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Therigatha: Capitolo 14 — Canti di (circa) trenta strofe {Timsanipāta}

Therigatha 14.1: Subha Jivakambavanika: Subha e il libertino {vv. 366-399}

Mentre Subha si stava recando verso il piacevole boschetto di manghi di Jivaka, un libertino (figlio di un orefice) la fermò, allora lei gli disse:
‘Cosa ti ho fatto di male
se blocchi il mio cammino?
Non è nobile, amico mio,
che un uomo tocchi
una donna che ha intrapreso il sentiero di pratica.
Io rispetto il messaggio del Maestro,
l’insegnamento proclamato dal Sugata (colui che è ben andato).
Io sono pura, senza macchie:
Perché intralci la mia strada?
Tu – con mente agitata, eccitata;
io – calma, distaccata,
con la mente totalmente liberata:
Perché intralci la mia strada?

‘Sei giovane e bella,
perché hai intrapreso il sentiero di pratica?
Butta via questa veste ocra –
Vieni, andiamo a deliziarci nel boschetto in fiore.
Il suo soave profumo  trasuda in ogni dove,
nei maestosi alberi con i loro pollini.
La primavera è una piacevole stagione –
Vieni, andiamo a deliziarci nel boschetto in fiore.
Gli alberi con le loro cime fiorite
gemono, così sembra, nella brezza:
Quale piacere provi
se dimori solitaria nel bosco?
Popolato da bestie feroci,
da elefanti selvaggi:
vuoi andare
sola
nel grande, solitario, spaventoso bosco?
Come una bambola d’oro, sarai impegnata
come una dea nei giardini del paradiso.
Con pregiati e delicati tessuti di Kasi,
splenderai, o bellezza ineguagliabile.
Sarei lieto di farti qualsiasi dono
se abitassimo nella radura.
Non esistono creature a me più care
di te, o ninfa dallo sguardo così languido.
Dimorando nella serenità di un palazzo,
avrai ancelle che ti aspettano,
indosserai pregiati stoffe di Kasi,
ti ornerai con creme e ghirlande.
Ti regalerò vari ornamenti
d’oro, gioielli e perle.
Dormirai in lussuosi letti,
indosserai profumi di legno di sandalo,
con copriletto ben puliti, belli,
avrai piumini di lana, nuovissimi.
Come un loto blu emerge dall’acqua
dove non vi sono esseri umani,
invecchierai inosservata
se rimani a vivere nella vita santa.

‘Quale essenza assumerai,
qui in questo crescente cimitero, colmo di cadaveri,
questo corpo destinato alla dissoluzione?
Cosa vedi quando mi guardi,
tu che sei fuori di mente?’

‘ I tuoi occhi
sono come quelli di un cerbiatto,
come quelli di un folletto di montagna.
Osservando i tuoi occhi, il mio piacere sensuale
cresce a dismisura.
Come le punte dei loti blu, sono
nel tuo dorato viso
puro:
Osservando i tuoi occhi, il mio piacere sensuale
cresce a dismisura.
Anche se andrai lontano da me.
Penserò solo alla tua purezza
al tuo seducente sguardo,
non vi è niente di più caro per me
dei tuoi occhi, o ninfa dallo sguardo così languido.

‘Vuoi smarrire la strada,
desideri la luna come un giocattolo,
saltare sul Monte Sineru,
tu che possiedi i segni del Buddha.
Nel cosmo degli dei
non esiste nulla di simile,
che sia oggetto di passione per me.
Non conosco altra passione,
distrutta, alla radice, dal sentiero.
Come tizzoni in una fossa – spenti,
come veleno – dissolto.
Non conosco altra passione,
distrutta, alla radice, dal sentiero.
Tenti di sedurre colei che non riflette,
o colei che non ha seguito gli insegnamenti del Maestro.
Non puoi tentare di sedurre colei che conosce
la sofferenza.
Perciò fra lode e biasimo,
piacere e dolore,
la mia presenza mentale è salda.
Conoscendo la non-attrazione/ripugnanza
delle cose composte,
la mia mente a nulla si attacca.
Sono una discepola del Ben andato,
che guida il carro dell’ottuplice sentiero:
la mia freccia è rimossa, libera da impurità,
provo piacere in una vuota dimora.
Ho visto graziose marionette,
mosse da fili e bastoni,
danzare in molti modi.
Quando i bastoni ed i fili vengono rimossi,
buttati via, dispersi, distrutti,
fatti in mille pezzi, introvabili,
dove dimorerà la mente?
Questo mio corpo, come gli altri,
senza dhamma non vive.
Quando sarà privo dei dhamma,
dove dimorerà la mente?
Come un affresco, dipinto su un muro,
macchiato da un liquido,
così la tua visione è stata distorta,
rendendo inutile la tua percezione.
Come un evanescente miraggio,
come un albero d’oro in un sogno,
come una magica apparizione nel mezzo della folla –
corri accecato nell’irreale.
Come una palla di ceralacca,
posto in una cavità
con una bolla d’aria nel mezzo
e bagnata da lacrime,
le secrezioni dell’occhio anche lì nascono:
le parti dell’occhio
agiscono tutte assieme
in vari modi.
Strappandosi il suo amabile occhio,
con mente distaccata,
senza rammarico. (gli disse)

‘Ecco, prendi quest’occhio. E’ tuo.’

Immediatamente glielo regalò.
Immediatamente la sua passione si stroncò,
e le chiese perdono.

‘ Stia certa, seguace della vita santa.
Queste cose
non accadranno di nuovo.
Danneggiare una persona come te
è come abbracciare un fuoco ardente,
È come se avessi afferrato un serpente velenoso.
Stia tranquilla. Mi perdoni.”

Così fu liberata, e la monaca
si recò dall’eccelso Buddha.
Quando vide il frutto eccellente del suo merito,
il suo occhio tornò
come prima.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Thanissaro Bhikkhu. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoTherigatha