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Milindapañha: Libro V – Il dilemma della deduzione

(sunto)

Il re Milinda si avvicinò al Venerabile Nagasena, lo salutò e si sedette. Il re Milinda, ansioso di conoscere, di ascoltare, di ricordare, di vedere la luce della conoscenza, di colmare il vuoto della conoscenza, di trovare la luce della conoscenza, di cacciare le tenebre dell’ignoranza, risvegliò l’estrema tenacia, lo zelo, la consapevolezza e la presenza mentale, e così parlò al Venerabile Nagasena:
“Venerabile Nagasena, avete mai visto il Buddha?”

“No, sire.”

“E i vostri maestri hanno visto il Buddha?”

“No, sire.”

“Venerabile Nagasena, se non avete mai visto il Buddha, così i vostri maestri, allora, venerabile Nagasena, non esiste il Buddha; il Buddha in questa esistenza non si è mai manifestato.”

“Allora, sire, esistono quei nobili antichi guerrieri che furono i precursori della vostra dinastia di nobili guerrieri?”

“Sì, venerabile, senza alcun dubbio.”

“Li avete mai visti, sire?”

“No, venerabile.”

“E coloro che vi hanno istruito, sire – bramani, generali, giudici, capi consiglieri – hanno mai visto questi nobili guerrieri?”

“No, venerabile.”

“Allora, sire, se voi non li avete mai visti, così i vostri istruttori, dove sono questi nobili antichi guerrieri?”

“Venerabile Nagasena, gli oggetti posseduti dai nobili antichi guerrieri sono stati visti, cioè, il parasole bianco, il turbante, le scarpe, il ventaglio di coda di yak, il gioiello della spada ed i canapè di grande fattura. Da questi possiamo conoscere e possiamo credere che i nobili antichi guerrieri siano esistiti.”

“Allo stesso modo, sire, possiamo sapere e credere nel Beato. Vi è questa ragione da cui possiamo conoscere e credere che il Beato sia esistito. Quale? Esistono, sire, oggetti posseduti dal Beato, l’Arahat, il Perfetto Illuminato, cioè, i quattro fondamenti della presenza mentale, i quattro retti sforzi, le quattro basi del potere psichico, le cinque facoltà spirituali, i cinque poteri, i sette fattori del risveglio, il Nobile Ottuplice Sentiero. [I 37 requisiti dell’Illuminazione] Da ciò il mondo con i suoi deva conosce e crede che il Beato sia esistito. Per questa ragione, sire, per questo motivo, a causa di questo metodo, di questa deduzione si può sapere che il Beato sia esistito.”

“Venerabile Nagasena, fatemi un paragone.”

“Come, sire, un architetto, quando vuole costruire una città, in primo luogo cerca una zona piana, non elevata, adatta, senza ghiaia e pietre, sicura, giusta e piacevole, e una volta preparato la zona, pulendola da erbacce e spine, costruisce la città. Potrebbe essere bella e armoniosa, ben progettata, con fossati e mura di cinta scavati profondi, con porte della città, torri di guardia e bastioni inespugnabili, incroci, piazze, snodi e posti dove varie strade si incontrano, strade principali pulite, piane ed uniformi, negozi del bazar ben allineati, piena di parchi, giardini, laghi, stagni di loto e pozzi, abbellita con una grande varietà di templi, senza alcun difetto. Quando quella città sarà pienamente sviluppata, egli si sposterà ad un’altra zona. Dopo qualche tempo quella città potrebbe diventare ricca e prosperosa, piena di cibo, sicura, fortunata, felice, senza avversità, senza incidenti, popolata da molte persone. Quando queste persone vedono la città, nuova, ben progettata, senza un difetto, irreprensibile, piacevole, diranno deduttivamente: ‘E’ abile quell’architetto che ha costruito la città.’

“Allo stesso modo, sire, il Beato è unico, senza eguali, incomparabile, illimitato, immenso, di qualità senza pari, perfetto, di infinita tenacia, di infinita incandescenza, di infinita energia, di infinito potere, compiutamente realizzato nei poteri di un Buddha; avendo sconfitto Mara e il suo esercito, distrutto la rete delle false visioni, scacciato l’ignoranza facendo sorgere la conoscenza, alzato la fiaccola del Dhamma; e dopo aver ottenuto l’onniscienza, invitto e vittorioso nella lotta, egli costruì la Città del Dhamma.

“Nella Città del Dhamma del Beato le mura di cinta rappresentano la moralità, i fossati la coscienza, i bastioni la conoscenza, le torri di guardia l’energia, le colonne la fede, le guardie alle porte la consapevolezza, gli incroci i Suttanta, i luoghi dove varie strade si incontrano l’ Abhidhamma, il tribunale il Vinaya, la strada principale i fondamenti della presenza mentale. E in quella strada dei fondamenti della presenza mentale vi sono botteghe che offrono beni, come, un fiore, un profumo, dei frutti, un antidoto, una medicina, un nettare, un gioiello ed altre cose.”

“Venerabile Nagasena, qual è il fiore del Buddha, il Beato?”

“Vi sono, sire, dei supporti oggettivi per la meditazione che sono stati indicati dal Beato, l’Arahant, il Perfetto Illuminato, vale a dire, la percezione dell’impermanenza, del non-sè, delle impurità, del pericolo, della rinuncia, del non-attaccamento, della cessazione, la percezione che non vi è gioia nelle cose del mondo, dell’impermanenza di tutte le formazioni, la consapevolezza del respiro; la percezione di un cadavere gonfio, decomposto, con ferite lacere, sbranato da animali, con le ossa frantumate e disperse, ancora sanguinante, pieno di vermi, di uno scheletro; la percezione della gentilezza amorevole, della compassione, della gioia sensibile, dell’equanimità; della consapevolezza della morte; della consapevolezza sul corpo. [I 40 oggetti meditativi usati nel Visuddhimagga e nei Commentari]

“Chi è ansioso di liberarsi dalla vecchiaia e dalla morte sceglie uno di questi supporti oggettivi per la meditazione e, con tale supporto, è liberato dalla concupiscenza, dall’odio, dall’illusione, dall’orgoglio, e dalle false visioni; egli supera il samsara, distrugge la radice della brama, purifica la triplice impurità; e quando lui ha ucciso tutti gli influssi impuri ed è entrato nella Città del Nibbana che è senza macchia, senza polvere, pura, retta, senza nascita, senza vecchiaia, immortale, felice, tranquilla e senza paura, libera la sua mente nella santità. Questo sire, è chiamato il fiore del Buddha.”

“Venerabile Nagasena, qual è il profumo del Buddha, il Beato?”

“Vi sono, sire, vari tipi di moralità che sono state indicate dal Beato. Consacrati con il profumo di questa moralità, i figli del Beato pervadono e rendono profumato il mondo con i suoi deva col profumo della moralità, e lo esalano e riempiono i quartieri, i punti intermedi, i venti principali, e una volta cosparso il mondo, restano immobili. E quali sono, sire, queste moralità? La moralità del prendere rifugio, i cinque, gli otto e i dieci precetti, la moralità nel seguire le regole del Patimokkha.[ I cinque precetti per i laici: astenersi dall’uccidere ogni creatura vivente, dal rubare, da condotta sessuale illecita, dal mentire, dall’uso di sostanze intossicanti. Gli otto precetti sono osservati dai laici durante i giorni dell’Uposatha, i dieci precetti sono osservati dai monaci novizi. Le “cinque recitazioni” sono le divisioni delle regole del Vinaya per i monaci, basati sul Patimokkha, il codice di disciplina.] Questo, sire, è chiamato il profumo del Buddha.”

“Venerabile Nagasena, quali sono i frutti del Buddha, il Beato?”

“I frutti, sire, sono stati indicati dal Beato, e cioè, il frutto di ‘entrare nella corrente, del ritornare una sola volta, del non-ritorno, della santità, il conseguimento del frutto della vacuità, del frutto di non lasciare traccia, del frutto del ‘non-guidato’. [Le tre liberazioni
(vimokkha)
] Qualsiasi frutto che si può desiderare, dando il prezzo della transazione, si compra il frutto preferito.”

“Venerabile Nagasena, qual è l’antidoto del Buddha, il Beato?”

