Il brahmano Saṅgārava si recò dal Buddha e, dopo aver scambiato dei cortesi saluti, si sedette a lato e disse: “Maestro Gotama, qual è la riva vicina? E qual è la riva lontana?”
“La falsa visione è la riva vicina, brahmano, e la retta visione è la riva lontana. Il falso pensiero è la riva vicina e il retto pensiero è la riva lontana. La falsa parola è la riva vicina e la retta parola è la riva lontana. La falsa azione è la riva vicina e la retta azione è la riva lontana. Il falso sostentamento è la riva vicina e il retto sostentamento è la riva lontana. Il falso sforzo è la riva vicina e il retto sforzo è la riva lontana. La falsa presenza mentale è la riva vicina e la retta presenza mentale è la riva lontana. La falsa concentrazione è la riva vicina e la retta concentrazione è la riva lontana. La falsa conoscenza è la riva vicina e la retta conoscenza è la riva lontana. La falsa liberazione è la riva vicina e la retta liberazione è la riva lontana. Questa è la riva vicina e questa è la riva lontana.
Pochi sono gli esseri umani
che raggiungono la riva lontana.
Gli altri si limitano a correre
sulla riva vicina.
Quando il Dhamma è ben spiegato,
coloro che praticano di conseguenza
sono coloro che supereranno
il dominio della morte, così difficile da superare.
Liberarsi delle qualità oscure,
una persona saggia dovrebbe sviluppare quelle luminose.
Abbandonare la vita ordinaria
per l’ascetismo così difficile da godere,
trovare lì il piacere,
avendo abbandonato i piaceri sensuali.
Senza possedere nulla, una persona saggia
si purifica dalle corruzioni mentali.
Coloro la cui mente è rettamente sviluppata
nei fattori del risveglio;
che, abbandonando l’attaccamento,
gioiscono nel non attaccamento:
con gli influssi impuri distrutti, luminosi,
in questo mondo si estinguono.”
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Sujato, 2018. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Anguttara Nikaya