Il pericolo nasce con l’avere rapporti confidenziali,
la vita sociale produce la nascita delle impurità.
Libero da rapporti con altre persone,
libero dalla vita sociale:
così è la visione del saggio.
Chi, distruggendo ciò che nasce
non pianta nuovi semi
o nutre ciò che nascerà:
Egli viene chiamato l’errante, il saggio solitario.
Egli ha visto lo stato di pace.
Dopo aver considerato il terreno,
distrutto il seme,
non nutre la linfa
— il vero saggio —
il veggente della distruzione della nascita,
abbandonando ogni speculazione,
non può essere classificato.
Conoscendo tutte le dimore,
senza desiderarle
— il vero saggio —
senza avidità, né cupidigia,
niente costruisce,
perché è andato al di là.
Superando ogni cosa
conoscendo ogni cosa,
il saggio
con riguardo ad ogni cosa:
è puro. Abbandonando ogni cosa,
privo di brama,
liberato:
gli illuminati lo chiamano saggio.
Forte nella saggezza,
virtuoso nella pratica,
concentrato,
felice nei jhana,
mentalmente presente,
libero dagli attaccamenti,
senza costrizioni mentali: né influssi impuri:
gli illuminati lo chiamano saggio .
Il saggio solitario,
imperturbabile sia nel biasimo sia nella lode.
Impassibile, come un leone di fronte ai rumori.
Imprendibile, come il vento nella rete.
Asciutto, come un loto nell’acqua.
Guida gli altri, e non guidato dagli altri:
gli illuminati lo chiamano saggio.
Stabile come un pilastro in un guado,
quando dagli altri viene giudicato in modo estremo.
Egli, privo di desiderio,
con i suoi sensi ben concentrati:
gli illuminati lo chiamano saggio.
Calmo, dritto come una spola,
non compie azioni nocive.
Ponderando ciò che è giusto e ciò che non lo è:
gli illuminati lo chiamano saggio .
Dotato di autocontrollo, non commette il male.
Sia in gioventù sia in età mature,
il saggio dotato di autocontrollo,
mai s’adira, mai irrita qualcuno:
gli illuminati lo chiamano saggio .
Dalla parte migliore
dalla parte centrale
dagli avanzi
riceve il cibo elemosinato.
Sostenendosi sulla generosità degli altri,
senza adulare
né denigrare:
gli illuminati lo chiamano saggio.
Il saggio che erra in solitudine
astenendosi da rapporti sessuali,
fin da giovane,
astenendosi da intossicazioni
mai compiacendosi:
gli illuminati lo chiamano saggio.
Conoscendo il mondo,
vedendo la suprema meta,
avendo attraversato l’oceano,
la corrente,
— Equanime —
avendo troncato le sue catene,
libero
dagli influssi impuri:
gli illuminati lo chiamano saggio .
Questi due sono diversi,
rimangono lontano l’uno dall’altro:
il capofamiglia che si prende cura della sposa
e l’altruista, dalle buone pratiche.
Assassinando altri esseri, il capofamiglia
non è moderato.
Costantemente il saggio, invece, protegge ogni essere,
dotato di autocontrollo.
Come il pavone,
dal collo blu,
quando vola,
non potrà mai eguagliare
l’oca selvaggia
in velocità:
Così il capofamiglia
non sarà mai all’altezza del monaco,
il saggio solitario,
che pratica i jhana
nella foresta.
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Thanissaro Bhikkhu. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.
Testo: Suttanipata