“Gli antidoti, sire, sono stati indicati dal Beato. Attraverso questi antidoti il Beato libera il mondo con i suoi deva dal veleno degli influssi impuri. E quali sono questi antidoti? Le Quattro Nobili Verità, sire, e cioè, la nobile verità del dolore, la nobile verità dell’origine del dolore, la nobile verità della cessazione del dolore, la nobile verità del sentiero che conduce alla cessazione del dolore. Coloro che hanno il vivo desiderio di conoscere e ascoltare profondamente il Dhamma delle Quattro Verità, vengono liberati da nascita, vecchiaia e morte, dalla sofferenza, dall’angoscia, dalla pena, dall’afflizione e dalla disperazione. Questo sire, è chiamato l’antidoto del Buddha.”

“Venerabile Nagasena, qual è la medicina del Buddha, il Beato?”

“Le medicine, sire, sono state indicate dal Beato. Attraverso queste medicine il Beato cura i deva e gli esseri umani, e cioè, i quattro fondamenti della presenza mentale, i quattro retti sforzi, le quattro basi del potere psichico, le cinque facoltà spirituali, i cinque poteri, i sette fattori del risveglio, e il Nobile Ottuplice Sentiero. Attraverso queste medicine il Beato purifica le persone dalle false visioni, dalla falsa aspirazione, dai falsi discorsi, dalle false azioni, dal falso modo di vivere, dal falso sforzo, dalla falsa presenza mentale, e dalla falsa concentrazione; egli ha un emetico adatto per vomitare la concupiscenza, l’odio, l’illusione, l’orgoglio, la falsa visione, il dubbio, il turbamento, il torpore e la sonnolenza, l’immodestia e l’immoralità; egli ha un emetico adatto per vomitare tutti gli influssi impuri. Questa, sire, è chiamata la medicina del Buddha.”

“Venerabile Nagasena, qual è il nettare del Buddha, il Beato?”

“Il nettare, sire, è stato indicato dal Beato. Con questo nettare il Beato irrora il mondo con i suoi deva; quando i deva e gli esseri umani sono stati irrorati con questo nettare, vengono liberati da nascita, vecchiaia e morte, dalla sofferenza, dall’angoscia, dalla pena, dall’afflizione e dalla disperazione. Qual è questo nettare? E’ la presenza mentale. Anche ciò, sire, fu detto dal Beato: ‘Monaci, essi partecipano al nettare (gli immortali) [Il termine Pali amata vuol dire sia nettare o ambrosia, la bevanda degli Dei, sia gli Immortali.] e chi partecipa alla presenza mentale.’ Questo, sire, è chiamato il nettare del Buddha.”

“Venerabile Nagasena, qual è il gioiello del Buddha, il Beato?”

“I gioielli sono stati indicati dal Beato, sire, i figli del Beato, abbelliti con questi gioielli, splendono immensamente, essi illuminano e irradiano il mondo, manifestano la luce in ogni parte. Quali sono questi gioielli? Il gioiello della moralità, della concentrazione, della saggezza, della liberazione, della conoscenza e della chiara visione, delle conoscenze analitiche, dei fattori del risveglio.

“Qual è, sire, il gioiello della moralità del Beato? E’ la moralità di seguire le regole del Patimokkha, della rinuncia ai desideri dei sensi, del retto modo di vivere, della riflessione sulla vita monacale, la regola minore, intermedia e maggiore, la moralità di coloro che hanno intrapreso il sentiero, di coloro che hanno ottenuto i frutti. [Il necessario per il monaco sono: vestiti, cibo elemosinato, alloggio e medicine. I codici minori, intermedi e maggiori della moralità sono descritti nel Brahmajala Sutta (D.i,4-11). I quattro frutti e sentieri sono: l’entrata nella corrente, il ritornare una sola volta, il non-ritorno e l’arahant.] Il mondo con i suoi deva, le creature appartenenti a Mara, appartenenti a Brahma, gli asceti e i Brahmani, desiderano ardentemente la persona abbellita con il gioiello della moralità. Il monaco che si è abbellito con questo gioiello, sire, splende immensamente, in ogni dove, superando, primeggiando e offuscando tutti i gioielli dei reami infernali. Così sono i gioielli della moralità del Beato, sire, offerti dal Buddha. Questo, sire, è chiamato il gioiello della moralità del Buddha.

