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AN 6.68: Saṅgaṇikārāma Sutta – Il piacere della compagnia

Monaci, (1) è impossibile che un monaco che prova piacere stando in compagnia, che si compiace della compagnia, che si dedica al piacere della compagnia; che prova piacere stando in un gruppo, che si compiace di un gruppo, che si dedica al piacere di un gruppo, trovi il piacere della solitudine quando è solo. (2) È impossibile che chi non trova piacere nella solitudine quando è solo acquisisca l’oggetto della mente. (3) È impossibile che chi non acquisisce l’oggetto della mente realizzi la retta visione. (4) È impossibile che chi non realizza la retta visione realizzi la retta concentrazione. (5) È impossibile che chi non realizza la retta concentrazione abbandoni le catene. (6) Senza aver abbandonato le catene, è impossibile realizzare il nibbāna.

Monaci, (1) è possibile che un monaco che non prova piacere stando in compagnia, che non si compiace della compagnia, che non si dedica al piacere della compagnia; che non prova piacere stando in un gruppo, che non si compiace di un gruppo, che non si dedica al piacere di un gruppo, trovi il piacere della solitudine quando è solo. (2) È possibile che chi trova piacere nella solitudine quando è solo acquisisca l’oggetto della mente. (3) È possibile che chi acquisisce l’oggetto della mente realizzi la retta visione. (4) È possibile che chi realizza la retta visione realizzi la retta concentrazione. (5) È possibile che chi realizza la retta concentrazione abbandoni le catene. (6) Dopo aver abbandonato le catene, è possibile realizzare il nibbāna.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di © Bhikkhu Bodhi, The Numerical Discourses of the Buddha (Wisdom Publications, 2012).
Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoAnguttara Nikaya