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Milindapañha: Libro VII – Le similitudini, cap. II

11. La zucca

1. “Venerabile Nagasena, quella qualità della zucca di cui dite che bisogna avere, qual è?”

“Proprio come, o re, la zucca, arrampicandosi con i suoi viticci su qualche altra pianta – un’erba, o un cespuglio spinoso, o una pianta rampicante – cresce su di essa; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, desideroso di crescere nella vita santa, dovrebbe così arrampicarsi con la sua mente sulle idee che si presentano (come soggetti per le meditazioni Kammatthana). Questa, o re, è quella qualità della zucca che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Sariputta, il Comandante della Fede:

“Come la zucca, arrampicandosi con i suoi viticci, cresce
Sull’erba, o su un cespuglio spinoso, o su una larga pianta rampicante,
così il figlio del Buddha assorto nella vita santa,
si arrampica sulle idee, per perfezione e pace.”

12. Il loto

2. “Venerabile Nagasena, quelle tre qualità del loto di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, il loto, sebbene sia nato in acqua e cresca nell’acqua, tuttavia rimane immacolato dall’acqua (perché nessun acqua vi aderisce); allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe rimanere immacolato dal sostentamento che riceve, o dai discepoli che ottiene, o dalla fama, o dall’onore, o dalla venerazione, o dall’abbondanza dei requisiti di cui gode. Questa, o re, è la prima qualità del loto che bisogna avere.

3. Ed inoltre, o re, come il loto rimane di molto distaccato dall’acqua; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe rimanere di molto distaccato da tutte le cose mondane. Questa, o re, è la seconda qualità del loto che bisogna avere.

4. Ed inoltre, o re, come il loto oscilla quando sopra soffia la più leggere brezza; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe esercitare l’autocontrollo di fronte alla più piccola delle cattive disposizioni, percependo il pericolo (nella più piccola colpa). Questa, o re, è la terza qualità del loto che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva:

“Vedendo il pericolo nella più piccola colpa, se ne prende cura e si esercita nei precetti.”

13. Il seme

“Venerabile Nagasena, quelle due qualità del seme di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, il seme, anche se piccolo, tuttavia se seminato in un buon terreno, e se il deva della pioggia fa piovere, darà abbondanti frutti; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe comportarsi rettamente affinché la rettitudine della sua vita possa dare abbondantemente i frutti della vita santa. Questa, o re, è la prima qualità del seme che bisogna avere.

6. Ed inoltre, o re, come il seme piantato in un terreno ripulito da erbacce subito matura; allo stesso modo, o re, la sua mente, così ben domata e ben purificata nella solitudine, se piantata dallo strenuo monaco, serio nello sforzo, nell’eccelso terreno dell’autocontrollo, presto maturerà. Questa, o re, è la seconda qualità del seme che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Anuruddha:

“Se il seme è ben piantato in un terreno ben ripulito,
il suo frutto, abbondante, farà gioire il seminatore.
Così la mente dell’asceta, resa pura in solitudine,
matura presto nel terreno dell’autocontrollo.”

14. L’albero di Sal

7. “Venerabile Nagasena, quella qualità dell’albero di Sal di cui dite che bisogna avere, qual è?”

“Proprio come, o re, l’albero di Sal cresce nel terreno profondo cento e più cubiti; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe perfezionare in solitudine i quattro Frutti della Vita Santa, le quattro Discriminazioni, le sei forme della trascendentale Profonda Visione e tutte le qualità di un asceta. Questa, o re, è quella qualità dell’albero di Sal che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Rahula:

“L’albero chiamato albero di Sal cresce sopra la terra,
con radici profonde più di cento cubiti.
Come in piena stagione ed in pieno sviluppo
quell’albero sprofonda le sue radici di cento cubiti,
così io, o Buddha, come il Sal
cresco, in solitudine, nel bene profondo.”

15. La nave

8. “Venerabile Nagasena, quelle tre qualità della nave di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, una nave, dalla combinazione della quantità dei differenti tipi di legname di cui è composta, trasporta molti passeggeri; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe attraversare l’intero mondo dell’esistenza, sia celeste sia terrena, dalla combinazione di un numero delle qualità sorte da buona condotta, rettitudine, virtù ed adempimento del proprio dovere. Questa, o re, è la prima delle qualità di una nave che bisogna avere.

9. Ed inoltre, o re, come una nave può sopportare l’assalto delle varie onde tuonanti e degli enormi vortici; così, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe essere capace di sopportare l’assalto delle onde delle varie cattive inclinazioni e l’assalto delle onde dei diversi mali – venerazione e disprezzo, sufficienza ed onore, lode ed esaltazione, offerte ed omaggio, biasimo ed elogi in famiglie non sue. Questa, o re, è la seconda delle qualità della nave che bisogna avere.