“Qual è, sire, il gioiello della concentrazione del Buddha? E’ la concentrazione dell’attenzione iniziale e del mantenimento dell’attenzione, del mantenimento dell’attenzione senza l’attenzione iniziale, dell’attenzione iniziale senza il mantenimento dell’attenzione, sulla vacuità, sul ‘non lasciare traccia’, sul ‘non-guidato’. E quando un monaco si è abbellito con il gioiello della concentrazione, sire, allora i pensieri attinenti ai piaceri dei sensi, alla cattiveria, all’orgoglio, all’ansia, alle false visioni, ai dubbi e agli influssi impuri, e a molti altri pensieri nocivi – tutti questi, venendo in contatto con la concentrazione, si disperdono, si dissolvono e svaniscono, essi non fanno presa e non dimorano nella sua mente. E’, sire, come l’acqua su una foglia di loto, essa si disperde, si dissolve, non rimane e non aderisce al fiore. Qual è la causa di ciò? La completa purezza del loto. Allo stesso modo, sire, quando il monaco si è abbellito con il gioiello della concentrazione ; questi pensieri nocivi si disperdono, si dissolvono e svaniscono, essi non fanno presa e non dimorano nella sua mente. Qual è la causa di ciò? L’assoluta purezza della concentrazione. Così sono i gioielli della concentrazione, sire, offerti dal Buddha.

“Qual è, sire, il gioiello della saggezza del Buddha? La saggezza con cui un nobile discepolo comprende come la realtà è realmente: ‘ Questo è salutare, questo non lo è, questo è biasimevole, questo non lo è, questo deve essere perseguito, quest’altro no, questo è inferiore, questo è eccellente, questo è oscuro, questo è chiaro, questo è sia oscuro sia chiaro, questo è il dolore, questa è l’origine del dolore, questa è la cessazione del dolore, questo è il sentiero che conduce alla cessazione del dolore.’ Questo, sire, è chiamato il gioiello della saggezza del Buddha.

“Qual è, sire, il gioiello della liberazione del Buddha? Il gioiello della liberazione è chiamato santità, sire, e il monaco che ha raggiunto la santità è chiamato ‘colui che si è abbellito con il gioiello della liberazione’. Come, sire, un uomo si abbellisce con ghirlande, profumi e gioielli, superando tutti gli altri uomini, così, sire, è colui che ha raggiunto la santità, le sue impurità distrutte, abbellito con il gioiello della liberazione, splende immensamente, superando tutti gli altri monaci i quali sono solo in parte liberati. [“Liberati in parte” è riferito a coloro che hanno raggiunto il terzo stadio inferiore di santità, che non hanno distrutto tutte le impurità.] Qual è la causa di ciò? Di tutti gli abbellimenti, sire, questo è il più sublime, e cioè, l’abbellimento della liberazione. Questo, sire, è chiamato il gioiello della liberazione del Buddha.

“Qual è, sire, il gioiello della conoscenza e della visione della liberazione del Buddha? Questa è chiamata la conoscenza del riesaminare, sire, da cui il nobile discepolo riesamina i sentieri, i frutti, e il Nibbana, e le impurità che sono state dominate e le altre che ancora rimangono. [Le cinque introspezioni intraprese dall’entrata nella corrente, il ritornare una sola volta e il non-ritorno. L’arahant ne ha quattro perché non ha impurità da riesaminare o distruggere.]

