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AN 10.40: Dutiyaānanda Sutta – Ānanda (2)

“Signore, si parla di ‘armonia nel Saṅgha’. Come si definisce l’armonia nel Saṅgha?”
“Ānanda, è quando un monaco spiega ciò che non è il Dhamma come non Dhamma, e ciò che è il Dhamma come Dhamma. Spiega ciò che non è la pratica come non è la pratica, e ciò che è la pratica come è la pratica. Spiega ciò che non è stato detto e affermato dal Buddha come non è stato detto e affermato dal Buddha, e ciò che è stato detto e affermato dal Buddha come è stato detto e affermato dal Buddha. Spiega ciò che non è stato praticato dal Buddha come non praticato dal Buddha e ciò che è stato praticato dal Buddha come praticato dal Buddha. Spiega cosa non è stato prescritto dal Buddha come non è stato prescritto dal Buddha e cosa è stato prescritto dal Buddha come è stato prescritto dal Buddha. Su queste dieci basi non si divide e non va per la sua strada. Non compie azioni lecite autonomamente o recita il codice monastico autonomamente. In questo modo si definisce l’armonia nel Saṅgha.”
“Ma signore, cosa procura su di sé chi ha creato armonia in un Saṅgha scismatico?”
“Si procura dei meriti divini.”
“Ma cos’è il merito divino?”
“Gioire nei mondi celesti per un eone, Ānanda.
Un Saṅgha in armonia è felice,
così come il sostegno a chi è in armonia.
Chi prende posizione sul Dhamma,
favorendo l’armonia, non rovina nessun rifugio.
Dopo aver creato armonia nel Saṅgha,
gioisce nei mondi celesti per un eone.”

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Sujato, 2018. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.