Skip to content

DN 27: Agañña Sutta – Sulla conoscenza delle origini

1. Così ho sentito. Un tempo il Sublime soggiornava a Savatthi nella dimora della madre di Migara nel Parco Orientale. In quel tempo Vasettha e Bharadvaja vivevano fra i monaci, sperando di essere anch’essi ordinati monaci. Verso sera, il Sublime abbandonò la sua meditazione e uscì dalla dimora per camminare all’ombra.

2. Vasettha notò il Sublime e disse a Bharadvaja: “Amico Bharadvaja, il Signore è uscito e sta camminando all’ombra. Avviciniamoci a lui. Forse riusciremo ad ascoltare un discorso sul Dhamma direttamente dal Sublime. “Va bene.” – rispose Bharadvaja, così si avvicinarono al Sublime, lo salutarono e iniziarono a camminare accanto a lui.

3. Allora il Sublime disse a Vasettha: “Vasettha, voi due siete di nascita bramani, e avete abbandonato le vostre famiglie bramane per intraprendere il sentiero di pratica. I Bramani non vi ingiuriano e vi diffamano?” “Sì, Signore, i bramani ci ingiuriano e ci diffamano. Non si risparmiano in critiche.” “Che genere di critiche vi fanno?” “Signore, i Bramani così dicono: ‘Eccelsa è la casta dei Bramani, mentre inferiori sono le altre; radiosa è la casta dei Bramani, mentre oscure sono le altre; pura è la casta dei Bramani, impure le altre, sono i veri figli di Brama i bramani, nati dalla sua bocca, nati da Brahma, creati da Brahma, eredi di Brahma. E voi, avete abbandonato l’eccelsa classe per entrare nella più inferiore delle classi composta da insignificanti asceti, servi, impuri seguaci nati dai piedi di Brahma! Non è equo, non è opportuno per voi mescolarvi con tali persone.’ Così i Bramani ci ingiuriano, Signore.”

4. “Allora, Vasettha, i Bramani hanno dimenticato la loro origine dicendo quelle affermazioni. Perché possiamo vedere le donne dei bramani, le mogli dei bramani, le quali mestruano e rimangono incinte, partoriscono bambini ed allattano. E questi bramani nati dall’utero materno dicono di essere nati dalla bocca di Brahma … Questi bramani offendono Brahma, mentono e ottengono molto demerito.

5. Ci sono, Vasettha, queste quattro caste: i Khattiya, i Bramani, i mercanti e i servi. A volte un Khattiya può uccidere, rubare, commettere atti sessuali illeciti, mentire, calunniare, diffamare e ciarlare, essere avido, malvagio o avere false opinioni. Tutte queste cose sono considerate immorali e lo sono, biasimevoli e lo sono, da evitare e lo sono, non benefiche per un Ariya e lo sono, oscure con oscuri risultati e biasimate dal saggio, e a volte sono compiute sia dai Khattiya sia dai Bramani, sia dai mercanti sia dai servi.

6. A volte, può succedere anche che, un Khattiya si astenga dall’uccidere, … dall’essere avido, malvagio o dall’avere false opinioni. Tutte queste cose sono considerate morali e lo sono, degne e lo sono, da seguire e lo sono, benefiche per un Ariya e lo sono, pure con puri risultati e lodate dal saggio, e a volte sono compiute sia dai Khattiya sia dai Bramani, sia dai mercanti sia dai servi.

7. Ora queste qualità benefiche e non salutari, lodate e biasimate dal saggio, appartengono indiscriminatamente alle quattro caste ed il saggio non riconosce che la casta dei Bramani sia la più eccelsa. Perché? Perché, Vasettha, chiunque appartenga ad una delle quattro caste, una volta divenuto monaco, un Arahant che ha distrutto ogni impurità, che ha vissuto la vita santa, compiuto ciò che era da compiersi, deposto il fardello, raggiunto la meta suprema, reciso la catena del divenire, e ottenuto la liberazione mediante la retta conoscenza – costui è da proclamare eccelso dalla virtù del Dhamma e non al di fuori del Dhamma.
Il Dhamma è la migliore conoscenza per ogni persona
In questa vita e nella prossima.

8. Questa esegesi ti farà capire come il Dhamma sia la migliore conoscenza in questa vita e nella prossima. Lo sa bene il Re Pasenadi del Kosala: “L’asceta Gotama ha intrapreso la vita ascetica dopo aver lasciato la stirpe dei Sakya.” Ora i Sakya dipendono dal Re del Kosala. Lo rispettano, lo servono e lo ossequiano. E come i Sakya rispettano, servono ed ossequiano il Re del Kosala, così il re rispetta il Tathagata pensando: “Se l’asceta Gotama è ben nato, io sono mal nato; se l’asceta Gotama è possente, io sono debole; se l’asceta Gotama è bello, io sono brutto; se l’asceta Gotama è autorevole, io sono poco autorevole.” Ora onorando il Dhamma, rispettando il Dhamma, stimando il Dhamma, rendendo omaggio al Dhamma che il Re Pasenadi rispetta ed ossequia il Tathagata:
Il Dhamma è la migliore conoscenza per ogni persona
In questa vita e nella prossima.

9. Vasettha, voi due, sebbene di diversa nascita, nome, clan e famiglia avete lasciato la casa per l’ascetismo, se vi fosse chiesto chi siete dovreste rispondere: “Siamo asceti, discepoli del Sakya.” Colui la cui fede nel Tathagata è ben salda, radicata, stabile, solida ed incrollabile può certamente affermare ad un qualsiasi asceta o bramano, deva o Mara o Brahma o a chiunque nel mondo: “Io sono il vero figlio del Beato, nato dalla sua bocca, nato nel Dhamma, creato dal Dhamma, erede del Dhamma.” Perché? Perché, Vasettha, questo designa il Tathagata: “Il Corpo del Dhamma”, cioè “Il corpo di Brahma”, o “Diventare Dhamma”, cioè “Diventare Brahma”.

10. Vi è un momento, Vasettha, prima o dopo un lungo periodo di tempo, dove questo cosmo si contrae. Nel momento della contrazione, molti esseri rinascono nell’Abhassara, il mondo di Brahma. Qui essi vivono – fatti solo di mente, nutriti di gioia, splendenti di propria luce, fluttuanti nell’aria, gloriosi – e la loro esistenza è di lunga durata. Ma vi è anche un momento, prima o dopo un lungo periodo di tempo, dove questo cosmo si espande. Al tempo dell’espansione, molti esseri dal mondo di Brahma, Abhassara, nel trapassare dal quel reame sono rinati in questo mondo. In questo mondo essi dimorano, fatti solo di mente, nutriti di gioia, splendenti di propria luce, fluttuanti nell’aria, gloriosi – e la loro esistenza è di lunga durata.

11. In quel periodo, Vasettha, c’era soltanto una gran massa d’acqua, e non vi era che oscurità, un’accecante oscurità. Non erano ancora apparsi né sole né luna, né stelle né costellazioni, non vi era né giorno né notte, né mesi né settimane, né anni né stagioni, né sesso maschile né sesso femminile, vi erano esseri senza sesso.
Poi, dopo molto tempo, la terra colma di sapori emerse dalle acque dove dimoravano quegli esseri. Proprio come la pelle che si forma sopra il latte bollito, una volta freddo, così si manifestò densa di colore, odore e sapore. Era il colore del miglior ghee o burro, ed era molto dolce, come il miele più genuino.

12. Poi un essere molto avido disse: “Cos’è questo?” – ed assaggiò con le dita la terra colma di sapori. Così facendo, fu preda del gusto, e la brama sorse in lui. Poi altri esseri, imitando il gesto di quell’essere, assaggiarono anche loro con le dita la terra colma di sapori. Così anche loro diventarono preda del gusto, e la brama sorse in loro. Così iniziarono a nutrirsi di pezzi di terra con le loro mani. Il risultato di questa azione fu che persero la facoltà di emettere luce, la luna ed il sole apparvero, così come il giorno e la notte, i mesi e le settimane, gli anni e le stagioni. Da quell’estensione il mondo si rigenerò.

13. Quegli esseri continuarono a banchettare su questa terra colma di sapori per un lungo lasso di tempo, nutrendosi e cibandosi di essa. Così facendo, i loro corpi divennero grossolani, e una differenza di aspetto si sviluppò fra di loro. Alcuni esseri divennero di bell’aspetto, altri di brutto aspetto. E quelli di bell’aspetto disprezzavano gli altri, dicendo: “Noi siamo più belli degli altri.” Così divennero arroganti e vanitosi, tanto che la terra colma di sapori scomparve. A questo evento si disperarono lamentandosi: “Oh, quel sapore! Oh, quel sapore!”. Perciò quando oggi le persone dicono: “ Oh, quel sapore!”, nel gustare qualcosa di buono, stanno ripetendo una primordiale frase senza capirne il senso.

14. E poi, quando la terra colma di sapori scomparve, un fungo affiorò, proprio come un normale fungo commestibile. Esso era di un buon colore, odore e sapore. Era come il colore del miglior ghee o burro, ed era molto dolce come il miele più genuino. E quegli esseri iniziarono a mangiare il fungo. E questo avvenne per un lungo lasso di tempo. Mangiando sempre quel fungo, i loro corpi divennero ancora più grossolani, e la differenza di aspetto fra di loro aumentò maggiormente. E quelli di bell’aspetto disprezzavano gli altri … E divennero ancor più arroganti e vanitosi, tanto che il fungo svanì. In seguito, apparvero piante rampicanti, come dei bambù … , ed erano molto dolci, come il miele più genuino.

15. E quegli esseri iniziarono a cibarsi delle pianti rampicanti. Così facendo, i loro corpi divennero ancor più grossolani, e la differenza fra di loro aumentò di conseguenza … Così divennero molto più arroganti e vanitosi, tanto che anche le pianti rampicanti svanirono. Così iniziarono a lamentarsi, piangendo: “ Ahimè, le piante sono sparite! Cosa abbiamo perso!”. Ancora oggi, quando viene a mancare qualcosa si dice: “ Cosa abbiamo perso!”, e si ripete una primordiale frase senza capirne il senso.

16. E poi, dopo che le piante rampicanti erano scomparse, germogliò il riso in campi aperti, libero da polvere e da pula, fragrante ed in grani. E ciò che mangiavano di sera per cena così germogliava di nuovo il mattino dopo, e ciò che mangiavano la mattina per colazione così germogliava di nuovo la sera, senza mietitura. E questi esseri iniziarono a cibarsi di questo riso, e ciò avvenne per un lungo lasso di tempo. Così facendo, i loro corpi divennero ancora più grossolani, e la differenza di aspetto fra di loro divenne ancora più evidente. Le femmine svilupparono gli organi sessuali femminili ed i maschi quelli maschili. E le donne iniziarono a considerare gli uomini, e gli uomini le donne. Posseduti da questa eccessiva considerazione sorse in loro la passione, e i loro corpi bruciarono di sensualità. E più in là nel tempo, a causa di questo fuoco, indulsero nell’attività sessuale. Ma coloro che li videro indulgere coperti di polvere, di cenere e di sterco di vacca, così inveirono: “Muori, sporco animale! Come può un essere fare tali cose ad un altro essere!” Proprio come oggigiorno, in alcune province, quando viene accompagnata una sposa, alcune persone la cospargono di polvere, altre di cenere ed altre di sterco di vacca, si ripete una primordiale usanza senza conoscerne il significato. Ciò che in quel tempo era ritenuto immorale è ora considerato morale.

17. E quegli esseri che in quei tempi indulgevano nel sesso non potevano abitare in villaggi o città per uno o due mesi. Di conseguenza coloro che indulsero in alcune pratiche immorali per molto tempo iniziarono a costruirsi delle abitazioni in modo da poter nascondere le loro consuetudini.
Ora avvenne che uno di quegli esseri incline alla pigrizia pensò: “Perché devo mangiare riso di sera per cena e al mattino per colazione? Se mangiassi tutto il riso soltanto una volta al giorno?” E così fece. Poi un altro si avvicinò e gli disse: “Andiamo a mangiare del riso.” “Amico mio, non ne ho bisogno, io lo mangio solo una volta al giorno.” Poi un altro, seguendo il suo esempio, iniziò a mangiare il riso una volta ogni due giorni, dicendo: “Dovrebbe essere sufficiente.” Poi un altro essere si avvicinò e disse a quest’ultimo: “Andiamo a mangiare il riso.” “Non ne ho bisogno, amico mio, io lo mangio solo una volta ogni due giorni.” (lo stesso per quattro, poi per otto giorni). Comunque, quando quegli esseri iniziarono a cibarsi delle scorte accumulate di riso, la polvere e la cenere iniziò a coprire i grani, e così coltivato il riso non rigermogliava, e una volta liberata la pula, il riso germogliò in steli separati.

18. Allora quegli esseri si radunarono e iniziarono a lamentarsi: “Dei sentieri malvagi hanno preso il predominio fra noi: prima eravamo fatti di mente, ci nutrivamo di gioia, …. (come versi precedenti) … ed il riso germogliava in steli separati. Perciò ora coltiviamo il riso in terreni circondati da confini.” E così fecero.

19. Allora, Vasettha, un certo essere colmo d’avidità, mentre badava al suo appezzamento, occupò un altro appezzamento che non gli apparteneva, godendo dei suoi frutti. Così lo sorpresero e gli dissero: “Hai compiuto un’azione malvagia, ti sei impossessato di un appezzamento che non ti apparteneva! Non commettere un’azione del genere mai più!” “Va bene.” – disse quell’essere, ma fece di nuovo la stessa cosa una seconda ed una terza volta. Di nuovo lo sorpresero e lo ammonirono, ed alcuni lo colpirono con pugni, altri con pietre, ed altri ancora con bastoni. Così sono nati, Vasettha, il furto, la calunnia, la menzogna e la punizione.

20. Allora quegli esseri si radunarono e iniziarono a lamentarsi sulla nascita di queste azioni malvagie fra loro: il furto, la calunnia, la menzogna e la punizione. E pensarono: “E se nominassimo un essere capace di adirarsi quando c’è bisogno di adirarsi, di rimproverare coloro che sono da rimproverare, di bandire coloro che sono da bandire! In cambio gli daremo una parte di riso.” Così scelsero fra di loro colui che era più di bell’aspetto, il più bello, il più avvenente e capace, e gli chiesero di fare questo per loro in cambio di una parte di riso, e lui accettò.

21. “La scelta della gente” è il significato di Maha-Sammata, che rappresenta il primo titolo effettivo usato. “Signore delle terre” è il significato di Khattiya, il secondo titolo. E “Allieta gli altri con il Dhamma” è il significato di Raja, il terzo titolo usato. Questa, Vasettha, è l’origine della casta dei Khattiya, conforme agli antichi titoli usati per loro. La loro origine è tra questi esseri, come noi, senza distinzione, e conforme al Dhamma, non diversamente.
Il Dhamma è la migliore conoscenza per ogni persona
In questa vita e nella prossima.

22. Quindi alcuni di questi esseri pensarono: “Azioni malvagie sono apparse fra gli esseri, come il furto, la calunnia, la menzogna e la punizione. Dobbiamo abbandonare queste azioni malvagie e non salutari.” E così fecero. “Coloro che hanno abbandonato le azioni malvagie e non salutari” è il significato di Bramano, che è il primo titolo effettivo usato da alcune persone. Costoro abitavano nelle foreste per meditare. Con il fuoco spento, con il pestello gettato da parte, elemosinavano il pasto quotidiano, andando in giro in villaggi, città e capitali del regno, per poi ritornare alle loro capanne per meditare. Le persone notarono come vivevano e meditavano. “Coloro che meditano” è il significato di Jhayaka, il secondo titolo usato.

23. Comunque, alcuni di quegli esseri, non portati a coltivare la meditazione in capanne nelle foreste, si stabilirono in città, villaggi a comporre testi. Le persone notarono come vivevano costoro senza coltivare la meditazione. “Coloro che ora non meditano” è il significato di Ajjhayaka, il terzo titolo usato. A quel tempo designava un titolo inferiore, mentre oggi è tra i più importanti. Questa, Vasettha, è l’origine della casta dei Bramani conforme agli antichi titoli usati per loro. La loro origine è tra questi esseri, come loro, senza distinzione, e conforme al Dhamma, non diversamente.
Il Dhamma è la migliore conoscenza per ogni persona
In questa vita e nella prossima.

24. Allora, Vasettha, alcuni di quegli esseri, sposandosi, iniziarono a creare vari mestieri, e la parola “Vari” è il significato di Vessa, usato come titolo effettivo per questa categoria di persone. Questa, quindi, è l’origine della casta dei Vissa (mercanti), conforme agli antichi titoli …

25. E quindi, Vasettha, quegli esseri rimasti iniziarono a vivere di caccia. “Coloro che conducono un’esistenza inferiore vivendo di caccia” è il significato di Sudda, effettivo titolo a loro dato. Questa, quindi, è l’origine della casta dei Sudda (servi), conforme agli antichi titoli …

26. Allora, Vasettha, avvenne che un Khattiya, insoddisfatto della sua dottrina, abbandonò la casa per l’ascetismo, pensando: “Diventerò un asceta.” Così un Bramano, un Vessa ed un Sudda. Così nacque l’ordine degli asceti. La sua origine è tra questi esseri … (come vv. 23)

27. Vasettha, un Khattiya conducendo una vita immorale a livello fisico, verbale e mentale, avendo un falso credo, come risultato di questi falsi credi e delle sue azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascerà in reami inferiori, nei mondi infernali. Così sarà per un Bramano, per un Vessa o per un Sudda.

28. Allo stesso modo, un Khattiya conducendo una retta vita a livello fisico, verbale e mentale, avendo una retta visione, come risultato di questa retta visione e delle sue azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascerà nei reami superiori, nei mondi celesti. Così sarà per un Bramano, per un Vessa o per un Sudda.

29. Ed un Khattiya conducendo una vita in entrambi i modi, a livello fisico, verbale e mentale, avendo un falso credo ed una retta visione, come risultato di questo ambiguo comportamento, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, sperimenterà sia il dolore sia il piacere. Così sarà per un Bramano, per un Vessa o per un Sudda.

30. Ed un Khattiya conducendo una vita di rinuncia, a livello fisico, verbale e mentale, sviluppando i sette fattori del risveglio, realizzerà il Parinibbana in questa vita. . Così per un Bramano, per un Vessa o per un Sudda.

31. Vasettha, chiunque di queste quattro caste, una volta monaco, divenuto un Arahant, avendo distrutto ogni impurità, compiuto ciò che bisogna compiere, deposto il fardello, raggiunto la meta suprema, reciso totalmente la catena delle rinascite, e divenuto libero tramite l’eccelsa visione profonda, è proclamato la guida fra tutti in linea con il Dhamma, e non diversamente.
Il Dhamma è la migliore conoscenza per ogni persona
In questa vita e nella prossima.

32. Vasettha, fu Brahma Sanakumara che recitò questi versi:
“Il Khattiya è il migliore fra coloro che appartengono ad una stirpe;
Costui attraverso la conoscenza e la condotta è ritenuto il migliore fra i deva
E fra gli uomini.”

Questi versi furono giustamente cantati, non ingiustamente, giustamente recitati, non ingiustamente, profittevoli, non mai profittevoli. Io stesso dico, Vasettha:
“Il Khattiya è il migliore fra coloro che appartengono ad una stirpe;
Costui attraverso la conoscenza e la condotta è ritenuto il migliore fra i deva
E fra gli uomini.”

Così parlò il Sublime, e Vasettha e Bharadvaja si deliziarono e si rallegrarono con le sue parole.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di T.W. Rhys Davids. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

Testo: Digha Nikaya