“Qual è, sire, il gioiello delle conoscenze analitiche del Buddha? Quattro sono le conoscenze analitiche, sire, e cioè: del significato, del Dhamma, del linguaggio, della chiarezza d’espressione e della conoscenza. Sire, un monaco abbellito con queste quattro conoscenze analitiche, di fronte a nobili, brahmani, capifamiglia o asceti, può avvicinarsi con fiducia, tranquillo, senza alcuna paura, imperterrito, senza agitazione. Come, sire, un guerriero, un eroe in battaglia, quando è ben armato, con le sue cinque armi, combatte intrepido e pensa: ‘ Se il nemico è lontano lo combatterò con le frecce, se invece è vicino lo sconfiggerò con la spada, o con la lancia, se mi assalirà lo spaccherò in due con la sciabola, se mi vorrà colpire combattendo corpo a corpo lo ucciderò con il coltello – allo stesso modo, sire, il monaco abbellito con il gioiello delle quattro conoscenze analitiche potrà discutere con chiunque senza timore, pensando: ‘ Chiunque mi chiederà qualcosa sulla conoscenza analitica del significato, lo risponderò confrontando il significato col significato, la ragione con la ragione, la causa con la causa, il metodo con il metodo. Chiarirò i suoi dubbi, dissiperò le sue perplessità, lo delizierò con la giusta risposta. Chiunque mi chiederà qualcosa sulla conoscenza analitica del Dhamma, lo risponderò confrontando la dottrina con la dottrina, l’immortale con l’immortale, l’assoluto con l’assoluto, il Nibbana con il Nibbana, la vacuità con la vacuità, il non-sé con il non-sè, l’impermanenza con l’impermanenza, l’imperturbabile con l’imperturbabile. Chiarirò i suoi dubbi, dissiperò le sue perplessità, lo delizierò con la giusta risposta. Chiunque mi chiederà qualcosa sulla conoscenza analitica del linguaggio, lo risponderò confrontando la parola con la parola, la parola successiva con la parola successiva, la sillaba con la sillaba, il legamento con il legamento, la consonante con la consonante, l’espressione successiva con l’espressione successiva, il suono con il suono, la vocale con la vocale, il concetto con il concetto, l’uso comune con l’uso comune. Chiarirò i suoi dubbi, dissiperò le sue perplessità, lo delizierò con la giusta risposta. Chiunque mi chiederà qualcosa sulla conoscenza analitica della chiarezza, lo risponderò confrontando la chiarezza con la chiarezza, l’esempio con l’esempio, il segno caratteristico con il segno caratteristico, l’elemento costitutivo con l’elemento costitutivo. Chiarirò i suoi dubbi, dissiperò le sue perplessità, lo delizierò con la giusta risposta. Questo, sire, è chiamato il gioiello delle conoscenze analitiche del Buddha.

“Qual è, sire, il gioiello dei sette fattori del risveglio del Buddha? Questi sono i sette fattori del risveglio, sire: presenza mentale, investigazione degli stati mentali, forza, estasi, calma, concentrazione ed equanimità. Quando un monaco è abbellito con questi sette fattori, sire, vincendo le tenebre, illumina ed irradia il mondo di luce. Questo, sire, è il gioiello dei sette fattori del risveglio del Buddha.”

“Venerabile Nagasena, quali sono le altre cose offerte dal Buddha?”

“Le altre cose offerte dal Buddha, sire, sono la Parola del Buddha,[ L’antico insegnamento del Buddha] le sue reliquie, gli oggetti da lui usati, e il gioiello dell’Ordine. Ed inoltre, sire, il piacere di una buona nascita, una buona condizione sociale, una lunga vita, un’ottima salute, bellezza, saggezza, umana felicità, felicità divina, felicità del Nibbana. Ogni felicità che si desidera, bisogna dare il prezzo della transazione, e si compra la felicità desiderata. Alcuni comprano seguendo i precetti, altri osservando gli atti formali dell’Osservanza, [I giorni dell’Uposatha, dove i laici seguono otto precetti (e non cinque) ed i monaci recitano il Patimokkha.] e, riguardo a questo e a quello, si acquisiscono le felicità in base al prezzo di transazione.

“Costoro, sire, dimorano nella Città del Dhamma del Beato: alcuni istruiti nei discorsi, altri alla disciplina, altri ancora nell’Abhidhamma, oratori del Dhamma, del Jataka, del Digha, del Majjhima, del Samyutta, dell’Anguttara, del Khuddaka; [Costoro sono specializzati nel memorizzare e trasmettere le cinque raccolte del Sutta Pitaka.] alcuni colmi di moralità, di concentrazione, di saggezza; altri deliziati nei fattori del risveglio, nella chiara visione, nel raggiungimento della propria meta; abitanti della foresta, ai piedi degli alberi, all’aria aperta, in un pagliaio, nei cimiteri, nella posizione seduta a gambe incrociate; [Sono pratiche ascetiche (dhutanga).] altri che praticano rettamente, provando gioia per la realizzazione, per essere ‘entrati nella corrente’, per il ritornare una sola volta, per il non ritornare, per essere diventati degli arahant; alcuni con la triplice conoscenza, con le sei conoscenze superiori, con il potere psichico, con la perfezione della saggezza; alcuni abili nei fondamenti della presenza mentale, nel retto sforzo, nelle basi del potere psichico, nelle facoltà spirituali, nei poteri, nei fattori del risveglio, nel sentiero superiore, nella meditazione, nelle liberazioni, nella forma e nel senza-forma, ed ogni meta raggiunta porta pace e felicità. La Città del Dhamma è popolata, affollata e brulicante di arahant come un boschetto di giunchi.

