«Questo Sergamon (Sakyamuni) fu il primo uomo a cui nome fu fatto idolo, chè, secondo la loro usanza e secondo loro dire, egli fue il miglior uomo, che mai fosse tra loro e il primo che eglieno avessero per santo. Questo Sergamon fu figliuolo di un gran re, ricco e possente, e fu sì buono, che mai non volle attendere a veruna cosa mondana.
Quando il re vidde che il figliuolo teneva questa via, e che non voleva succedere al reame, ebbene grande ira, e mandò per lui, e promisegli molte cose, e dissegli che il voleva fare re, e sè voleva disporre. E il figliuolo non ne volle udire nulla. Quando il re vidde questo, sì ne ebbe grande ira che a pena non morìo, perchè non aveva più figliuoli che costui, nè a cui egli lasciasse il reame. Ancora il padre si puose in cuore pure di fare tornare questo suo figliuolo a cose mondane. Egli lo fece met¬tere in un bello palagio, e missevi con lui bene trecento donzelle molto belle, che lo servissono. E queste donzelle lo servivano a tavola e in camera, sempre ballando e cantando in grandi sollazzi, sì come il re aveva loro comandato. Costui istava fermo; e per questo non si mutava a veruna cosa di peccato; e molto faceva buona vita, secondo loro usanza. Ora era tanto tempo istato in casa che non aveva veduto mai niuno morto, nè alcuno malato; e il Padre volle un die cavalcare per la terra con questo suo figliuolo. E cavalcando lo re e il figliuolo, ebbono veduto uno uomo morto (che si portava a sotterrare ed aveva molta gente dietro).
E il giovane disse al padre: Che fatto è questo? E il padre disse: Figliuolo, è un uomo morto. E quegli sbigottie tutto e disse al padre: Or moiono gli omeni tutti? E il padre gli disse: Figliuolo, sì.
E il giovane non disse più nulla e rimase tutto pensoso. Andando un poco più innanzi, e que trovarono un vecchio, che non poteva andare, ed era sì vecchio che avea perduto i denti. E questo giovane si ritornò al palagio, e disse che non volea piue istare in questo misero mondo, da che gli conveniva morire o di vivere sì vecchio che gli facesse bisogno laiuto altrui; ma disse che voleva cercare quello che visi non moriva, nè invecchiava, e colui che lo aveva creato e fatto, ed a lui servire. E incontanente si partì da questo palagio, e andonne in su questa alta montagna, chè molto divisala dalle altre, e quivi dimorò poscia tutta la vita sua molto onestamente; chè per certo segli fosse stato cristiano battezzato, egli sarebbe istato un gran santo appo Dio.
E in poco tempo costui si morìo, e fu recato dinnanzi dal padre. Lo re, quando il vidde, fue il più tristo uomo, che mai fosse al mondo. e immantanente fece fare una istatua tutta doro a sua similitudine, ornata di pietre preziose, e mandò per tutte le genti del suo paese e del suo reame, e feciolo adorare come se fosse Iddio, e disse che presto suo figliuolo era morto ottantaquattro volte; e disse: Quando morìo la prima volta divenne bue e Poscia morìo e diventò cane. E così dicono che morìo ottantaquattro volte, e tuttavia diventava qualche animale, o cavallo, o uccello, o altra bestia. Ma in capo delle ottantaquattro volte diciono che morie, e diventò iddio; e costui hanno gli idolatri per lo miglior iddio, chegli abbiano. E sappiate che questo fu il primario idolo, che fosse fatto, e di costui sono discesi tutti gli idoli. E questo fu nellisola di Seilla in India ».
Marco Polo, Il Milione