10. Ed inoltre, o re, come la nave solca il grande oceano immenso ed infinito, senza una riva all’orizzonte, immobile nelle sue profondità, ruggente e rumoroso, pieno di pesci, mostri e draghi di ogni tipo; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe far solcare la sua mente fino a penetrare le quattro Verità nel loro triplice ordine, nella loro forma strutturata in dodici parti. Questa, o re, è la terza delle qualità della nave che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nell’eccelso Samyutta Nikaya, nel Samyutta sulle Verità:

“Così dovete contemplare, monaci, sempre: “Questa è la sofferenza, questa è l’origine della sofferenza, questa è la cessazione della sofferenza, questo è il sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza.”

16. L’ancora

11. “Venerabile Nagasena, quelle due qualità dell’ancora di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, l’ancora, anche nell’immenso oceano, in acque agitate da tempestose onde, fisserà la nave tenendola ferma, non facendola trascinare dal mare da una direzione all’altra; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe mantenere la sua mente ferma nella possente lotta dei pensieri, nelle acque agitate dell’avidità, dell’avversione e dell’ignoranza, non facendola deviare da una direzione all’altra. Questa, o re, è la prima qualità dell’ancora che bisogna avere.

12. Ed inoltre, o re, come l’ancora non galleggia, ma affonda, ed anche in acque molto profonde mantiene ferma la nave, ancorandola; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, quando riceve sostegno, fama, venerazione, onore, venerazione, riverenza, offerte e lode non dovrebbe vantarsi del sostegno o della fama, ma mantenere la sua mente fissa semplicemente sull’idea di tenere il suo corpo in vita. Questa, o re, è la seconda qualità dell’ancora che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Sariputta, il Comandante della Fede:

“Come l’ancora non galleggia, ma affonda nelle onde,
così siate umili, non vantatevi di lodi ed offerte.”

17. L’albero maestro

13. “Venerabile Nagasena, quella qualità dell’albero maestro di cui dite che bisogna avere, qual è?”

“Proprio come, o re, l’albero maestro porta funi, sostegni e vele; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe sempre avere presenza mentale ed autocontrollo – quando esce o ritorna, quando guarda avanti o intorno, quando stende il suo braccio o lo piega, quando indossa le vesti o porta la sua scodella, quando mangia o beve o inghiotte o gusta, quando si rilassa o cammina o siede, quando dorme o è sveglio, quando parla o è silenzioso, non dovrebbe mai perdere la sua presenza mentale ed il suo autocontrollo. Questa, o re, è quella qualità dell’albero maestro che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva:

“Mentalmente presente, monaci, dovrebbe essere il monaco e padrone di sé. Questo è il mio insegnamento per voi.”

18. Il timoniere

14. “Venerabile Nagasena, quelle tre qualità del timoniere di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, il timoniere, giorno e notte, con incessante e continuo sforzo e zelo, fa navigare la sua nave; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, quando controlla la sua mente, continua giorno e notte incessantemente, zelante e serio a controllare la sua mente con attento pensiero. Questa, o re, è la prima qualità del timoniere che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nel Dhammapada (la raccolta di versi):

“Siate pieni di zelo, sorvegliate i vostri pensieri;
alzatevi dalla palude delle infinite rinascite,
come il possente elefante inghiottito nelle profondità del fango.”

15. Ed inoltre, o re, come il timoniere conosce tutto del mare, sia nel bene che nel male; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe distinguere il bene dal male, e ciò che è colpa e ciò che non lo è, ciò che è misero e ciò che è lodevole, ciò che è scuro e ciò che è chiaro. Questa, o re, è la seconda qualità del timoniere che bisogna avere.

16. Ed inoltre, o re, come il timoniere pone un sigillo al timone, in modo che nessuno lo possa toccare; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe porre il sigillo dell’autocontrollo alla sua mente, in modo che nessun pensiero negativo possa sorgere in essa. Questa è la terza qualità del timoniere che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nell’eccelso Samyutta Nikaya:

“Monaci, non abbiate pensieri sbagliati e cattivi, come pensieri di avidità, avversione ed ignoranza.”

19. Il marinaio

17. “Venerabile Nagasena, quella qualità del marinaio di cui dite che bisogna avere, qual è?”