“Quei monaci, sire, che sono esperti nelle nobili conoscenze infinite, senza alcun attaccamento, le cui particolari qualità sono ineguagliate, la cui fama, forza ed incandescenza vanno oltre ogni misura, che fanno girare la Ruota del Dhamma, piena di saggezza – sono chiamati la Comunità del Dhamma nella Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che hanno il potere psichico, maestri delle conoscenze analitiche, colmi di fiducia, anime celesti, difficile da eguagliare, da superare, capaci di scuotere la terra con i suoi mari e montagne, di toccare la luna e il sole, di assumere diverse forme – sono chiamati i brahmani reali nella Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci che si attengono alle pratiche ascetiche, con lievi desideri, soddisfatti, in accordo con le regole della disciplina monastica, che proseguono nella questua, noncuranti del corpo e della vita, avendo ottenuto la santità, sono proclamanti eminenti nella pratica ascetica – sono chiamati giudici nella Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che sono completamente purificati, senza macchia, senza impurità e, hanno conquistato la perfezione divina, abili nella conoscenza del morire in questa vita e del sorgere degli esseri altrove – sono chiamati illuminati nella Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che hanno molto udito, che hanno trasmesso la tradizione, esperti nel Dhamma, nel Vinaya, nei Compendi, [Enumerazioni tabulari dei termini dottrinali (matika).] e nell’intero insegnamento – sono chiamati guardiani della Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che conoscono bene il Vinaya, istruiti nel Vinaya, conoscitori dell’origine delle regole e delle letture – sono chiamati esperti usurai [Così chiamati perché i monaci in questo contesto mostrano un “contrattazione” del “cambio” fra le colpe commesse e rimosse dalle confessioni, facendo ammenda, e così via.] nella Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che hanno ottenuto la nobile liberazione – sono chiamati fiorai nella
Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che hanno penetrato la conoscenza delle Quattro Nobili Verità, visto le realtà, capito l’Insegnamento, che hanno superato ogni dubbio e perplessità, ottenendo i frutti delle loro azioni e dei loro sforzi – sono chiamati fruttivendoli nella Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che sono unti del dolce profumo della nobile moralità, che hanno dissipato l’odore del maligno, sradicando le radici degli influssi impuri – sono chiamati venditori di profumi nella Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che si deliziano nel Dhamma, gioiscono immensamente nell’Abhidhamma e nel Vinaya, bevendo il succo del nobile Dhamma, colmi di energia, moralità, concentrazione, saggezza, liberazione, conoscenza e visione della liberazione, questi monaci sono chiamati ubriaconi nella Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che trascorrono ogni giorno ed ogni notte intenti nella pratica della presenza mentale, in ogni loro azione quotidiana, nella pratica dello sviluppo mentale, la cui unica meta è la distruzione delle impurità – sono chiamati sentinelle cittadine nella Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che insegnano e recitano, fanno conoscere la Parola del Buddha nei dettagli, attraverso vari metodi ed esempi – sono chiamati venditori del Dhamma nella Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che sono ricchi di Dhamma, della tradizione, delle scritture e di ciò che hanno udito, che hanno compreso le espressioni, le vocali, le consonanti e le caratteristiche dei discorsi del Buddha, pieni di intelligenza – sono chiamati i mercanti del Dhamma nella Città del Dhamma del Beato.

“E quei monaci, sire, che hanno penetrato il glorioso Insegnamento, classificato i giusti supporti per la pratica meditativa, perfezionato l’addestramento – sono chiamati gli uomini illustri del Dhamma nella Città del Dhamma del Beato.

“Così ben progettata, sire, è la Città del Dhamma del Beato, ben costruita, ben stabilita, ben popolata, ben vigilata, e per i nemici è difficile distruggerla.

“Con centinaia o migliaia, sire, di ragioni, cause, metodi, esempi, è possibile indicare il potere del Buddha.”

“E’ difficile per gli altri, venerabile Nagasena, indicare il potere del Buddha dalla deduzione. Sono soddisfatto, venerabile Nagasena, dai tuoi vari modi di spiegazione.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di I.B. Hornere. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoMilindapañha