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Cnd 12: Bhadrāvudha

70 – [Venerabile Bhadrāvudha:]
Coloro che abbandonano la famiglia, coloro che recidono la sete,
Coloro che non sono turbati, coloro che rinunciano alla gioia,
Coloro che hanno attraversato il torrente, coloro che sono liberi,
Coloro che hanno abbandonato la costruzione, gli estremamente saggi,
Io li supplico; dopo aver ascoltato il nāga, se ne andranno da qui.

“Coloro che abbandonano la famiglia, recidono la sete e non sono turbati”:“Abbandonare la famiglia” significa rinunciare a tutti i desideri, l’avidità, la gioia, la sete, l’attaccamento al mondo fisico, e le tendenze dei turbamenti. Coloro che sono stati recisi, come il Buddha e il Beato, hanno avuto le radici tagliate, proprio come una palma sradicata, diventando inesistenti e privi di vita per il futuro. Perciò, il Buddha è colui che ha abbandonato la famiglia. Nel mondo della sensazione… (omesso), nel mondo del pensiero…, dell’azione…, tutti i desideri, l’avidità, la gioia, la sete, l’attaccamento del cuore, i turbamenti nel mondo della coscienza, le tendenze latenti — per il Buddha e il Beato — sono stati recisi alla radice, come una palma sradicata. Perciò, il Buddha è un senza-dimora.
“Recidere la sete”: la “sete” per la forma, la sete per i suoni, per gli odori, per i sapori, per i contatti, per i dhamma, il torrente, il legame, l’attaccamento, gli ostacoli, le coperture, le contaminazioni, le tendenze latenti ai turbamenti, le liane dell’attaccamento, l’avarizia, le radici della sofferenza, le cause della sofferenza, le reti magiche, i ganci magici, il cibo magico, il regno del male, la dimora del male, lo stato del male, il vincolo del male, il fiume della sete, la rete della sete, la corda della sete, il mare della sete, la brama, l’avidità e la radice dell’impurità. Per il Buddha, la brama è stata recisa, calmata, estinta, incapace di sorgere, bruciata dal fuoco della saggezza. Perciò, il Buddha è colui che ha reciso la sete.
“Non turbato”: Il turbamento è brama, radice dell’avidità, ovvero desiderio, passione, compiacenza, attaccamento, gioia, ossessione, frode, rete, vincolo, legame, aspettative, relazioni, desideri per forme, suoni, odori, sapori, contatti, possedimenti, ricchezze, figli, vita, speranze, invidia, desiderio per la non-esistenza, per la forma, sete di forme, sete di suoni, ecc. Tutti questi turbamenti e sete sono stati recisi nel Buddha. Perciò, il Buddha è l’imperturbabile.
Il Beato non è scosso se ottiene o non ottiene qualcosa, se ha fama o no, se è lodato o biasimato, se è felice o sofferente. Egli non è scosso, non trema, non vacilla: dunque, il Buddha è l’imperturbabile.
“[Venerabile Bhadrāvudha]”: “Venerabile” è sinonimo di amore, rispetto, obbedienza. “Bhadrāvudha” è nome, titolo, appellativo.
“Coloro che rinunciano alla gioia, sopravvivono al torrente e sono liberati”: la gioia è brama, ovvero attaccamento… (omesso). Il Buddha ha reciso quella gioia assetata, ha tagliato le radici: dunque, è colui che ha rinunciato alla gioia. Coloro che hanno attraversato i violenti torrenti dell’esistenza, delle visioni, dell’ignoranza; che hanno superato tutti i cicli; che sono scesi nello stato di pratica…
“Il liberato”: il cuore del Beato è stato liberato da brama, odio, ignoranza, e da tutte le formazioni mentali non salutari.
“Abbandonare la costruzione, gli estremamente saggi, supplico”: “Costruzione” ha due aspetti: quello del desiderio e quello della visione… Entrambi sono stati recisi nel Buddha. Egli è colui che ha abbandonato la costruzione.
“Supplico”: desidero chiedere, pregare, aspirare. “Estremamente saggio” si riferisce alla saggezza suprema che il Beato ha realizzato.
“Dopo aver ascoltato il nāga (nobile, elefante), se ne andranno da qui”: “Nāga” è il nobile. Il Beato “non commette crimini”, “non va”, “non viene”. Non commette crimini è non genera azioni non salutari, le radici del futuro dolore.

“Colui che non commette alcun crimine nel mondo,
Dopo aver lasciato tutti i legami e i vincoli,
Non ha attaccamento ed è liberato.
Coloro come lui sono chiamati nobili.”

Il Beato non va, né viene, non per paura o desiderio, ma perché ha superato ogni contaminazione. Dopo aver ascoltato le sue parole, i suoi insegnamenti, essi se ne andranno, procederanno, si muoveranno in tutte le direzioni.

71 – Tutti i tipi di persone si sono uniti da tutte le nazioni, o Eroe!
Attendono con speranza le tue parole,
Ti prego, spiegalo loro pienamente,
Poiché tu conosci davvero questo Dhamma.

“Tutti i tipi di persone”: khattiya, brāhmaṇa, vessa, sudda, laici, monaci, deva e umani.
“Nazioni”: Anga, Magadha, Kaliṅga, Kāsi, Kosala, Vajji, Malla, Cetiya, Vaṁsa, e anche Kuru, Pañcala, Maccha, Surasena, Assaka, Avanti, Yona, Kamboja.
“Si sono riuniti”, sono venuti, si sono raccolti.
“Eroe”: il Beato è l’eroe, l’instancabile, il coraggioso, il vittorioso, colui che non ha paura.

“Astenendosi da ogni azione malvagia,
Con energia, avendo trasceso le sofferenze degli inferi,
Un essere energico e diligente:
Una persona così può essere chiamata eroe.”

72 – [Il Beato: “Bhadrāvudha”]
Deve placare ogni attaccamento e brama,
In alto, in basso e nelle quattro direzioni mediane.
Qualunque cosa afferrino nel mondo, proprio a causa di ciò,
Māra segue gli esseri senzienti.

“Placare l’attaccamento e la brama”: devono essere espulsi, recisi, abbandonati, disconnessi, annientati.
Il Beato è colui che ha distrutto l’avidità, la malattia, l’arroganza, le spine, le contaminazioni, ed è colui che si è stabilito nella saggezza. Il titolo di “Beato” non è dato da madre o padre, ma è il frutto della liberazione perfetta sotto l’albero della Bodhi.
“Le quattro direzioni”: “Alto” è il futuro, “basso” il passato, “medio” è il presente. “Alto” è il mondo celeste, “basso” gli inferi, “medio” il mondo umano. O: “alto” è gioia, “basso” è dolore, “medio” è né dolore né gioia.
Qualunque cosa le persone afferrino nel mondo — sensazioni, pensieri, azioni, coscienza — lì Māra li segue.
Māra è il demone del ciclo, della rinascita, dell’illusione.

73 – Dunque, comprendendo ciò,
Il monaco consapevole non dovrebbe avere attaccamento a nulla nel mondo.
Osservando colui con attaccamento che resta impigliato,
Riconosce che questa generazione è intrappolata nel regno della morte.

“Comprendendo ciò, non dovrebbe avere attaccamento”: chi conosce, penetra, vede che tutte le formazioni mentali sono impermanenti… non si attacca alla forma, alla sensazione, al pensiero, all’intenzione, alla coscienza.
“Il monaco consapevole”: colui che pratica le quattro satipaṭṭhāna (consapevolezze): sul corpo, sulla sensazione, sulla mente e sui dhamma. La consapevolezza che non dimentica, che osserva, che si mantiene, che penetra.
“Osservando colui con attaccamento che resta impigliato”: le persone con attaccamento, si attaccano, si aggrappano… sono dette “impigliate”.
“Questa generazione è intrappolata nel regno della morte”: “Generazione” è sinonimo di tutti gli esseri viventi, e il regno della morte è la sfera delle contaminazioni e delle formazioni mentali condizionate. Come oggetti impigliati a un gancio, così gli esseri sono intrappolati nel ciclo della morte.
Alla fine di questi versi… “Il Beato è il mio maestro, io sono un discepolo.”

Traduzione in Inglese di Zac Anger, © 2022. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

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