“Proprio come il marinaio, a bordo della nave, o re, così riflette: “Sono un salariato e lavoro per il mio salario a bordo di questa nave. Grazie a questa nave ricevo cibo e vestiti. Non devo essere pigro, ma zelante per far navigare la nave.”; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, così dovrebbe riflettere: “Ottenendo una retta conoscenza di questo mio corpo, composto dai quattro elementi, continuamente ed incessantemente dovrò avere autocontrollo in presenza mentale e concentrazione, e tranquillo ed in pace mi eserciterò per essere liberato da nascita, vecchiaia, malattia e morte, dolore, lamentazione, sofferenza, angoscia e disperazione.” Questa, o re, è quella qualità del marinaio che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Venerabile Sariputta, il Comandante della Fede:

“Contemplate il corpo, conoscetelo sempre,
osservando la natura del corpo, ponete fine al dolore.”

20. Il mare

18. “Venerabile Nagasena, quelle cinque qualità del mare di cui dite che bisogna avere, quali sono?”

“Proprio come, o re, il mare non tollera nessun contatto con un cadavere; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, non dovrebbe tollerare nessuna associazione con le impurità del male – avidità, avversione, ignoranza, orgoglio ed illusione, nascondere le proprie colpe commesse ed esigere virtù non proprie, invidia ed avarizia, inganno, slealtà ed malizia, perfidia ed iniquità di vita. Questa, o re, è la prima qualità del mare che bisogna avere.

19. Ed inoltre, o re, proprio come il mare trasporta con sé ogni tipo di gemme – perle, diamanti, occhi di gatto, conchiglie preziose, quarzo, corallo e cristallo, ma le nasconde tutte; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, anche se ha ottenuto le varie gemme – il Sentiero con i suoi Frutti, i quattro Jhana, le otto Vimokkha, Samadhi, le cinque Mete (forme di estatica contemplazione e visione profonda), le sei forme di conoscenza trascendentale – dovrebbe nasconderle e non manifestarle. Questa, o re, è la seconda qualità del mare che bisogna avere..

20. Ed inoltre, o re, proprio come il mare si associa con possenti creature; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, dovrebbe associarsi con un seguace o discepolo che desidera poco e si accontenta, che è puro nella parola, la cui condotta è diretta all’estirpazione del male, dedito alla rettitudine, modesto, amabile, dignitoso, venerabile, che usa parole fruttuose, mite, che è pronto ad indicare le colpe del suo amico e biasimarlo quando sbaglia, bravo ad ammonire, ad istruire, ad educare, a risvegliare, a incitare e a rallegrare – con tale uomo come amico dovrebbe vivere in rettitudine. Questa, o re, è la terza qualità del mare che bisogna avere.

21. Ed inoltre, o re, come il mare, anche se riempito con la fresca acqua rovesciata dai fiumi Gange, Jumma, Akivarati, Sarabhu, Mahi, e da altri centomila fiumi, dalle piogge celesti, tuttavia non esonda dalle sue sponde; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, non dovrebbe mai consapevolmente trasgredire i precetti per amore di sostegno, o fama, o lode, o rispetto, o riverenza, o onore – mai! Anche a costo della vita. Questa, o re, è la quarta qualità del mare che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva:

“Proprio come, o re, il grande oceano ha la stabilità come sua caratteristica, e mai esonderà dalle sue sponde; allo stesso modo, o re, i miei discepoli non dovrebbero mai trasgredire le regole che per loro ho stabilito – mai! Anche a costo della vita.”

22. Ed inoltre, o re, come il mare non è riempito da tutti i fiumi – Gange, Juma, Sarbhu, Mahi – né da piogge celesti; allo stesso modo, o re, lo strenuo monaco, serio nello sforzo, non dovrebbe mai essere soddisfatto di ricevere gli insegnamenti, di fare e rispondere a domande, di ascoltare la parola, di impararla sinceramente, di esaminarla, di ascoltare l’Abhidhamma ed il Vinaya, i profondi discorsi dei Sutta, di analizzare le forme, di imparare le regole della retta composizione, congiunzione e costruzione grammaticale, di ascoltare il nonuplo insegnamento del Glorioso. Questa, o re, è la quinta qualità del mare che bisogna avere. Perciò è stato detto, o re, dal Beato, il signore dei deva, nel Sutasoma Gataka:

“Come il fuoco, nel bruciare erba e legna,
non è mai soddisfatto, né il grande oceano
si riempie con le acque di tutti i fiumi –
così questi saggi discepoli, o re dei re,
non sono mai sazi di ascoltare le parole del Dhamma.”

[Qui finisce il Secondo Capitolo.]

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di T. W. Rhys Davids. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

TestoMilindapañha