65 – [Venerabile Jatukanṇị̄:]
Dopo aver udito parlare di eroi che non desiderano il desiderio,
sono venuto a interrogare coloro che hanno attraversato la corrente impetuosa,
a chiedere ai senza desiderio:
Tu, che sei nato con la Visione, ti prego, parlami dello stato del silenzio,
Beato, ti chiedo di dirmelo com’è realmente.
«Dopo aver udito parlare degli eroi che non desiderano il desiderio»: In questo modo, il Beato, l’Arahant…, il Buddha, dopo aver udito, compreso, distinto, è chiamato “eroe”: il Beato è un eroe, «l’energico» è un eroe, «il capace» è un eroe, «il sufficiente», «il coraggioso», «l’eroico», coloro che non temono sono eroi, coloro che non hanno terrore, che non fuggono, che hanno rinunciato alla paura, sono eroi.
“Astenendosi da tutte le azioni malvagie,
con energia, dopo aver trasceso la sofferenza infernale,
una persona diligente e laboriosa:
persone così possono essere chiamate eroi.”
“Ho sentito parlare di eroi che non desiderano il desiderio”: il desiderio è di due tipi: il desiderio per le cose e il desiderio per l’impurità.
Che cos’è il desiderio per le cose? Oggetti desiderabili: vista, suono, odore, gusto, contatto; letto, abiti, servitori, capre, pecore, galline, maiali, elefanti, mucche, cavalli, muli, campi, case, oro, monete, villaggi, città, capitali, paesi, territori, tesori, magazzini; tutto ciò che può essere contaminato dalla brama è desiderio per le cose.
Inoltre: desideri passati, futuri, presenti; interiori, esteriori, sia interni che esterni; desideri inferiori, medi, superiori; desideri nel mondo della sofferenza, desideri umani, celesti; desiderio esistente, desiderio creato, desiderio non creato, desiderio creato da altri, desiderio posseduto e non posseduto, desiderio caro o non caro; i desideri di tutti i mondi del desiderio, della materialità, e dei mondi immateriali; dipendenza dalla sete e desiderio d’amore, desiderio di rettitudine, avidità per la rettitudine, desiderio d’essere inebriati dalla rettitudine e dalla felicità — tutto ciò è chiamato desiderio per le cose.
Che cos’è il desiderio per l’impurità? Desiderio per il desiderio stesso, desiderio per l’avidità, intenzione, brama, gioia sensuale, ossessione amorosa, attaccamento, legame del desiderio, copertura mentale.
“Vedendo quelle radici del desiderio,
che nascono dall’intenzione,
non le penserò più,
così il desiderio non esisterà.”
Il Buddha, il Beato, ha conosciuto il desiderio per le cose e ha rinunciato a quello per l’impurità. Nel sapere del desiderio per le cose, ha rinunciato al desiderio per l’impurità. Il Beato non desidera nel desiderio, non prega, non spera, non chiede nel desiderio. Chi desidera, prega, spera, chiede nel desiderio è colui che ha desideri per i desideri, brame per la brama, pensieri sul desiderio. Il Beato non li ha: non desidera, non spera, non prega per essi. Perciò il Buddha è colui che non ha desideri, che li ha rinunciati, abbandonati, eliminati, liberati, estinti. Colui che è estinto, pacificato, felice, che vive come un Brāhmaṇa.
“[Venerabile Jatukanṇị̄]”:
“Come questo” significa la continuità e connessione delle frasi.
“Venerabile” è sinonimo di amore, rispetto, obbedienza.
“Jatukanṇị̄” è il nome, il titolo, l’identificativo.
“Sono venuto a interrogare coloro che hanno attraversato la corrente impetuosa”: Coloro che hanno superato la corrente, a chiedere, interrogare, chiarire. Siamo venuti a chi ha rinunciato al desiderio, alla brama… siamo arrivati, ci siamo uniti a te.
“Tu, nato con la Visione, ti prego, parla dello stato di silenzio”: il silenzio è la forma della non-vita, il Nibbāna, la cessazione di tutte le azioni, degli attaccamenti, l’estinzione della brama.
Il Beato ha detto: “Questo è lo stato di silenzio, lo stato della vittoria: la cessazione delle azioni, degli attaccamenti, estinzione della sete, libertà dalla brama, il Nibbāna.”
Tutti i Dhamma portano alla realizzazione, al contatto e alla testimonianza del silenzio: le quattro consapevolezze, i quattro rette sforzi, le basi del potere spirituale, le facoltà, le forze, i sette fattori dell’illuminazione e l’Ottuplice Nobile Sentiero — questi sono lo stato di silenzio.
“Beato, dimmi la verità”: la verità è la non-vita, il Nibbāna. Il Beato è il distruttore della brama, delle malattie, del concepimento egoistico, delle impurità. È colui che ha praticato corpo, precetti, mente e saggezza; colui che si ritira in luoghi silenziosi, nella foresta, nella solitudine. Colui che divide abiti, cibo, rifugio, medicine, e ha il gusto del Dhamma e della liberazione. Colui che dimora nei jhāna, nelle sensazioni illimitate, nella forma e senza forma, nelle liberazioni, nei pensieri, nel respiro, nei quattro iddhipāda, nelle facoltà, nei poteri, nei sette fattori dell’illuminazione, nell’Ottuplice Sentiero.
“Beato” non è un nome dato da madre o padre, ma un nome realizzato sotto l’albero della Bodhi con la testimonianza di tutta la conoscenza.
66 – Perché il Beato agisce dopo aver vinto il desiderio,
come il sole splendente che illumina la terra,
Tu, che sei ampiamente saggio, per me che ho poca saggezza,
per favore spiegami il Dhamma
affinché io possa conoscere la separazione da nascita e vecchiaia.
67 – [Il Beato: “Jatukanṇị̄”]
Ti prego, mitiga la brama del desiderio
e considera la rinuncia al desiderio come stabilità.
Non afferrare né rigettare nulla,
che nulla venga trovato in te.
68 – Qualsiasi cosa passata, lasciala appassire;
non avere nulla nel futuro,
se non avrai attaccamento al presente,
vivrai una vita silenziosa.
69 – Per chi è libero dalla brama
in tutti i nomi e forme, o Brāhmaṇa,
per costui non si trovano turbamenti
che lo porterebbero sotto il dominio della morte.
Alla fine di questi versi: “Il Beato è il mio maestro, io sono un discepolo.”
Traduzione in Inglese di Zac Anger, © 2022. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Niddesa