gallo

3. ed una dello scoiattolo

4. ed una della femmina di pantera

5. e due del maschio di pantera

6. e cinque della tartaruga

7. e una del bambù

8. ed una dell’arco

9. e due del corvo

10. e due della scimmia

11. ed una della zucca

12. e tre del loto

13. e due del seme

14. ed una dell’albero di Sal

15. e tre di una nave

16. e due dell’ancora

17. ed una dell’albero maestro

18. e tre del timoniere

19. ed una del marinaio

20. e cinque dell’oceano

21. e cinque della terra

22. e cinque dell’acqua

23. e cinque del fuoco

24. e cinque del vento

25. e cinque della roccia

26. e cinque dello spazio

27. e cinque della luna

28. e sette del sole

29. e tre di Sakka

30. e quattro di un monarca supremo

31. ed una della formica bianca

32. e due del gatto

33. ed una del topo

34. ed una dello scorpione

35. ed una della mangusta

36. e due dello sciacallo

37. e tre del cervo

38. e quattro del toro

39. e due del cinghiale

40. e cinque dell’elefante

41. e sette del leone

42. e tre dell’uccello Kakravaka

43. e due dell’uccello Penahika

44. ed una del piccione domestico

45. e due della civetta

46. ed una della gru

47. e due del pipistrello

48. ed una della sanguisuga

49. e tre del serpente

50. ed una del serpente di roccia

51. ed una del ragno di strada

52. ed una del lattante

53. ed una della tartaruga terrestre

54. e cinque della vetta di montagna

55. e tre dell’albero

56. e cinque della pioggia

57. e tre del diamante

58. e quattro del cacciatore

59. e due del pescatore

60. e due del falegname

61. ed una della brocca

62. e due del ferro nero

63. e tre del parasole

64. e tre della risaia

65. e due della medicina

66. e tre del cibo

67. e quattro dell’arciere

68. e quattro del re

69. e due del custode

70. e due della mola

71. e due della lampada

72. e due del pavone

73. e due del destriero

74. e due del pubblicano

75. e due del limite

76. ed una della bilancia

77. e due della spada

78. e due del pesce

79. ed una del debitore

80. e due del malato

81. e due del cadavere

82. e due del fiume

83. e due del bufalo

84. e due della strada

85. e due dell’esattore

86. e tre del ladro

87. ed una del falco

88. ed una del cane

89. e tre del medico

90. e due di una donna incinta

91. ed una dello yak

92. e due della gallina

93. e tre della colomba

94. e due dal guercio

95. e tre dell’agricoltore

96. ed una della femmina di sciacallo

97. e due della stoffa del tintore

98. ed una di un cucchiaio

99. ed una dell’usuraio

100. ed una di un collezionista

101. e due di un cocchiere

102. e due di un capo-villaggio

103. ed una di un sarto

104. ed una di un timoniere

105. e due di un’ape.

Qui finisce il Sommario.


1. L’asino

2. “Venerabile Nagasena, qual è quella qualità dell’asino di cui dite che bisogna avere?”
“Proprio come, o re, l’asino, ovunque si sdrai – sia su un cumulo di polvere, o in luogo aperto dove si incrociano quattro strade, o tre, o all’ingresso di un villaggio, o su della paglia – in nessun posto riposa a lungo; così, o re, dovrebbe essere lo strenuo monaco, serio nello sforzo, che ovunque stenda la sua stuoia per riposare – sia sull’erba, o su foglie, o su un letto di spine, o sulla nuda terra – non deve abbandonarsi al torpore. Questa è la qualità dell’asino che dovrebbe avere. Perciò così è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva:
“Dormendo su cuscini di pula, i miei discepoli, o monaci
rimangono seri ed ardenti nella strenua lotta.”
E anche questo è stato detto dal Venerabile Sariputta, il Comandante della Fede:
“Se non piove così intensamente
quando si è seduti immersi in profonde meditazioni –
non ha importanza l’agiatezza per colui che ricerca lo stato di Arahat!”

2. Il gallo

3. “Venerabile Nagasena, quelle cinque qualità del gallo di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, un gallo si alza presto e per tempo, così, o re, dovrebbe lo strenuo monaco, serio nello sforzo, pulire lo spazio aperto intorno al Dagaba, e dopo aver preparato l’acqua da bere da usare durante il giorno, essersi vestito e lavato, dovrebbe inchinarsi davanti al Dagaba, e poi rendere visita ai monaci anziani, e dopo, entrare a tempo debito nella sala di meditazione. Così, o re, è la prima qualità del gallo che bisogna avere.

