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MN 113: Sappurisa Sutta – L’uomo buono

Questo ho sentito. Una volta il Sublime dimorava presso Sâvatthî, nella Selva del Vincitore, nel parco di Anâthapindiko. Là il Sublime si rivolse ai monaci: “Voglio mostrarvi la qualità dell’uomo buono e quella dell’uomo non buono. Prestate attenzione. Ecco, un uomo non buono d’alta stirpe ha rinunziato al mondo e pensa: ‘Questi altri monaci che hanno rinunziato al mondo non sono d’alta stirpe come me’. Ed egli per questo si esalta e disprezza gli altri. L’uomo buono invece pensa: ‘Non certo per nobile discendenza svaniscono le qualità del desiderio, dell’avversione e dell’ignoranza. Se uno di non alta stirpe ha rinunziato al mondo, e procede e vive rettamente secondo la dottrina, dev’essere venerato e lodato’. Egli, facendo della sua condotta la sua essenza, non si esalta per la nobile discendenza né disprezza gli altri.

Ed inoltre un uomo non buono e di ricca e potente famiglia ha rinunziato al mondo. Egli pensa che gli altri che hanno fatto lo stesso, non sono come lui e, per questo, si esalta e disprezza gli altri. Mentre il buono pensa che non è certo per ricchezza ed opulenza che svaniscono le qualità del desiderio, dell’avversione e dell’ignoranza. Se uno non ricco ha rinunziato al mondo, ma procede e vive rettamente secondo la dottrina, dev’essere venerato e lodato’.

Le stesse considerazioni valgono per un uomo buono o per un malvagio che sia famoso, che ottenga abito, cibo, giaciglio e medicine; che sia molto sapiente; che sia istruttore della regola; predicatore della dottrina; che fa l’eremita; che va vestito di cenci; che fa il questuante del cibo; che vive al piede d’un albero; che vive nei cimiteri; che raggiunge il grado della prima, della seconda, della terza, della quarta contemplazione; che raggiunge il dominio dello spazio illimitato; che raggiunge il dominio della coscienza illimitata; che raggiunge il dominio della non esistenza.

Un uomo non buono, superando completamente la sfera della non esistenza, raggiunge il dominio della non coscienza né incoscienza. Egli pensa: ‘Io dunque raggiungo il dominio della non coscienza né incoscienza, ma questi altri monaci però non lo raggiungono’. Ed egli per questo fatto si esalta e disprezza gli altri. L’uomo buono però pensa così: ‘Anche del conseguimento del dominio della non coscienza né incoscienza il Sublime – come aveva già fatto per il conseguimento dello spazio illimitato, della coscienza illimitata, della non esistenza – ne ha dichiarato l’impermanenza dicendo: ‘Non accade secondo quanto ne pensano’. Egli, facendo ogni volta della impermanenza la sua essenza, non si esalta per il dominio della non coscienza né incoscienza come ha fatto per gli altri conseguimenti antecedenti.

Ed inoltre ancora, monaci, un uomo buono, superando completamente la sfera della non coscienza né incoscienza, raggiunge l’annientamento di percezioni e sensazioni, e, vedendo con sapienza, le sue manie si dissolvono. Questo monaco non pensa alcunché, alcun dove, né alcun perché.”

Questo disse il Sublime. Contenti i monaci approvarono il suo dire.

Riscrittura a partire dall’italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli ed Enrico Federici.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.

Testo: Majjhima Nikaya