4. Ed inoltre, o re, come un gallo si alza presto e per tempo, così dovrebbe lo strenuo monaco, serio nello sforzo, alzarsi presto e per tempo per pulire lo spazio aperto intorno al Dagaba, e dopo aver preparato l’acqua da bere da usare durante il giorno, essersi vestito e lavato, dovrebbe inchinarsi davanti al Dagaba, ed entrare a tempo debito nella sala di meditazione. Così, o re, è la seconda qualità del gallo che bisogna avere.

5. Ed inoltre, o re, come un gallo costantemente perlustra la terra per beccare qualcosa da mangiare, così, o re, dovrebbe lo strenuo monaco, serio nello sforzo, praticare continuamente l’autocontrollo ogni volta che mangia, ricordandosi: “Mangio questo, non per cercare piacere o soddisfazione, né bellezza fisica, né eleganza della forma, ma semplicemente per mantenere il mio corpo in vita, come un mezzo per alleviare la fame, e come aiuto nella pratica della vita santa. Così porrò fine a tutte le mie precedenti sofferenze, e non ci saranno altre sofferenze future; e quindi sarò libero da biasimo e dimorerò in pace.” Questa, o re, è la terza delle qualità del gallo che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva:

“Come carne di un bambino nel selvaggio deserto
O spalmando del grasso sulla ruota,
Solamente per mantenersi in vita,
prende cibo, quando ne ha bisogno.”

6. Ed inoltre, o re, come il gallo, anche se ha occhi, di notte è cieco, così, o re, dovrebbe lo strenuo monaco, serio nello sforzo, anche se non è cieco, essere come un cieco. Sia nella foresta, o durante la sua questua quotidiana, dovrebbe essere cieco, sordo e muto verso tutti i piaceri della forma, o del suono, o del sapore, o dell’odore, o del tatto, non dovrebbe farli oggetti del suo pensiero, né dovrebbe avere una speciale e accurata attenzione per loro. Questa, o re, è la quarta delle qualità del gallo che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Maha Kakkayana:

“Chi ha occhi sia come un cieco,
e chi sente sia come il sordo,
chi parla sia come il muto,
l’uomo forte sia come il debole.
Appena un nuovo oggetto sorge alla sua comprensione,
sul dolce giaciglio della beata pace del Nibbana
lasciatelo giacere e riposare.”

7. Ed inoltre, o re, come il gallo, anche se perseguitato con zolle, bastoni, mazze e randelli non abbandonerà la sua dimora; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo – sia quando è impegnato nel rammendare le vesti o in lavori quotidiani, o nel dare insegnamenti, o nel ricevere insegnamenti, – non dovrebbe mai abbandonare la sua presenza mentale. Poiché, o re, la sua presenza mentale è la sua abituale dimora. Questa, o re, è la quinta delle qualità del gallo che bisogna avere. E questo, o re, è stato detto dal Beato, il signore dei deva:

“E qual è, o monaci, la dimora del monaco, il suo giusto regno? E’ questo: i quattro fondamenti della presenza mentale.”

Ed anche questo, o re, è stato detto dal Venerabile Sariputta, il Comandante della Fede:

“L’elefante distingue il buon cibo
da quello cattivo, sa cosa gli dà sussistenza,
ed anche quando dorme controlla la sua proboscide –
così ogni figlio del Buddha, serio nello zelo,
non faccia mai violenza alla parola del Glorioso,
né rechi danno alla padronanza di sé, il migliore dei doni.”

3. Lo scoiattolo

8. “Venerabile Nagasena, quella qualità dello scoiattolo di cui dite che bisogna avere, qual è?”

“Proprio come lo scoiattolo, o re, quando un nemico cerca di catturarlo, batte la sua coda a terra fino a gonfiarsi, e poi con la sua coda come un battaglio manda via il nemico; allo stesso modo, o re, dovrebbe lo strenuo monaco, serio nello sforzo, quando il suo nemico, la colpa, cerca di catturarlo, battere il battaglio dell’autocontrollo finché si gonfia, per poi scacciare con il battaglio dell’autocontrollo le cattive inclinazioni. Questa, o re, è la qualità dello scoiattolo che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Kula Panthaka:

“Quando le colpe, distruttori dei guadagni
avuti con la vita di un asceta, cadono su di noi,
dovrebbero essere distrutte, sempre,
con la mazza del risoluto autocontrollo.”

4. La femmina di pantera

9. “Venerabile Nagasena, quella qualità della femmina di pantera di cui dite che bisogna avere, qual è?”

“Proprio come, o re, la femmina di pantera concepisce una volta sola, e non ricorre poi al maschio di nuovo; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo – nel vedere come futuri concepimenti e nascite implicano un periodo di gestazione ed una caduta da ogni stato appena raggiunto, e dissoluzione e morte e distruzione, nel vedere gli orrori della trasmigrazione e della rinascita in stati infelici, la loro tortura, il loro tormento – dovrebbe fermamente volere di non entrare mai più in una esistenza futura. Questa, o re, è la qualità della femmina di pantera che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nel Sutta Nipata, nel Sutta di Dhaniya il vaccaro:

“Come un forte toro che ha spezzato le catene che lo legavano,
o l’elefante che si è fatto strada nella giungla,
così io non entrerò mai più in un utero –
ed ora, se vuoi, fai piovere, deva della pioggia.”

5. Il maschio di pantera

10. “Venerabile Nagasena, quelle due qualità della pantera di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, la pantera, stando in agguato in luoghi selvaggi, dietro un cespuglio d’erba alta o di arbusti, o fra le rocce, cattura il cervo; allo stesso modo, o re, dovrebbe lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dimorare in luoghi solitari, ai piedi di un albero, sul vette di montagne, in caverne o grotte, in cimiteri, in foreste, sotto il cielo, su letti di paglia, in pace, in luoghi tranquilli, al riparo da forti venti, e nascosto da sguardi umani. Poiché lo strenuo monaco, o re, che frequenti tali posti solitari, presto diventerà padrone delle sei forme della trascendente visione profonda. Questa, o re, è la prima delle qualità della pantera che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dai Venerabili che hanno raccolto le scritture:

“Come la pantera stando in agguato cattura il cervo,
così i figli del Buddha, armati di visione profonda e rettitudine,
vivendo in solitudine guadagnano quel Frutto che è il migliore.”

11. Ed inoltre, o re, come la pantera, qualunque sia la preda uccisa, non la mangerà mai se è caduta dal lato sinistro; allo stesso modo, o re, dovrebbe lo strenuo monaco, serio nello sforzo, non consumare cibo procurato da doni di bambù, o foglie di palma, o fiori, o frutti, o bagni, o chunam [un tipo di gesso], o stuzzicadenti, o acqua per lavarsi; o con adulazione, o col compiacere i laici con dolci parole, sopprimendo la verità ed ingannando, o con l’accarezzare i loro bambini, o col portare messaggi di casa in casa, o con il curarli, o con l’agire da mediatore, o come messaggero d’affari e di cerimonie, o con lo scambiare con loro beni avuti con le offerte, o per compiacerli ridare loro vesti, cibo ed altro prima ricevuti, o suggerire loro consigli per far fortuna, o su giorni fortunati, o su segni fortunati (sui corpi dei loro figli alla nascita), o con altri di quei modi errati di ottenere quel modo di vita condannati dal Buddha – nessun cibo così procurato dovrebbe mangiare, come la pantera non mangerà nessuna preda caduta sul lato sinistro. Questa è la seconda delle qualità della pantera che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Sariputta, il Comandante della Fede:

“Questo cibo, così dolce, è stato procurato
mediante imposizione data da discorsi,
quindi se lo consumassi
il mio modo di vivere sarebbe biasimato.

Ora anche se oppresso da una terribile fame
il mio stomaco sembra alzarsi ed andare,
mai distruggerò il mio modo di vivere
anche a costo di sacrificare la mia stessa vita.”

6. La tartaruga

12. “Venerabile Nagasena, quelle cinque qualità della tartaruga di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, la tartaruga, che è un animale acquatico, si attiene all’acqua; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe espandere il suo cuore al mondo intero con amore e compassione – in modo possente, abbondante, oltre misura, privo di odio e cattiveria – verso tutte le creature viventi. Questa, o re, è la prima delle qualità della tartaruga che bisogna avere.

13. Ed inoltre, o re, proprio come la tartaruga, mentre nuota in acqua ed alza la sua testa, se scorge qualcuno, subito si immerge nelle profondità, nascondendosi alla vista; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe, quando le cattive inclinazioni lo catturano, immergersi nelle acque profonde della meditazione, così da non farsi afferrare. Questa, o re, è la seconda delle qualità della tartaruga che bisogna avere.

14. Ed inoltre, o re, proprio come la tartaruga riemerge dall’acqua per incontrare il sole; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo – quando riemerge (mentalmente) dalla meditazione – o seduto, o disteso, o camminando – dovrebbe incontrare il sole della sua mente per affrontare la Grande Lotta contro le cattive disposizioni. Questa, o re, è la terza delle qualità della tartaruga che bisogna avere.

15. Ed inoltre, o re, proprio come la tartaruga, dopo aver scavato una buca nel terreno, dimora da sola; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dopo aver rinunciato a guadagni, onori e lodi, dovrebbe dimorare da solo, tuffandosi nelle solitudini di luoghi vuoti e solitari, in boschi, foreste, colline, grotte e caverne, silenziose e tranquille. Questa, o re, è la quarta delle qualità della tartaruga che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Upasena, dei figli dei Vaganta:

“Luoghi solitari e tranquilli, tane
di cervi, e di animali selvaggi,
li dovrebbe cercare il monaco come sua dimora,
per amore della dolce solitudine.”

16. Ed inoltre, o re, come la tartaruga, quando incontra qualcuno, subito ritira testa e membra nel suo carapace, nascondendosi e restando silenziosa per salvarsi; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, se viene catturato da forme, o suoni, o odori, o sapori, o sensazioni, dovrebbe chiudere il cancello dell’autocontrollo alle sei porte dei sensi, coprire la sua mente con l’autocontrollo, e continuare in modo costante nella presenza mentale e nella contemplazione per salvare la sua vita santa. Questa, o re, è la quinta delle qualità della tartaruga che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nell’eccelso Samyutta Nikaya, nel Sutta della parabola della tartaruga:

“Come la tartaruga ritira le sue membra nel carapace,
così il monaco seppellisca i pensieri della sua mente,
indipendente, senza recare danno alcuno,
libero, senza parlar male di nessuno.”

7. Il bambù

17. “Venerabile Nagasena, quella qualità del bambù di cui dite che bisogna avere, qual è?”

“Proprio come, o re, il bambù, ovunque soffi la burrasca, si piega nella stessa direzione, seguendo la propria natura; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe seguire l’intero insegnamento del Maestro, la parola del Buddha, il Beato conformandosi fermamente a tutte le cose rette e non biasimevoli, dovrebbe ricercare le qualità della stessa vita santa. Questa, o re, è quella qualità del bambù che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Rahula:

“Sempre in accordo con la parola del Buddha
e fermo in tutti gli atti retti e non biasimevoli,
sono andato oltre la rinascita in ogni mondo.”

8. L’arco

18. “Venerabile Nagasena, quella qualità dell’arco di cui che bisogna avere, qual è?”

“Proprio come, o re, un arco bilanciato e ben fatto si inarca egualmente da un capo all’altro, senza fare resistenza, come un palo; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe facilmente piegarsi in accordo con tutti gli altri monaci – anziani, novizi, monaci semplici, o dello stesso suo grado – e non rifiutarli. Questa, o re, è quella qualità dell’arco che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nel Vidhura Punnaka Gataka:

“Si pieghi il saggio come l’arco, come la canna,
non al contrario. Così risiederà nella dimora del re.”

9. Il corvo

19. “Venerabile Nagasena, quelle due qualità del corvo di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, il corvo va in giro pieno di apprensione e di sospetto, sempre vigile ed in guardia; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe andare in giro pieno di apprensione e di sospetto, sempre vigile ed in guardia, in piena padronanza di sé, con tutti i sensi sotto controllo. Questa, o re, è la prima delle qualità del corvo che bisogna avere.

20. Ed inoltre, o re, come il corvo, qualsiasi cosa veda o mangi, lo divide con gli altri; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe sempre dividere ogni cosa con gli altri, senza distinzione di persone o di quantità di ogni legittimo dono ricevuto, persino del contenuto della sua scodella. Questa, o re, è la seconda qualità del corvo che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Sariputta, il Comandante della Fede:

“Tutto ciò che mi donano, austero in vita,
tutto ciò, così com’è, lo divido
con tutti, e solo dopo lo consumo.”

10. La scimmia

21. “Venerabile Nagasena, quelle due qualità della scimmia di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, la scimmia, quando è in procinto di prendere il suo rifugio sceglie un luogo come un maestoso albero, in un posto solitario pieno di rami, un luogo sicuro per rifugiarsi; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe scegliere, come maestro un uomo modesto, amabile, retto, di bel carattere, esperto della tradizione e delle scritture, amabile, venerabile, degno di rispetto, un oratore di cose benefiche, mite, acuto nell’ammonire, nell’istruire e nell’educare, capace di esortare, di incitare, di allietare – dovrebbe scegliere come amico un siffatto maestro. Questa, o re, è la prima delle qualità della scimmia che bisogna avere.

22. Ed inoltre, o re, come la scimmia si muove, si ferma e siede, sempre sugli alberi, e, se si addormenta, trascorre la notte sugli alberi; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe rimanere, andare in giro, meditare, giacere, dormire nella foresta, e lì godere il senso della padronanza di sé. Questa, o re, è la seconda qualità della scimmia che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Sariputta, il Comandante della Fede:

“Camminando, o stando fermi, sedendo, giacendo,
nella foresta che il monaco risplende.
Dimorare lontano ed in solitudine
è stato lodato da tutti i Buddha.”

[Qui finisce il Primo Capitolo.]

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di T. W. Rhys Davids. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoMilindapañha